Infelice la
terra che ha ancora bisogno di Jedi. Se Brecht permette, si può
parafrasare così questo film di guerra che è anche commedia e pure un po'
parapsicologico. Ménage a tre di generi, combinazione non nuova (MASH),
azzardata e appoggiata sui momenti felici della sceneggiatura di Peter
Straughan che racconta la storia di un gruppo di super eroi psicotici,
strafatti e
scombinati, atterrati in Iraq senza dimenticare il Viet, come
dal libro di Jon Ronson L'uomo che fissa le capre (ed. Einaudi) che
parla dal vero. Si scopre così che l'esercito Usa ha una strategia new age
di cui fa parte un innocente gregge di pecore stordite dallo sguardo
militare. Escalation di follia grottesca, che parte dal rifiuto delle
guerre nel pazzo giro dell'oca fatto già da
Stranamore e dal primo
subliminal Và e uccidi: autore è Grant Heslov, non a caso
coproduttore-sceneggiatore di Good
Night and Good Luck di Clooney. Il film
è curioso, divertente specie quando bersaglia il militarismo con un
dialogo che sposa la causa surreale e quando s'imbuca nella poetica
all'LSD degli ex figli dei fiori, tanto che Clooney appare pure in
versione «hair», capellone. Se a volte è il cine racconto che gira a
vuoto, il cast virile pacifista è spiritoso, lancia battute in ogni
direzione, soprattutto verso le tendenze subliminali dell'esercito
americano, che è ridicolo e agghiacciante: storia vera che arriva adattata
alle esigenze del cinema ma senza trovare un vero punto di fusione di
fiction. Il protagonista che tramanda le irreali vicende - e che alla fine
passerà attraverso il muro come Harry Potter - è un giornalista che,
tradito dalla moglie, cerca riscatto partendo per il fronte iracheno: nel
viaggio iniziatico conoscerà uno strano soldato che con lo sguardo uccide
le capre e sposta le nuvole, monaco guerriero di una setta fondata da
Django, un Jeff Bridges anagraficamente perfetto e in codino, alto
ufficiale hippie dell' «Esercito della nuova terra». Del gruppo fa parte
anche Kevin Spacey, che non fatica a farsi credere fuorilegge psicotico,
mentre Ewan McGregor ci scherza su con stile ed ironia, lui che fu Obi-Wan
Kenobi (Star wars). Tra citazioni, magie, deserti e follie contagiose,
truppe in mensa con acidi, riferimenti non casuali alla famiglia Bush, il
film forse zoppica un
po', ma in modo accattivante e simpatico grazie al
jolly di George Clooney, che mette talento e la sua spontanea irriverenza
al servizio della causa della pace, facendo diventare la guerra, complice
la colonna sonora, una faccenda di follia travestita dall'alibi
parapsicotico servito agli yankees. |