Un bacio appassionato (Ae Fond Kiss)
Ken Loach - G.B./Italia/Spa/Ger/Bel 2004 - 1h 43'


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da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Casim, giovane emigrato pachistano della seconda generazione, vive a Glasgow con la famiglia. Quando è a casa parla panjabi, segue le tradizioni dei genitori, accetta di sposare una ragazza scelta da loro; fuori casa parla inglese, fa il dj in un locale e s'innamora di Roisin, un'irlandese bionda che insegna in un liceo. L'amore, però, non è necessariamente un valore condiviso; recente invenzione della borghesia occidentale, non convince né la famiglia musulmana del ragazzo (incapace di concepire l'idea che stia con una "goree", un'europea), né le gerarchie cattoliche della scuola di lei, che la vogliono maritata e a un correligionario. Robin Hood con la macchina da presa, in poco meno di quarant'anni di cinema Ken Loach ha preso le difese della vedova e dell'orfano, dell'emigrato, dello sfruttato, del disoccupato abbracciandone le cause con rigore e passione. Da sempre persuaso della coincidenza tra privato e politico, da un po' di tempo il regista mostra sempre più la voglia di raccontare love-story: tanto meglio se, come in questo caso, l'amore è un percorso a ostacoli per colpa di pregiudizi e condizionamenti di segno complementare. In Un bacio appassionato, forzando il suo innato pudore, mostra anche scene di sesso ardite; leggermente goffe, ma piene di sincerità e d'emozione. Se Ken abbraccia le ragioni del cuore, spostando la militanza sui sentimenti con spirito onestamente didascalico, ciò non significa che intenda crocifiggere nessuno: né i parenti di Casim, ottusamente avvolti nelle proprie convinzioni, né il ragazzo, un tantino codardo ma perché oppresso da una forte responsabilità. La cosa più ammirevole, anzi, è il modo in cui il cineasta si addentra nella mentalità della famiglia pachistana che contrasta ferocemente la relazione: non emettendo giudizi, ma cercando di farcene comprendere il punto di vista. Il che, nell'odierno clima da guerra di religione, fa del suo un film più politico di quanto appaia nell'immediato. Unica eccezione il prete cattolico il quale, in una scena, recita alla ragazza la carta della perfetta parrocchiana (una cristiana che va a letto con un musulmano non può dare lezioni di musica) facendo riapparire il Loach più polemico e indignato. C'è da augurarsi che l'happy-end dia il buon esempio al pubblico della società globalizzata; però la prima impressione è che si tratti di un caso di ottimismo della volontà.

da L'Unità (Dario Zonta)

     Un bacio appassionato è il terzo film che Ken Loach firma con lo sceneggiatore Paul Laverty. Ora nelle sale, compone, insieme a My Name is Joe e Sweet Sixteen, un'ideale trilogia scozzese formata sui temi del destino coatto, dell'impossibilità di scegliere il futuro e dei vincoli famigliari, d'ambiente ed etnici [...] Un bacio appassionato dipinge l'ultima tavola del trittico spostandosi sui problemi d'identità di giovani musulmani di seconda generazione nella Scozia cattolica di oggi. Qui la coazione non è imposta dall'ambiente e dalla società, bensì dall'origine etnica e dalla storia. E quando al cinema si tratta dello scontro/incontro di culture in Europa scatta automatico il genere di riferimento: la commedia etnica del matrimonio combinato. In Un bacio appassionato un ragazzo pachistano di seconda generazione di Glasgow, Casim (Atta Yaqub), promesso sposo a una cugina autoctona, si innamora di una professoressa scozzese di musica, bionda e cattolica (la interpreta Eva Birthistle). L'opposizione è d'entrambe le comunità: quella pachistano-musulmana e quella scozzese-cattolica. E tra le scene di violenza verbale e fisica, cui di solito si assiste in questi film quando lo scontro tra volontà e destino è all'apice, quella tra il prete della parrocchia e la professoressa divorziata e convivente con un musulmano è di gran lunga più raggelante di simili scene di parte anglopachistana, imbastardite da un immaginario cinematografico che ha trasformato in folclore e commedia il dramma di veri scontri famigliari. Nonostante l'approccio serio e didattico, Un bacio appassionato non riesce a liberare un uditorio ormai assuefatto a uno schema folcloristico alimentato da anni di commedie etniche sempre più farsesche e macchiettistiche: dall'ultimo Matrimoni e Pregiudizi, il finto bollywood in terra inglese, fino a East is East e Sognando Beckham. Per di più non aggiunge nessuna nuova riflessione a quanto già rivelato in altri film che nobilitano il filone per crudeltà e spessore, da Mio figlio il fanatico e Matrimonio tardivo ai primi fondanti di Kureishi/Frears. È vero, dunque, che Loach arriva tardivamente a esplorare un genere esausto (anche se la sua versione è lontana anni luce dalla macchietta), ma è anche vero che il suo sguardo etico e laico (solidamente didascalico) moltiplica i punti di vista, virando la commedia in melodramma sociale e mostrando il problema nella sua doppia faccia: quella cattolica e quella musulmana. E di questi tempi c'è un bisogno disperato di persone che svelino l'arcano «fondamentalismo» delle società sia religiose che laiche. Anche solo per questo Un bacio appassionato va visto, per capire che la chiusura è a doppia mandata e il pregiudizio divora gli uni come gli altri.

LUX - gennaio-febbraio 2005

i mercoledì a viva voce del CTP Valeri
serata cinema Ken Loach - 9 gennaio 2008