L'uomo che fissa le capre (The Men Who Stare At Goats)
Grant Heslov - USA/Gran Bretagna 2009 - 1h 33'

  Infelice la terra che ha ancora bisogno di Jedi. Se Brecht permette, si può parafrasare così questo film di guerra che è anche commedia e pure un po' parapsicologico. Ménage a tre di generi, combinazione non nuova (MASH), azzardata e appoggiata sui momenti felici della sceneggiatura di Peter Straughan che racconta la storia di un gruppo di super eroi psicotici, strafatti e scombinati, atterrati in Iraq senza dimenticare il Viet, come dal libro di Jon Ronson L'uomo che fissa le capre (ed. Einaudi) che parla dal vero. Si scopre così che l'esercito Usa ha una strategia new age di cui fa parte un innocente gregge di pecore stordite dallo sguardo militare. Escalation di follia grottesca, che parte dal rifiuto delle guerre nel pazzo giro dell'oca fatto già da Stranamore e dal primo subliminal Và e uccidi: autore è Grant Heslov, non a caso coproduttore-sceneggiatore di Good Night and Good Luck di Clooney. Il film è curioso, divertente specie quando bersaglia il militarismo con un dialogo che sposa la causa surreale e quando s'imbuca nella poetica all'LSD degli ex figli dei fiori, tanto che Clooney appare pure in versione «hair», capellone. Se a volte è il cine racconto che gira a vuoto, il cast virile pacifista è spiritoso, lancia battute in ogni direzione, soprattutto verso le tendenze subliminali dell'esercito americano, che è ridicolo e agghiacciante: storia vera che arriva adattata alle esigenze del cinema ma senza trovare un vero punto di fusione di fiction. Il protagonista che tramanda le irreali vicende - e che alla fine passerà attraverso il muro come Harry Potter - è un giornalista che, tradito dalla moglie, cerca riscatto partendo per il fronte iracheno: nel viaggio iniziatico conoscerà uno strano soldato che con lo sguardo uccide le capre e sposta le nuvole, monaco guerriero di una setta fondata da Django, un Jeff Bridges anagraficamente perfetto e in codino, alto ufficiale hippie dell' «Esercito della nuova terra». Del gruppo fa parte anche Kevin Spacey, che non fatica a farsi credere fuorilegge psicotico, mentre Ewan McGregor ci scherza su con stile ed ironia, lui che fu Obi-Wan Kenobi (Star wars). Tra citazioni, magie, deserti e follie contagiose, truppe in mensa con acidi, riferimenti non casuali alla famiglia Bush, il film forse zoppica un po', ma in modo accattivante e simpatico grazie al jolly di George Clooney, che mette talento e la sua spontanea irriverenza al servizio della causa della pace, facendo diventare la guerra, complice la colonna sonora, una faccenda di follia travestita dall'alibi parapsicotico servito agli yankees.

Maurizio Porro - Il Corriere della Sera

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LUX - dicembre 2009

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Un tragicomico pamphlet sulla guerra totale moderna e una metafora fin troppo reale dell'ottusità di tattiche e gerarchie militari. Venticinque anni fa una branca dell'esercito a stelle e strisce pensò a una tattica new age, al peace&love come risposta a spari, omicidi, imboscate, bombardamenti, fosforo bianco e attacchi terra-aria. Aveva capito che in guerra vince chi fugge, o almeno chi non combatte. Si ride con Clooney e Bridges fricchettoni, con McGregor e Spacey antagonisti, strane coppie su uno spartito grottesco e surreale.