Rush
Ron Howard
- USA 2013 - 2h 3'


   I film sullo sport in generale e in particolare sulla Formula 1 sono di solito orrendi e rumorosamente molesti. Si ricordano pochissime eccezioni, fra queste il celebre Grand Prix di John Frankenheimer del 1966, che ebbe un buon successo e vinse tre Oscar tecnici. Questo Rush di Ron Howard è forse il più interessante film del genere dall'epoca. Forse perché non è tanto o solo un film sulla Formula 1, ma la storia di un rapporto fra due uomini diversissimi, Niki Lauda e James Hunt, di fronte alla storia e alla paura della morte. In un certo senso è la continuazione, con altri mezzi, di un altro bel film di Howard, il duello Frost-Nixon, con il quale condivide molte cose. Una è la scrittura di Peter Morgan, uno dei più bravi sceneggiatori di Hollywood, un'altra è la struttura di duello psicologico e infine l'epoca, gli anni Settanta. Un'epoca nella quale si rimpiangevano i favolosi anni Cinquanta, con il giovanissimo Ron Howard nei panni del Cunningham di Happy Days e che nel corso del tempo sono diventati la nostra età dell'oro. (...) La storia è bella e popolare, i dialoghi interessanti e acuti, le riprese spettacolari e gli attori sono formidabili. Nessuna sorpresa per la prova da Oscar di Daniel Brühl, il cui talento si era rivelato nel bellissimo Good Bye, Lenin, nei panni ora di Lauda. Una piacevole scoperta è invece la qualità di attore dell'australiano Chris Hemsworth (Hunt) che ricordavamo più che altro roteare martelli giganti svestito da dio vikingo. Sono notevolissime le due attrici protagoniste, la rumena Alexandra Maria Laura e Olivia Wilde. Un tocco di orgoglio patriottico accompagna la presenza nel cast stellare di un Pierfrancesco Favino (Clay Regazzoni) come sempre straordinario. Passano gli anni e Favino diventa sempre più bravo, ormai se ne sono accorti anche nel resto del mondo. I film di Howard non sono il massimo della sperimentazione di linguaggi, è in fondo vecchio buon cinema, sul limite del melodramma. Qualcuno di questi tempi vede in giro qualcosa di meglio?

Curzio Maltese - La Repubblica

   Temevamo l'americanata, ma sbagliavamo. Avremmo dovuto leggere il cast con più attenzione: quando dietro un film c'è la mano di Peter Morgan, si può stare tranquilli. (...) è il miglior sceneggiatore su piazza. Qualche titolo? The Queen, Hereafter di Eastwood, Frost/Nixon (prima collaborazione con Ron Howard) e anche un ottimo precedente sportivo, 'Il maledetto United' sulla sporca e ruvida epopea del Leeds United allenato da Brian Clough. La sua profonda conoscenza dello sport e della cultura britannici e la sua residenza a Vienna (...) ne fanno l'uomo perfetto per «inventare» una rivalità sportiva e farne racconto, competizione, epica...

Alberto Crespi - L'Unità

   ...Rush di Ron Howard non mancherà di appassionare anche gli spettatori che non hanno mai seguito una gara di Formula 1. Infatti - a dispetto di un lineare percorso narrativo giocato sull'arco di un quinquennio circa (1970-1976) - Rush è un film multistrato: intimista nel mettere a confronto le antitetiche personalità di due campioni rivali, l'uomo Ferrari Niki Lauda e il pilota McLaren James Hunt; epico-drammatico nel ricostruire in giro per il mondo i vari scenari dei Grand-Prix, e soprattutto il gravissimo incidente del NurburgRing che quasi costò la vita a Lauda. (...) a restare centrale nel film è il ritratto a specchio di due uomini che, nonostante rivalità e differenze, si riconoscono nel comune fuoco che li consuma: forse più forte che la frenesia di vincere è l'azzardo di giocare una scommessa con la morte. Il tutto emerge con finezza nell'impeccabile sceneggiatura di Peter Morgan, ma la regia di Howard non è da meno. Senza neppure spendere troppi soldi, la rievocazione d'epoca è vivida e le scene delle corse possiedono una suggestione pittorica che rende speciale la loro spettacolarità. I collaboratori (fotografia, costumi, musica, montaggio) andrebbero citati tutti, e quanto agli eccellenti interpreti, Chris Hemsworth sorprende per la finezza di sfumature con cui impersona Hunt; Daniele Brühl si mimetizza nel corrosivo Lauda conferendogli un sottile, sotterraneo fascino.

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa

   ...Un film capace, tra l'altro, di far passare in secondo piano il ruolo determinante degli interventi digitali: alla fine della visione ricordi soprattutto il duello umano tra Hunt e Lauda eppure il peso della tecnologia per ricostruire le gare degli anni Settanta è stato determinante. Ma mai invasivo. Quali sono le scene rifatte davanti alle macchine da presa, quelle ricreate grazie agli interventi digitali e quelle vere recuperate da materiale d'epoca? Difficile dare una risposta precisa perché Ron Howard (e il suo montatore Daniel P. Hanley) mescolano le immagini così diversamente generate alternando riprese «in diretta» a riprese tivù trascinando lo spettatore dentro un'avventura fatta di suspense e tensione capace di restituire l'emozione di quelle sfide

Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera

promo

A metà degli anni Settanta, gli appassionati di Formula 1 assistono a un acceso duello per la conquista del titolo mondiale. James Hunt, bello, sexy e affascinante come una rockstar, si ritrova a fronteggiare il suo rivale di sempre, Niki Lauda, più umile, conservatore e schivo nei confronti della vita mondana. Un tragico imprevisto durante il Gran Premio di Germania del 1976 compromette l'intera stagione di Lauda mentre Hunt è impegnato a combattere i propri demoni personali, sia dentro che fuori dai circuiti, quando arriva il momento della gara decisiva. L'ultimo Gran Premio della stagione, a Tokyo, si trasformerà per entrambi in un'avvincente occasione di rivalsa, durante la quale entrambi mostreranno le loro migliori doti ma solo uno potrà salire sul gradino più alto del podio e laurearsi campione... Una storia di sofferenza, trionfo, fiamme nell’abitacolo o in minigonna che Ron Howard ricostruisce senza mai superare la giusta misura tarata sul registro classico di un’opera asciutta, attenta, che si apre all’emozione raccontando semplicemente ciò che avvenne con rara perizia filologica e con un’evocazione sportiva grafica, narrativa e scenica in cui il dato cronachistico sposa una raffinata ricerca sui dispositivi di ripresa delle gare: camere car, riprese in abitacolo, in retrovisore, ad altezza pista o su pedaliera si alternano per restituire la completezza del gesto, l’adrenalina del rischio, la potenza dell’incontro tra corpo umano e meccanico. Rush, da semplice biopic di una rivalità sportiva, diventa la grande narrazione di un’epoca perduta.

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 LUX - ottobre 2013

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