Me and You and Everyone
We Know |
Camera d'Or al Festival di CANNES
da Film Tv (Emanuela Martini) |
Tutta la vita insieme in un pugno di isolati: Christine e Richard si sono appena conosciuti, lei ha comprato da lui un paio di scarpe rosa che non metterà mai, sono entrati in contatto, e lei è tornata al grande magazzino. Adesso camminano ma, all’incrocio con Tyrone Street, le loro strade si separano e lui la caccia maleducatamente dalla sua auto. Christine e Richard sono i protagonisti di Me and You and Everyone We Know, bell’esordio di Miranda July, indipendente doc, con uno sguardo lucido e pulito, parecchia bravura non dissimulata e altrettanto senso dell’umorismo. È questo che le consente di non diventare saccente e di osservare con umanità i tanti personaggi timidi e solitari (everyone we know) che si intrecciano con la storia principale: le due teenager petulanti che provocano il giovanotto grasso che le guarda dalla finestra, il vecchio dell’istituto che ha trovato a settant’anni l’amore della sua vita, la direttrice del museo che nasconde con durezza i suoi terrori, la ragazzina scontrosa che compra oggetti improbabili per la sua casa futura, i due figli, di 14 e 7 anni, di Richard, alle prime ‘esperienze” sessuali, con le compagne o in Rete. Tutti amori mediati, filtrati da sguardi a distanza, da parole scritte su carta o su computer, da messaggi in segreteria. Tutti amori che cominciano e che finiscono, a tutte le età. Illusioni, che a volte però, come una carezza sui capelli da un bambino, ammorbidiscono il cuore e aprono le porte di altri destini. |
da La Repubblica (Paolo D'Agostini) |
Pare che sia nata una bella promessa: Miranda July. Artista versatile e attiva su molti fronti, dalla scrittura alla radio alle performance muscali, nasce cineasta (sceneggiatrice, regista e attrice: in Me and you è tutto) dal vivaio Sundance. Che non è soltanto un festival e una vetrina (dalla quale Me and you ha ricavato un premio, così come poi dal festival di Cannes 2005 dove il film ha ricevuto l’importante riconoscimento Caméra d’or all’opera prima) ma anche e forse soprattutto un laboratorio che alleva e finanzia, forma e sforna talenti. Siamo davanti a un piccolo film molto personale come poteva essere un debutto ai tempi d’oro della nascente Nouvelle Vague francese o dell’inglese Free Cinema. Un originale contenitore minimalista. sentimentale e comico contemporaneamente, dove si mescolano le moderne stravaganze e paure del contatto umano di una tipa che pratica forme misteriose e solitarie di arte (la July) e di un tipo che vende scarpe e fa il padre, senza moglie, di due buffi ragazzini: un piccolo che chatta con una pervertita e un grandicello che si presta a calarsi i calzoni a uso didattico in favore di due coetanee. Ma anche i passaggi più scabrosi sono serviti con un sorriso leggero, che sdrammatizza pur non occultando l’inquietudine di fondo di un’umanità isolata e spaventata. L’ordinario e il magico delle aspettative, il comune e il ‘eccezionale di ciascuna personalità. |
da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Il titolo prosegue «and everyone we know», tutti insomma. È ancora un film indipendente Usa (l'artista-regista-attrice è Miranda July) dove si raccontano molte storie inserendole nel semaforo del destino, stereotipo lanciato da America oggi, Magnolia, Crash. La morale che tutti si cerca l' anima gemella, anche con sconti e sotto mentite spoglie, non è uno scoop, ma il tratteggio a piccolo punto realistico della vita di provincia è vivo, ha colori tenui ma solidi, espressioni intelligenti, sentimenti pronti a contraddirsi, a giudicare dall' incontro tra un' artista timida e un commesso divorziato con due figli. Siamo nel pianeta della tenerezza no stop, non si alza la voce, si fa molto uso del carino, si usa l'humour per addolcire qualche pillola esistenziale e qualche buon esibizionismo a fin di bene. Una commedia che non promette e non giura su niente, tanto meno sugli affetti: piace perché prova. |
TORRESINO
- febbraio 2006