Venezia 62°
Arriva
il festival, scoppia le polemica
Ci risiamo. Puntuale
come ogni estate riesplode la polemica tra
la città di Venezia e la major hollywoodiana di turno,
che, per spocchia e per insipienza, nega il permesso di poter
replicare il suo film, presentato alla Mostra, negli spazi cittadini
di Esterno Notte, parte
integrante del programma del festival, come ricorda lo statuto e
vuole una prassi consolidata.
Ma questa volta lo sgarbo è, davvero, istituzionale. La
Disney e la sua costola
Buena Vista che così dentro Venezia
sono state per sei mesi, nel girare in ogni dove il
Casanova di
Lasse Hallström, forzando la storia e la pazienza della città, ma
avendo anche l’intelligenza di dar spazio a maestranze locali, si
rimangiano la promessa di presentare in anteprima anche in città
l’attesa biografia del caro Giacomo. Ora che questa collaborazione
poteva essere confermata e rilanciata da due semplici, ma sentite
dalla gente, repliche, ecco il patatrac! Una parola, anche nel mondo
dei fumetti, è una parola: che diranno Topolino e zio Paperone
quando sapranno che i loro padri ne sono venuti meno? Immagino gli
attoniti gulp del primo, gli accorati gasp del secondo e i perplessi
mumble mumble di Paperopoli e Topolinia al diffondersi dell’infame
notizia. Proprio a noi, eroici esponenti di un’etica profonda,
doveva capitare un disonore così?
Il ragionamento della major, al di là di qualche modesto timore di
pirateria, è molto chiaro: Venezia ha bisogno dell’immagine che le
dona il film, il film ha bisogno del trampolino della Mostra. Dunque
ben vengano la partecipazione fuori concorso e la festa a palazzo
Ducale, per il resto ne parliamo a gennaio. È vero invece l’inverso:
è solo il film che ha bisogno della città e del suo festival per un
lancio a livello planetario. Non sia mai dunque che ne venga
intaccata la fortuna da commenti (che potrebbero essere anche)
negativi. Ecco quindi un paio di proiezioni blindate, tra invitati
entusiasti a prescindere, e via. Con buona pace dell’ennesimo fast
food culturale della città. Ha ragione quindi il comune di Venezia
in quello che solo superficialmente appare come una ripicca
provinciale. Non volete la collaborazione? What a pity, ma la
cena a palazzo Ducale non si fa più. Sarà un sussulto d’orgoglio, ma
almeno lo è. Ce ne fossero altri.
A proposito, che dice la Biennale di
Venezia? Il suo apporto pare analogo a quello del
pubblico di San Siro nella partita a porte chiuse dell’Inter
dell’altra sera. Un silenzio assordante.
Michele Gottardi - agosto 2004
Terza
edizione di
Scrivere di Cinema
(in collaborazione con il SNCCI sezione Triveneto)
Premio Alberto Farassino
ALBERTO FARASSINO.
L’ALTRO SGUARDO
Il concorso, inaugurato tre anni fa in
occasione di
Pordenonelegge.it
con l’intento di promuovere uno sguardo critico negli adolescenti
che vanno al cinema, sta sempre più assumendo un’impronta nazionale
(recensioni sono arrivate da Cagliari, Salerno, Milano, Roma,
Treviso e, ovviamente, Pordenone): segno questo che i ragazzi in
Italia non rinunciano a provarsi nei giudizi e nelle emozioni di
fronte allo schermo.
Non mancheranno anche quest’anno le
sorprese per rendere
Scrivere di Cinema prima di tutto una festa della critica
cinematografica: gli organizzatori stanno già lavorando a un video
che sveli i segreti della redazione di una rivista di cinema e,
soprattutto, alla realizzazione di una
mostra fotografica
dal titolo
Alberto Farassino. L’altro
sguardo, realizzata in stretta
collaborazione con Fulvia Farassino,
moglie di Alberto.
La mostra, che verrà inaugurata alle
12.00 di sabato 24 settembre, a
chiudere le premiazioni di
Scrivere di Cinema,
è ricca di scatti inediti del critico a cui il premio del concorso è
dedicato; un Farassino prima di tutto appassionato e divertito, sul
set di Nanni Moretti, in viaggio con
Roberto Benigni, profondo scopritore del cinema anche nei sui lati
più ambigui (era attento al cinema di serie B ancora quando
Tarantino non ne aveva fatto una questione di moda).
E ancora scatti,
sguardi, punti di vista, incontri, esperienze, eredità. Di certo, la
non ufficialità; piuttosto la dimensione intima di Alberto padre che
insegna alla figlia Viola a scrivere, o quella ironica di Alberto,
amico di Tati Sanguinetti, mentre posano in studio per un paio di
scatti
glamour. Fotografie di Alberto e Fulvia Farassino dove a farla da
padrone è lo sguardo: quello curioso, quello divertito, quello che
interroga, quello che ha il coraggio di farsi a sua volta guardare.
La mostra si chiude con una delle ultime pose del critico, mentre
era al festival di Locarno. E’ seduto, dietro una porta-finestra
aperta a delimitarne i confini, lo sguardo è in macchina. Fulvia non
vuole scattarla ma Alberto insiste, così come non smette di scrivere
di e sul cinema fino–se Godard permette il prestito- fino all’ultimo
respiro.
agosto 2004
Stefano
Rulli a PADOVA per la
rassegna
cinema invisibile
gennaio-aprile 2005
(con
il patrocinio del SNCCI sezione Triveneto)
Come si misura la “ricchezza” di una stagione cinematografica? Il
metro degli incassi al botteghino può essere indice di una
confortante risposta di pubblico, ma non c’è sempre convergenza tra
il consenso del pubblico e la qualità “memorabile” dei film arrivati
in sala. In fondo è questa la domanda che anima la presentazione del
nuovo opuscolo del cinema invisibile,
l’apprezzata rassegna del giovedì al
Torresino. “C’è un cinema di cui fidarsi? E c’è un
pubblico su cui contare? Lo spettatore che si barcamena tra
Cuore sacro e Manuale d’amore può essere lo stesso che
scopre, sulla spinta degli oscar, la vera emozione cinematografica
di Million Dollar Baby?” Il dubbi che il circolo
The Last Tycoon reindirizza ai
suoi soci si concretizzano nella solita, provocatoria proposta di
una serie di titoli tanto sconosciuti quanto stimolanti. Così la
programmazione si apre giovedì prossimo con un
doppio spettacolo (a biglietto unico) che gioca la
carta shakespeariana e punta sul successo de Il mercante di
Venezia (ore 22.00) per riproporre il dimenticato bianco e nero
di Branagh – 1995 - Nel bel mezzo di un gelido inverno (ore
20.00). Una partenza “di recupero” a cui fanno seguito una raffica
di prime visioni, nella linea più verace del cinema invisibile.
Il 12 maggio è la volta di Tokyo Godfathers, un piccolo
capolavoro d’animazione di Satoshi Kon che mette in scena una
originale umanità minimalista dai tratti orientali, ma piena di
riferimenti al grande cinema hollywoodiano. Un vero evento,
cinematografico e sociale, è la presentazione (19 maggio) de Il
muro di Simone Bitton: ancora un grande documentario, ancora
l’accorata voce della denuncia, per calamitare l’attenzione di tutti
su quel muro che si sta edificando, fuori e dentro la Palestina, con
lo scopo di difendere gli israeliani dagli attacchi terroristici e
con il risultato di imprigionare gli uni e recintare gli altri.
È tradizione, nei programmi del Tycoon, la proposta di qualche
minipersonale d’autore. Stavolta è il turno di
Abdel Bechiche:
se La schivata è una delle opere clou della stagione,
Tutta colpa di Voltaire, passato in sordina al festival di
Venezia di 2000 sarà sicuramente una delle sorpresa del ciclo. Ai
due titoli francesi (previsti per il l’ultimo giovedì di maggio e
per il primo di giugno) fa seguito (9 giugno) un’altra
piacevolissima sorpresa: Un silenzio particolare, il debutto
nella regia di
Stefano Rulli
(grande sceneggiatore, da Amelio a Giordana). La storia è quella di
Matteo, affetto da problemi psichici, dei suoi genitori Clara e
Stefano, e della loro decisione di creare La città del Sole, un
agriturismo dove ognuno trova la sua collocazione, dove tutti hanno
il diritto di sostare e convivere. Una toccante testimonianza
autobiografica che, nonostante giudizi entusiastici di tutta la
stampa nazionale, non aveva ancora trovato uscita a Padova. Lo
stesso discorso vale per Passaggi di tempo – Il viaggio di Sonos
‘e memoria (23 giugno) il film-concerto che Gianfranco Cabiddu
ha dedicato alla sua Sardegna: una "fiction", un documentario, un
film musicale, un montaggio di repertorio, la ricostruzione di uno
spettacolo dal vivo... Certamente un'opera originale che avrebbe
meritato un’attenzione maggiore da parte della distribuzione locale,
ma altrimenti quale sarebbe il ruolo della rassegna del
the Last Tycoon? L’ultimo titolo
da segnalare, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, non è
una prima visione, ma è un altro esempio di un cinema di qualità
emarginato dal perverso meccanismo del botteghino. Chi ha apprezzato
le strampalate vicende de I Tenembaum, si annoti
l’appuntamento del 16 giugno; l’occasione di riscoprire il bizzarro
genio Wes Anderson è davvero da non perdere.
aprile 2005
PADOVA
riscopre il documentario!
rassegna
cinema invisibile
(con
il patrocinio del SNCCI sezione Triveneto)
gennaio-aprile 2005
Ogni nuova rassegna al Torresino
è un’occasione per vedere più cinema invisibile (il titolo
ormai famoso del ciclo del giovedì) e per riflettere sulla
situazione cittadina del mercato e della distribuzione. La domanda
che infatti apre la presentazione dell’attuale opuscolo (alta
“preziosa” consuetudine della rassegna) e “più sale, più
cinema?”. La risposta non è proprio quella che ci si
aspetterebbe. Le sale-top restano occupate a suon di incassi e il
consenso del pubblico permette a un film di essere proiettato anche
più schermi in contemporanea, di tenere salda la sua posizione
finche gli incassi al botteghino non segnalano un’evidente
flessione. Così il cartellone del cinema invisibile resta
ricco. Ciò che comunque dà senso alla rassegna del
circolo the Last Tycoon non è solo
il ripescare pellicole emarginate dal circuito o poco pubblicizzate
dai media, ma anche di portare alla luce, tra un giovedì e l’altro,
percorsi cinematografici “marginali”, di mettere in evidenza
peculiarità stilistico-sociali passate sotto silenzio. È il caso di
Nemmeno il destino (10/2 ore 21.00) con cui il regista
Daniele Gaglianone descrive la vita difficile di alcuni ragazzi
torinesi, spostando nel suo Piemonte la vicenda originale narrata da
Gianfranco Bettin, prosindaco di Venezia. E proprio quest’ultimo
sarà presente in sala per misurarsi con la trasposizione del suo
romanzo, un’opera acre e incisiva che Gaglianone ha saputo far
propria, contestualizzandola in umanità e stile ("grazie a lui ho
capito meglio il mio testo" ha dichiarato Bettin).
Dall’invisibilità di certo cinema italiano alla conflittualità, nel
mercato, tra le opere di fiction e
i docu-film.
Nonostante il successo di Fahrenheit 9/11, titoli importanti
come The Corporation e The Agronomist hanno avuto ben
poca storia nella circuitazione cittadina. Il primo passato solo
all’Mpx è ripreso ora dall’Astra, al secondo, del tutto inedito, il
Torresino concede lo spazio non
solo del giovedì (17 febbraio), ma anche del week-end successivo
(18-19-20): un film di denuncia, accorato e appassionante, quello di
Jonathan Demme a cui si abbina (in un mini-ciclo intitolato
Documentario? Sì grazie) la contagiosa vitalità musicale di Mika
Kaurismaki e del suo Moro no Brasil (24/2). Altri dittici da
segnalare sono le due minipersonali che mettono a confronto realtà
contrapposte del cinema argentino. Lo stile raffinato e incisivo di
LUCRECIA MARTEL (la
“persistenza” dei suoi personaggi è caratteristica sia di La
cienaga sia di La nina santa, in programma,
rispettivamente, il 31/3 e il 7/4) e quello più manierato e
populista di ALEJANDRO AGRESTI:
una filmografia più ampia (oltre venti titoli) e non sempre
convincente, ma Tutto il bene del mondo (21/4) ha ben
figurato al recente festival di Venezia e L’ultimo cinema del
mondo (28/4) è ormai un film cult tra i cinefili. Ma ciò che
spicca nel calendario sono le tre serate speciali di marzo: in
occasione dell’uscita di Heimat 3,
giovedì 3 viene riproposto, ad ingresso gratuito, l’ultimo
“episodio” di Heimat 2 (film 13 – L’arte o la vita), il 10
una “ricca” giornata di DOPPIO
SPETTACOLO-STESSA EMOZIONE con l’abbinata, a biglietto
unico, di Prima dell’alba e Prima del tramonto:
l’avventura sentimentale di Jesse e Celine, tra Vienna e Parigi,
nove anni dopo, stessi interpreti (Ethan Hawke e Julie Delpy),
stesso regista (Richard Linklater). Infine il 17, in prima visione,
Un onesto trafficante, intrigante giallo da camera belga
apprezzato al festival di Venezia, ma passato del tutto sotto
silenzio nei listini italiani: la presenza di Philippe Noiret e un
interrogatorio, da antologia del noir, lo rendono un appuntamento
davvero da non perdere. Se aggiungete che per la
giornata della donna (martedì 8
marzo) c’è un martedì di proiezione per Se devo essere sincera
di Davide Ferrario (con l’effervescente interpretazione di Luciana
Littizzetto) il programma di questa ennesima serie del cinema
invisibile ci sembra più che mai stimolante.
febbraio 2005
Avvio ufficiale della terza edizione del concorso Scrivere di
Cinema
Scrivere con le ali:
incontro con Natalia Aspesi e Lidia Ravera
Appuntamento imperdibile il 28 gennaio
a Pordenone con Natalia Aspesi e Lidia Ravera per parlare dello
scrivere di cinema e per il cinema, in occasione della presentazione
ufficiale del bando di concorso per la terza edizione di Scrivere di
Cinema, il fortunato concorso di critica cinematografica che
Cinemazero, PordenoneLegge.it e il SNCCI-Sezione Triveneto
promuovono per gli studenti delle scuole superiori. Scrivere di
Cinema implica per forza di cose una duplice passione: quella per il
cinema e quella per la scrittura. Si può essere sguardi acuti e
perfino onnivori della pellicola ma ciò non basta a fare di noi
degni critici sulla carta stampata; si può essere, parimenti, abili
jezzatori in punta di penna ma nemmeno questo è abbastanza per
trasformarci in autori di pagine cinematografiche anche solo
digeribili. Guardare e scrivere intesi dunque come duplice abilità
che concorre ad un medesimo fine: parlare dei film e di cosa essi
sottendono, a cosa rimandano, che sguardo prediligono e infine cosa
ci dicono, dietro a quei movimenti di macchina, a quelle
inquadrature, a quei dialoghi, della vita. Secondo questa
convinzione Cinemazero e Pordenonelegge, da sempre partner con il
Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI)
nell'organizzazione di Scrivere di Cinema, hanno pensato di lanciare
ufficialmente il nuovo bando di concorso attraverso un incontro con
due volti - ma sarebbe più corretto dire due penne - che possiedono
quella duplice abilità di cui si è appena parlato: Lidia Ravera,
coautrice con Marco Lombardo Radice di Porci con le ali, un
libro che a metà degli anni '70 si trasformò subito in un caso
nazionale per la capacità di andare oltre la politica (c'era stato
il '68) per parlare dell'adolescenza "senza peli sulla lingua" (a
tal proposito leggere il primo capoverso con cui inizia il libro) e
poi sceneggiatrice dell'omonimo film e di molte altre pellicole, tra
cui, il tenero e malinconico Amori in corso
di Giuseppe Bertolucci; e Natalia Aspesi, una delle firme più
brillanti e acute di Repubblica, capace di scrivere con la stessa
profonda leggerezza tanto di costume quanto di cinema. Basta
scambiare due chiacchiere al telefono con Natalia Aspesi per capire
che sotto i divertissment si nasconde una profonda coscienza - anche
in senso provocatorio - di cosa può essere la critica
cinematografica. «Esistono molti modi di fare critica
cinematografica e personalmente a leggere quella delle riviste
specialistiche di cinema mi annoio; non mi ritengo un'esperta di
cinema, mi vedo piuttosto come uno spettatore comune che va in sala
e poi scrive quello che ha sentito vedendo il film. Forse
bisognerebbe cominciare a inventare nuovi modi per fare la critica».
L'idea che sottende Scrivere di Cinema
è in parte anche questa, in fondo la maggioranza dei ragazzi
che partecipano si provano per la prima volta come critici.
A moderare l'incontro
Giuseppe Ghigi, responsabile del SNCCI-Sezione Triveneto
ma anche docente di Storia del cinema italiano all'Università di
Venezia, giornalista e collaboratore per il cinema in varie testate
e curatore di alcune retrospettive per la Mostra del Cinema di
Venezia.
gennaio 2005 |