Tutti vogliono qualcosa (Everybody Wants Some!!)
Richard Linklater - USA 2016 - 1h 56’


   Ci sono registi che fanno sempre lo stesso film, altri che praticano tutti I generi. E poi c'è Richard Linklaterfilm successivo in archivio, forse l'autore americano più imprevedibile della sua generazione, e non solo. Un camaleonte che ogni volta cambia tutto: stile, metodo, mood, cast, e riesce a essere autobiografico in modi sempre diversi. Lo avevamo lasciato con l'elegiaco e bellissimo Boyhood (...). Lo ritroviamo con questo Tutti vogliono qualcosa, che sembra cominciare proprio dove finiva Boyhood, dal primo giorno di college. (...) corale, sfrenato, goliardico, perfino volgare, la volgarità gioiosa e innocente di chi si affaccia all'età adulta con tutto l'impeto della sua età. Per giunta in un anno cerniera addolcito, reinventato, esaltato dalla memoria: il 1980, che Linklater considera giustamente l'ultimo degli sfrenati anni 70. Insomma l'esatto opposto di Boyhood, anche se alla fine comunica lo stesso sentimento struggente di pienezza e transitorietà. Solo che lo fa raccontando gli ultimi giorni prima dell'inizio delle lezioni di una matricola (...). Con tutto il corredo di scherzi, feste, sport (...) e poi bravate, battutacce, rimorchi, follie, musica di ogni genere (...) che i tanti film ambientati nei campus ci hanno fatto conoscere. Ma con uno stile, un divertimento, un retrogusto completamente diversi che permettono a questo cast di attori poco noti ma bravissimi di ricreare un'epoca in cui non erano neanche nati in ogni dettaglio (abbondano i dialoghi para-filosofici, una delle poche costanti in Linklater). Anche se naturalmente dietro ogni film d'epoca c'è sempre il presente e tutta questa nostalgia per un'età così innocente (età storica oltre che anagrafica) riesce a essere insieme esilarante e commovente. Non uscite prima dei titoli di coda, forse la cosa più bella del film.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

   Linklater torna con una commedia di college (a prima vista) piuttosto inaspettata per uno come lui. (...) II cinquantacinquenne regista ricostruisce bene quelli che furono i 'suoi' anni; più nell'atmosfera, però (fondamentale il ruolo della colonna musicale), che nella lettera. Non cede agli stereotipi del genere, ma tratta le situazioni topiche (la ricerca delle ragazze, la competizione sportiva, le bevute...) con un'attitudine affettuosa e beffarda insieme. E mette bene in mostra il complesso mix tra le dinamiche dell'integrazione nel gruppo (la 'popolarità') e lo spiccato individualismo dei giovani (soprattutto) statunitensi.
La regista cerca una via ibrida e nuova, che annulli i confini temporali della storia, ma incrocia troppi sentieri e finisce disastrosamente fuori strada. Wes Anderson
film precedente in archivio e Charles Laughton, persino il Fritz Lang del Covo dei contrabbandieri (per la scena della fuga all'alba via mare), prestano alla Donzelli delle suggestioni comprensibili, che finiscono però per passare da un trattamento che rischia di degenerare nel kitsch con una recitazione non sa decidere tra il melodramma e la stilizzazione estrema.

Roberto Nepoti - La Repubblica

   L'importante non è quel che facciamo, ma come: vedere per credere il nuovo film di Richard Linklater, Tutti vogliono qualcosa. Un campus movie, dicono gli americani, che sulla carta verrebbe derubricato a visione pomeridiana estiva in tv (...): non ci sarebbe nulla di male, eppure Everybody Wants Some!!, titolo scippato a un pezzo dei Van Halen, è molto di più, ha una sensibilità invidiabile e un respiro prezioso, qualità nemmeno sperabili con un altro in regia e scrittura. (...) si auto-proclama 'sequel spirituale' a Dazed and Confused, la teen-comedy di Linklater, anno di grazia e 'high-school' 1993, che rivelò al mondo Matthew McConaughey. Ventitré anni dopo, è cambiato il decennio d'appartenenza: non più i Settanta, ma gli Ottanta rievocati a tutta musica - la competenza del regista in materia non si discute - con Blondie e Dire Straits, My Sharona e Rapper's Delight. Pane per i denti di un mucchio, moderatamente, selvaggio, accostato nei tre giorni che precedono l'inizio del semestre: agosto 1980, un piccolo college del Texas, dove Linklater travasa ricordi autobiografici, rimandi filmici e, soprattutto, lo spirito di un'epoca e un'età irriproducibili. (...) Una sporca mezza dozzina (...) votata a tutto, impiegata in niente, eccetto a fermare il tempo: '"Del doman non v'è certezza", e loro vogliono essere non solo lieti, ma pure inconsapevoli, immemori, eterni. Il futuro non è scritto, diceva Joe Strummer, quello di Jack e gli altri non è nemmeno parlato, solo vissuto qui e ora: matricole o fuoricorso truffaldini che siano poco importa, "noi siamo infinito" lo pensano o, meglio, lo intuiscono tutti. E, bravura di Linklater, questo 'tutti' è permeabile a qualche differenziazione psicologica, qualche accenno di introspezione, se non altro una definizione a grandi linee dei caratteri(...). Due annotazioni di genere: il trattamento riservato alle donne, considerate nel migliore dei casi alla stregua di prede, non è eccelso, né simpatetico, ma potremmo realisticamente esigere qualcosa di diverso da giocatori di baseball col testosterone a mille e i neuroni a zero? Ancora, la tensione omoerotica nel gruppo è esplicita, inconfutabile: potremmo cadere da un momento all'altro nel gay-porn d'annata. Dunque, film troppo maschio? Sicuramente, ma non da stracciarsi la canotta: tra echi di American Graffiti e Animal House e nostalgia canaglia, disco e club punk, sport e competizione, senso del gruppo e materassi ad acqua, cazzeggio ed edonismo, Tutti vogliono qualcosa restituisce tanto, tantissimo, dando umanità ed emozione a un genere che nemmeno oserebbe chiederle. È la calma grandezza di Linklater, capace di dare vita a (quasi) ogni film che fa, dalla serie Prima dell'alba e Prima del tramonto al penultimo, delizioso Boyhood. Così, quando Jack entra in classe ci vengono i brividi. Bei tempi, andati.

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano




promo

USA, 1981. Jake Bradford si trasferisce al college e va ad abitare insieme ai compagni della squadra di baseball dell'università. Nel campus il ragazzo affronterà il proprio percorso di crescita tra cameratismi, conflitti all'interno del gruppo e notti folli in cerca di conquiste femminili... Linklater (Boyhood) ci fa sentire lo scorrere del Tempo in agguato negli occhi, gesti, canzoni, parole dei suoi protagonisti senza cedere agli stereotipi del genere, ma tratta ogni situazione con un tono affettuoso e beffardo insieme e con uno stile, un divertimento, un retrogusto che permettono di ricreare un'epoca e tutta la nostalgia per un'età "innocente". Esilarante e commovente!

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LUX - agosto 2016

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