È
curioso, ma non incomprensibile che
Rohmer cominci a diventare popolare.
Intendiamoci, è una popolarità leggera, un giro di complicità amabili che,
però, superano la cerchia dei cinefili e degli esperti. Il fatto è che
Rohmer, uno degli autori francesi più rigorosi, completamente difesi dal
proprio stile (dalla
Marchesa von...
a
Perceval)
cominciando la sua serie di COMMEDIE E PROVERBI s'è avvicinato ai temi
del costume, ai personaggi,che per esserci contemporanei sono degni di
pettegolezzo, ma al tempo stesso misteriosi e complessi.
Naturale che si tratti soprattutto di donne, perché il loro mistero è
doppio: un mistero primario, per gli uomini che tentano di capirle; un
mistero di secondo grado per l'eredità letteraria che le costringe alla
finzione anche quando sono libere. Rohmer attinge al teatro francese, ma
aggiunge di suo un soffio genuino di contemporaneità, come nei recenti
Pauline à la plage e
Il bel matrimonio. Nel nuovo film, Le notti di luna
piena, c'è un ritratto di ragazza contemporanea presa al laccio delle sue
contraddizioni, raccontata in uno stile affettuoso e brillante, dove
nessuna chiacchiera è una sbavatura, ma tutti i punti concorrono al
delicato profilo. Louise, la protagonista delle Notti, ha avuto un uomo
fisso fin dal momento del primo amore; adesso è stanca, vorrebbe una parte
del tempo per sé, non le piace l'abitudine del legame, la sopraffazione di
un uomo anche amorosamente «proprietario». Convince l'amante Remi che le è
necessaria qualche serata libera nell'appartamento parigino, discute di
sentimenti e di libertà con l'amico Octave (ma anche lui vorrebbe
legarla), si abbandona una notte all'attrazione verso il cantante Bastien.
Ma quando scopre che il suo ideale sarebbe una casa con un uomo fidato e
una casa senza uomo, Remi s'è ormai innamorato di un'altra, la prima casa
diventa impraticabile, il progetto troppo fragile. Pazienza, un pianto, un
sospiro, ricomincerà di nuovo con l'aiuto di Octave. C'è nel film anche
un'acuta conoscenza della nuova psicologia femminile: ragazze che odiano i
legami ma ne apprezzano i vantaggi, impaurite dal sesso ma piene di slanci
appassionati, fragili, indecise a tutto, ma insomma «scapole», libere. |