Basta che funzioni (Whatever Works)
Woody Allen - USA/Francia 2009 - 1h 32'

   “Si può essere in due sogni nella stessa notte?”. Lo strampalato interrogativo che si pone Melody, “dea dell’amore” di Basta che funzioni, è emblematico dello spirito leggero con cui Allen trent’anni fa (lo script è datato, tratteggiato allora sulla personalità di Zero Mostel, comico scomparso di lì a poco) affrontava la riflessione freudiana che da sempre agita lo spirito del suo cinema. E tutto il tono di questo Whatever Works ha l’ingenua spontaneità di quegli anni pre-Manhattan e la maturità stilistica dell’oggi. Questo lavoro numero 39 è quindi figlio anche di Anything Else (nella sagacia delle contraddizioni sentimentali, nelle bizzarre intrusioni materne) e di Melinda e Melinda (il gioco di una diegesi metalinguistica), ma quel rivolgersi al pubblico guardando in macchina rimanda all’apertura di Io e Annie, “preannuncia” l’implosione narrativa nella gag dentro-fuori lo schermo di La rosa purpurea del Cairo; e la ventenne Melody St. Ann Celestine (Evan Rachel Wood), avvenente e “stupida oltre ogni immaginazione” (non in linea con un ideale femmineo dotato di “un IQ alto e una scollatura bassa”) non ricorda la Linda di La dea dell’amore?

Il tocco peculiare di Basta che funzioni sta nella personalità esibita e fastidiosa del protagonista Boris Yelnikoff. Oltre i sessanta, già fisico di fama mondiale, misantropo e sfiduciato del genere umano, con alle spalle un suicidio fallito che lo ha lasciato zoppo, Boris (Larry David), che passa il suo tempo conversando con gli amici e dando lezioni di scacchi a piccoli allevi che tratta in malo modo, si trova casualmente ad ospitare la giovane “sperduta” Melody (Evan Rachel Wood) e, sempre di malavoglia, a farle da tutor, esistenziale e culturale. Lei ne resta affascinata e diventa la sua amabile badante sublimando un affetto-venerazione che porterà i due al matrimonio e a “un delicato equilibrio”… La cornice che si disegna attorno ai coniugi Yelnikoff è sorretta da un flusso inesauribile di battute, tutte piacevolissime, tutte argute e i personaggi di contorno (in primis la stravagante mamma giunta a ritrovare la figlia dopo il fallimento del proprio matrimonio) contribuisce a creare un quadro di situazioni sempre spiazzanti e spiritose, riconcilia con la complessità dell’humor filosofico-newyorkese di Allen, dopo il lucido cinismo delle sue istantanee londinesi (da Match Point a Sogni e delitti), dopo le vacue frivolezze sentimentali di Vicky Cristina Barcellona.


Eppure Basta che funzioni lascia perplessi perché il flusso logorroico di Boris risulta alla lunga più ridondante che ricco e l’evoluzione delle dinamiche interpersonali più scontata che stimolante. O forse è solo che Boris-Larry David riesce a farsi amare da Melody e poi da Helena, ma, anche se ci parla direttamente a quattrocchi, non riesce a instaurare quella confidenzialità-complicità a cui Allen, nel fluire della sua cine-riflessione esistenziale ci aveva abituato. Ma in fondo, a guardare il grande gradimento di critica e pubblico, ogni obiezione appare sfiziosa. “Un clichet è il modo migliore per esprimere un punto di vista”. Basta che funzioni.

ezio leoni - La Difesa del Popolo   1 novembre 2009

film del week-end precedente

LUX - novembre 2009

film successivo presente sul sito