Dopo aver
ucciso il padre della sua ragazza, Holly (Sissy Spacek), l'ex spazzino Kit
Carruthers (Martin Sheen) fugge con lei attraversando Sud Dakota e Montana
lasciandosi dietro una scia di sangue. La passione tra i due (25 e 15
anni, rispettivamente), se mai c'è stata, finisce in fretta: Holly assiste
agli omicidi con un misto di sbigottimento e indifferenza; Kit, per conto
suo, uccide senza odio e, per quanto si atteggi a James Dean, ostenta
buone maniere e idee conformiste.
Primo dei due film girati da Malick, allora noto solo come sceneggiatore
di
Per una manciata di soldi. La scelta
di ambientare un noir negli spazi sconfinati delle badiand è di per sé
vincente, ma la forza di Malick
(che ha scritto la storia ispirandosi a un
fatto di cronaca, il caso Starweather-Fugate) risiede soprattutto
nell'alternare distanza e partecipazione emotiva: la violenza (dal padre
di Holly che le uccide il cane per punizione, agli inutili omicidi di Kit)
è filmata senza nessuna adesione emotiva ma raccontata con un senso
dell'assurdo che elimina qualsiasi compiacimento cosi come manca, nei
personaggi, ogni traccia di facile ribellismo. L'uso della voce off di
Holly, che racconta la storia leggendo passi del suo diario, tende ad
avvolgere gli eventi di un alone favolistico e permette al regista di
giocare con i cliché di quella cultura americana - da Grant Wood a Norman
Rockwell - che descrive la provincia come «un paradiso perduto (o
sonnolento) che rifiuterebbe la violenza». L'ironia, il surrealismo
sottotono, l'assoluta mancanza di retorica ne fanno uno dei film più
insoliti e preziosi del cinema americano. |