da Corriere della Sera Magazine (Claudio Carabba) |
Quando
le bombe cadevano, sull’Inghilterra assediata (dai nazisti), l’importante
era trovare una via di salvezza, senza fuggire. Se i bambini di
Narnia
scoprono un armadio magico, la ricca e stravagante vedova protagonista di
Lady
Henderson presenta
si inventa un teatro da rifondare nel cuore di Londra, non senza balli,
canzoni e audaci nudi femminili. Partito da una piccola storia vera,
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da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
È
ispirato a un episodio storico, come il cinema ama farci sapere sempre più
spesso. E' un film sul teatro, ma non un musical. E' una commedia di
strana coppia, che lascia il sospetto lieve di una love story impossibile.
Difficile ascrivere a un genere preciso
Lady
Henderson presenta.
Più semplice dire che è un film incantevole, leggero e commovente,
pittoresco e divertente; ma tutt'altro che privo di unghie. Dove -
soprattutto - commedia e dramma si compenetrano in un'armonia che, ormai,
sullo schermo s'è fatta merce rara. Tutto ha inizio nel 1937. Sepolto il
marito, l'aristocratica vittoriana Laura Henderson si trova, quasi
ottantenne, senza nulla da fare. Nulla d'interessante per un tipo come
lei, almeno. Disdegnando i consigli delle amiche, la signora compra un
teatro a Soho e assume un burbero direttore artistico, Vivian Van Damme.
Come toccati dal colpo di fulmine alla rovescia, pare che i due non
sappiano far altro che litigare. Però il Windmill Theatre è destinato a
entrare nel mito. Angolo di Moulin Rouge nel cuore della bigotta Londra,
ospita quadri viventi di donne nude; così, allo scoppio della guerra,
diventa il simbolo di una doppia resistenza: contro la censura del governo
e contro i bombardamenti tedeschi che dilaniano la città. Unico teatro mai
chiuso (il gioco di parole era close/clothe, "noi non ci copriamo mai")
durante i peggiori giorni del conflitto, a dar la misura della tempra
della lady di ferro. La quale non è soltanto una vecchia eccentrica, ma
custodisce un segreto che la spinge a proteggere i soldati britannici
donando loro qualche momento di felicità. |
TORRESINO
- febbraio 2006