Ci sono tante anime in questo meraviglioso film pulp di David Fincher. È, prima di ogni cosa, un thriller che ti spiazza. Prende per mano lo spettatore, lo illude di aver intuito dove andrà a parare la trama e poi lo stordisce con colpi di scena a ripetizione, inaspettati, azzeccati nei tempi. Ma è anche una pellicola sentimentale che racconta l'«amore bugiardo» di due persone agli antipodi, che si incontrano, si amano alla loro maniera e poi finiscono per detestarsi, odiarsi, senza poter fare a meno, però, l'uno dell'altra; con un bell'attacco al matrimonio borghese. Ed è un lungometraggio che denuncia la manipolazione dell'opinione pubblica da parte di certi media che sono pronti a trasformarti in un mostro, calpestando ogni tua dignità, sacrificata sull'altare dell'audience. (...) Ben Affleck, che continua ad azzeccare le pellicole giuste, è perfetto e naturale nella parte del marito bamboccio che si trova ad affrontare qualcosa di troppo grande per lui. La vera star, però, è Rosamund Pike, bella e glaciale, che sembra uscita da un film di Hitchcock. Fincher, poi, è semplicemente strepitoso nel giocare a scacchi con chi è seduto in sala. |
Matteo Acerbi - Il Giornale |
Durante la prima ora David Fincher, concentrato nell'impostazione della storia, si diverte a sapere quello che lo spettatore non sa, un po' come faceva Hitchcock. Però L'amore bugiardo non è un film hitchcokiano: o almeno, non lo è nell'ora e mezza successiva. Non dimentichiamo che Fincher è il regista di Seven e Fight Club, ma anche di quel The Social Network che rappresentava l'ascesa di Facebook nei toni del noir. Mentre i colpi di scena si moltiplicano e il film alterna i punti di vista, lui ci racconta soprattutto il suo: la vita è una rappresentazione illusoria a metà tra la farsa e l'incubo; il matrimonio, con le sue promesse assurde, ne costituisce l'emblema; ma la società dello spettacolo dove siamo impantanati ne è la più diabolica realizzazione. |
Giancarlo Zappoli - mymovies.it |
Più un noir che un thriller, in effetti, ma anche una spietata disamina del barbaro vampirismo mediatico, in particolare statunitense; un ricalco hitchcockiano, però depistante; un rompicapo di volta in volta striato di humour parodico e acmi sanguinarie; una soap opera congelata e claustrofobica e, soprattutto, una ghignante metafora del matrimonio descritto come la più grande macchina di menzogna fisica e contenzione sociale congegnata dagli esseri umani. L'amore bugiardo è un film sulla forza autodistruttrice delle apparenze, ma non esplorate da un ordinario versante etico, bensì chiamate a testimoniare sulla tanto più intima e segreta quanto più tormentosa divaricazione che riguarda noi tutti tra quello che siamo e quello che vogliamo sembrare di essere, come ci valutiamo e come vogliamo essere valutati, le scelte che facciamo liberamente e quelle che vogliamo ci identifichino assolutamente. Insieme alle tortuose anse dell'intreccio, tratto con sfrondature da un best-seller di Gillian Flynn che si potrebbe senza complessi definire da stazione (come lo erano, del resto, la maggior parte di quelli trasposti nei cult- movie del genere), lavorano una fotografia ossessiva/desaturata e una musica neutra/elettronica che hanno lo scopo di rendere circolare e stratificato il rapporto tra i due antitetici protagonisti.... |
Valerio Caprara - Il Mattino |
Adattando il best seller di Gillian Flynn (...), David Fincher (Zodiac, Seven) va a nozze con totale sfiducia per una ambiguità umana tradotta in un noir di vivisezione affettiva. In azioni coniugali parallele che coprono tutto l'arco odio amore, il thriller L'amore bugiardo - Gone Girl trova le sue fonti nel pirandellismo del così è se vi pare e negli echi del pessimismo nordico matrimoniale, trionfo di menzogna ma aperto anche a profonde crepe di perfido humour. |
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera |
Ci sono film così abili e così sgradevoli da suscitare reazioni troppo epidermiche per non diffidarne. Altri arrivano preceduti da una tale fama che le aspettative salgono alle stelle mentre sotto sotto ci si scopre diffidenti: sarà vera gloria? 'L'amore bugiardo - Gone Girl' appartiene a entrambe le categorie, ma portando la firma di un grande talento come David Fincher bisogna interrogare a fondo le proprie resistenze. La grande maggioranza degli spettatori (critici compresi) lo trova irresistibile. Un'ostinata minoranza (eccoci), tedioso e manipolatorio. Eppure la manipolazione è il cuore, il soggetto, la pasta stessa di cui è fatto questo mystery a scatole cinesi in cui tutti complottano, tutti tradiscono, tutti mentono. E chi non mente - l'opinione pubblica, che si beve le diverse versioni della storia inscenate via via - è complice di questo puzzle di menzogne a cui vuole ostinatamente credere. Non è un quadro molto edificante, ammettiamolo. E ammettiamo pure che sia, specie oggi, molto realistico. In questa luce Nick e Amy (Affleck e Pike) sono i protagonisti ideali. (...) Non anticiperemo certo i mille violenti capovolgimenti di una trama che approda a una verità sconsolante e nemmeno così inedita. Nell'epoca di Internet e dei canali 'all news', siamo tutti schiavi della nostra immagine. Anche la sfera più intima dell'esistenza, la coppia, la famiglia, è un terreno di scontro e simulazione in cui ogni mossa è permessa, specie se proibita. L'amore si rovescia nel suo opposto, che come ricorda Jung non è l'odio ma il potere. E tutto può essere falsificato e diventare vero un secondo dopo. Purché qualcuno lo veda su uno schermo e ci creda. Il problema è che a forza di essere solo calcolo e apparenza, Nick e Amy finiscono per risultare così vuoti e disumani da perdere qualsiasi fascino. Di qui il tedio. In fondo The Social Network aveva già raccontato tutto. Gone Girl si limita a dimostrare cosa accade, dopo. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
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Carthage, Missouri. Nick e Amy Dunne sono giovani e brillanti; una coppia apparentemente invidiabile. In realtà, i due mal si adattano alla vita della cittadina di provincia, dove sono stati costretti a trasferirsi a causa della malattia della madre di Nick e dopo aver perso il lavoro e la casa di New York. Soprattutto Amy, piuttosto viziata e capricciosa, fatica ad abituarsi alle ristrettezze economiche e alla mancanza degli agi cui era abituata. Poi, nel giorno del loro quinto anniversario di matrimonio, Amy scompare. Per Nick inizia l'incubo dei sospetti come primo indiziato: è privo di alibi e tutte le prove sembrano indicare lui come possibile assassino della moglie. Nick nega tutto e, per difendersi, avvia un'indagine parallela per scoprire cosa sia successo in realtà... Thriller matrimoniale con l'ambizione di sviscerare gli spostamenti progressivi di amore, fiducia e progetto coniugale; mentre i colpi di scena si moltiplicano e si alternano i punti di vista, Fincher ci racconta soprattutto il suo: la vita è una rappresentazione illusoria a metà tra la farsa e l'incubo. Un noir di vivisezione affettiva! |
LUX - gennaio/febbraio 2014 |