Dei
personaggi come Cal McAffrey, il reporter-detective dal capello lungo e
taglia large che sfida la morte per la verità, sono pieni il cinema e i
libri. Bogart, ma anche nel
Sudario non ha tasche
di Horace McCoy c' è il giornalista che denuncia la corruzione. E nel
thriller appassionato di Kevin Macdonald la morte della ragazza nel metrò
(perché un assassinio?) mette in moto un meccanismo di indagini che dal
membro del congresso si spostano al gruppo di mercenari che assumono il
controllo militare Usa. Giocato su molte e amare sorprese incastrate nell'
armonia del cinema che alla fine risolve i casi della vita, il film è
ottimo esempio di thriller politico attuale e fila via veloce come un
treno nel gioco psicosomatico di Russell Crowe e Ben Affleck, cui
s'aggiunge la giovane blogger e la moglie per due. |
Dietro
a State of
Play, basato
su una miniserie in sei puntate che la Bbc mandò in onda nel 2003 con
grande successo, c'è un copione firmato da un trio di assi, ovvero Matthew
Michael Carnaham (Leoni per agnelli),
Tony Gilroy (Michael Clayton)
Billy Ray (Breach - L'infiltrato).
Per cui tremano i polsi a scrivere che il problema in questo thriller di
taglio classico ad alta tenuta di tensione attiene proprio alla
sceneggiatura. La quale è impeccabile fino al finale, che contiene una
sorpresa, questo sì, ma è la sorpresa (narrativamente) sbagliata.
Per tutto il film abbiamo seguito le imprese di Russell Crowe, cronista
d'assalto del Washington Globe, che aiutando a uscire dai guai il suo
amico Ben Affleck, politico emergente, ha fiutato un intrallazzo fra il
ministero della Difesa e una società che offre servizi bellici, tipo
eserciti di mercenari e altro. Ci sarebbe già di che appassionarsi - in
Usa il tema della privatizzazione della sicurezza è al centro del
dibattito - ma il film provvede a mettere sul piatto un secondo argomento
altrettanto attuale, quello della competizione fra carta stampata e
giornalismo on line, affiancando a Crowe la graziosa Rachel McAdams,
blogger dotata di poca esperienza e molta ambizione. Lui brusco, sdrucito,
arruffato, instancabile, lei per benino, un tantino saccente ma piena di
determinazione formano una coppia riuscita e convincente.
E viene dato il giusto rilievo al fatto che il contrasto non riguarda
tanto il mezzo, quanto la concezione. Alla giovane collega che prende le
notizie da Internet ed è pronta a tuffarsi sul gossip scandalistico senza
vagliare la fonte, Russell insegna a saper attendere, a sporcarsi le mani
sul campo, a cercare la verità sotto la superficie della falsa
informazione (insomma quello che nessuno fa più). Nel personaggio su
misura per lui Crowe è straordinario, sembra un Marlowe della stampa, ha
quella stessa connotazione di antieroe cinico e romantico. Il resto del
cast funziona a meraviglia, da Affleck alla moglie tradita (nonché ex
amante di Russell) Robin Wright Penn, dal direttore Helen Mirren alla Mc
Adams; e la regia di Kevin MacDonald è sempre vigile. Peccato quel finale
che porta fuori pista... |