Racconto d'autunno (Conte d'automne)
Eric Rohmer - Francia 1998 - 1h 51'

.VENEZIA 1998: Osella d'oro per la miglior sceneggiatura originale


L'ultimo, atteso racconto delle stagioni, è legato al tempo della vendemmia attraverso l'attività di viticultrice di una delle sue protagoniste, Magaliì, una quarantenne solitaria. Ma l'autunno della sua esistenza sentimentale è minato dall'intraprendenza di Isabelle, la sua migliore amica, ben decisa a trovarle un marito. Il solito film precedente in archivio Rohmer film successivo in archivio: spontaneo e delicato, solare e logorroico, stavolta davvero delizioso. Il premio per la sceneggiatura a Venezia era il minimo.

e.l. LUX -VOS ottobre-dicembre 1998


da Film Tv (Emanuela Martini)

   Dimenticare l'arte per l'arte, i malsani arzigogoli del cinema-poesia-testamento-retorica, le sceneggiature tirate via e le immagini che trasudano presunzione, la sciatteria di crisi e affanni talmente maldestri che ci fanno venire a noia persino i nostri personali affanni e crisi. Ovvero, il cinema secondo Eric Rohmer, un settantottenne che riesce a raccontare tutte le età con una verità di toni e una vivacità di intelligenze e sentimenti irresistibili. Ci ha raccontato i corteggiamenti adolescenti dell'estate (Un ragazzo, tre ragazze), le coincidenze imprevedibili della giovinezza (Racconto d'inverno), gli inganni amorosi intrecciati da età diverse (Racconto di primavera). E ora, con Racconto d'autunno, mette in scena il cinismo candido dell'età matura, la disinvoltura scontrosa, i colpi di testa e di fulmine tenuti a freno, forse, dalla saggezza conquistata. Due donne (una viticultrice e una libraia), i loro figli, i loro mariti, la loro solitudine, la loro amicizia, immerse nella luce rilassata della provincia francese: tutto nasce con la casualità scherzosa della trappola amorosa e prosegue con la simmetria di un balletto degli equivoci e delle attrazioni. Rohmer ha la mano leggera e solo apparentemente distratta del maestro che maneggia il cinema con l'agilità quotidiana di una penna e tratta gli spettatori come amici ai quali, semplicemente, raccontare. I suoi dialoghi sono tra i più perfetti (e perfettamente naturali) che il cinema conosca, i suoi tempi scorrono con disinvoltura impagabile, i suoi attori sono sempre straordinariamente affiatati: Alain Libolt, perplesso e titubante, e soprattutto due antichi "amori" di Rohmer, Béatrice Romand (che, diciottenne, esordì con lui nel 1970, in Il ginocchio di Claire) e Marie Rivière (protagonista indimenticabile di La moglie dell'aviatore e Il raggio verde), che si "palleggiano" la storia con una naturalezza e un fascino intramontabili.

rassegna: le 4 stagioni di Rohmer - LUX aprile-giugno 1999