Biutiful
Alejandro Gonzalez Inarritu - USA 2010 - 2h 18'

   Uxbal ha due figli, Ana e Mateo che ama profondamente e una moglie, Marambra, con la quale c'è un rapporto conflittuale che li spinge a separazioni e a tentativi di riappacificamento. Uxbal vive di manodopera clandestina che sopravvive ammassata in tuguri (i cinesi) o cerca di far crescere il proprio figlio in condizioni comunque estremamente precarie come l'africana Ige. Uxbal si trova a confronto con la morte anche di minorenni. Uxbal attende la morte, la sua. Uxbal ha un cancro che gli lascia poco da vivere... Per Alejandro Gonzales Inarritu è finalmente arrivato il film della maturità. Liberatosi dell'autoimposta necessità di far prevalere gli incastri di montaggio sulla qualità della sceneggiatura si autorizza in Biutiful a portare sullo schermo una storia tanto lineare quanto complessa e profonda. È come se quell'anello che Uxbal dona all'inizio del film (si scoprirà molto più tardi a chi) affermandone l'autenticità a dispetto di quello che ne ha detto la moglie, fosse un patto con lo spettatore. Non si cercherà più di mescolare le carte, di lavorare sulla dimensione degli scarti temporali per occultare eventuali vuoti di scrittura. Grazie al corpo/cinema di Xavier Bardem Inarritu si mette a nudo e ci costringe a ‘guardare' il dolore, a sentirlo penetrare in noi, a condividerlo. Scegliendo però sin dall'inizio una delle città ‘da cartolina' per eccellenza: Barcellona.
Se
Woody Allen, spinto da esigenze di budget e con una punta di autoironia, ci aveva portato a spasso per i luoghi cari al turismo di massa Innaritu fa l'opposto. La Barcellona di Gaudì sta racchiusa in un lontano panorama. La città di cui percorriamo strade e vicoli è un organismo divorato, come quello del protagonista, da un cancro sociale che ha prodotto metastasi ovunque. Non c'è nulla di ‘biutiful' se non forse, la speranza che cova nello sguardo di Mateo e in quella sua attesa di un viaggio premio sui Pirenei.
Pochi film hanno saputo far ‘sentire' in modo così partecipe e lucido il magma ribollente di un animo in cui ai molteplici sensi di colpa sociale si mescola inestricabilmente la mancanza di una figura paterna (che si spera di ritrovare nell'aldilà) e, al contempo, il sentirsi padre fino all'estremo, fino all'ultimo. Fino a oltre la morte.

Roberto Nepoti - La Repubblica

   Un uomo che parla coi morti per capire come restare vivi - malgrado tutto - nel mondo di oggi. Un film che fa il giro del pianeta senza mai uscire da una Barcellona mai vista, miserabile e segreta, mistica e corporale, sordida e grandiosa. Ma soprattutto un regista che mescola passato e presente, economia e affetti, visione e realtà, per mostrare che tutto circola e si trasmette allo stesso modo, l'amore, il lavoro, il denaro, la memoria. E perfino il tempo forse non scorre in una sola direzione se quel giovane nel bosco, al centro dell'enigmatica sequenza d'apertura, si rivela essere. [...] Come i lavori precedenti del suo autore, è il classico film che si ama o si odia. Curiosamente, chi ha apprezzato Babel e 21 grammi tende a odiarlo. Chi invece li trovò insopportabili, riscopre nell'andatura forsennata del protagonista e del film, la forza e l'affanno del folgorante Amores Perros. C'è solo un genere più arduo (e frainteso) della commedia: il melodramma. [...]  Sul pathos già denso del mélo, González Iñàrritu innesta una suspense martellante da thriller che in altre mani sarebbe insopportabile. Ma ci mette una generosità, un'intensità sentimentale, un senso così preciso delle inquadrature, del movimento, del casting, da rendere Biutiful e i suoi personaggi irresistibili (con una sola caduta imperdonabile: la scena nel night Babilonia). Qualcuno lo troverà enfatico e ricattatorio, ma perché aspettare trent'anni per rivalutarlo? [...]  Fisico, sporco, impetuoso ma delicato insieme, capace di fondere nella stessa immagine l'anima di una città e quella non meno martoriata dei suoi protagonisti. Una rarità.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero


promo

Uxbal, padre devoto e amante tormentato, è un uomo coinvolto in una serie di traffici illegali che si trova a dover fronteggiare un amico di infanzia che ha scelto una carriera ben differente: quella del poliziotto. Sopravvivendo ai margini invisibili di una contemporanea Barcellona, Uxbal, avverte il pericolo e cerca di salvare i suoi bambini dando vita a un personaggio che ambisce a rappresentare la complessa realtà che ci circonda. Per Inarritu è finalmente arrivato il film della maturità. Liberatosi dell'autoimposta necessità di far prevalere gli incastri di montaggio sulla qualità della sceneggiatura si autorizza stavolta a portare sullo schermo una storia tanto lineare quanto complessa e profonda.

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TORRESINO - febbraio 2011

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