Fiore
Claudio Giovannesi - Italia 2016 - 1h 50’


   Fiore conferma il talento di Claudio Giovannesifilm precedente in archivio nel ritrarre quei giovani che la società costringe ai margini e di cui teme le energie e la rabbia. (...) l'esordiente Daphne Scoccia, emozionante (...). E mentre il film scava dentro questa condizione di «repressione amorosa» che Giovannesi cerca soprattutto sul volto della sua protagonista, pronto a decifrarne emozioni e paure, il film si trasforma in una storia d'amore tenera e impossibile che solo la follia dei suoi protagonisti renderà (forse) possibile.

Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera

   Interpreti straordinari ma non professionisti (tre le poche eccezioni Valerio Mastandrea, il padre di Dafne). Lunga inchiesta pre sceneggiatura, scritta a molte mani perché il verismo non esclude invenzioni e trovate. Massimo rigore per tutto ciò che riguarda la vita dietro le sbarre - lavori, stratagemmi, scambi di favori, sorveglianza, rapporti con l'esterno, affettività esasperata - dunque massima intensità ai sentimenti. Compreso quel misto di feroce rivalità e solidarietà totale che è tipico del carcere. (...) Giovannesi non cerca la metafora, non ne ha bisogno. Preferisce portarci per 112 minuti nella testa e nel cuore di Dafne (la sbalorditiva Dafne Scoccia), ovvero farci condividere il suo istintivo senso di assoluto, con inquadrature affilate come rasoi. Così ogni cosa prende un valore nuovo, inaudito. (...) Un grande risultato ottenuto con mezzi semplici..
La regista cerca una via ibrida e nuova, che annulli i confini temporali della storia, ma incrocia troppi sentieri e finisce disastrosamente fuori strada. Wes Anderson
film precedente in archivio e Charles Laughton, persino il Fritz Lang del Covo dei contrabbandieri (per la scena della fuga all'alba via mare), prestano alla Donzelli delle suggestioni comprensibili, che finiscono però per passare da un trattamento che rischia di degenerare nel kitsch con una recitazione non sa decidere tra il melodramma e la stilizzazione estrema.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

   Fiore (...) è la sorpresa felice di metà festival insieme alla conferma del talento di un giovane regista tra i migliori delle nuove generazioni. E non era semplice con una storia (...) che porta con sé un rischio altissimo di banalizzazioni: gli adolescenti, la prigione, la perenne tensione tra i ragazzi e gli «educatori»: uno spazio delimitato da regole rigide e continui imprevisti di ribellione. Ma Giovannesi per raccontare gli adolescenti ha un tocco speciale e come raramente accade ne sa restituire con fluidità gesti, parole, orizzonti (...). Non solo. L'allenamento nel documentario lo ha reso capace di mantenere in equilibrio luoghi (qui studiati con cura) traiettorie emozionali, corpi e scrittura, il romanzesco e la realtà. Eccoci così nel carcere minorile insieme a Daphne, che è lei trascinare sempre la macchina da presa incollata ai suoi gesti nervosi, agli occhi che divorano il mondo, alla sua pelle, al suo odore, prova di grandissima attrice per una non professionista (come quasi tutti gli altri), Daphne Scoccia, che attraversa spavalda e fragile tutto il film. (...) Ma non è un film carcerario Fiore, pure se della letteratura di «genere» molto conserva e con precisione nella sua vita «dentro» scandita mese dopo mese, chi esce e chi arriva, le iniziazioni e gli equilibri disperati da mantenere, le rivalità, il sesso tra compagne di cella, la solitudine. È soprattutto una storia d'amore, la rabbia giovane di una ribellione che è vita e desiderio, un «ragazzo selvaggio» in una corsa appassionata e senza un orizzonte. Giovannesi dispiega con delicatezza tutte le sfumature sentimentali e con la sua regia fisica (e mai compiaciuta) sfugge a qualsiasi «gabbia» di scrittura. È bravo, bravissimo a guidare i suoi protagonisti, a filmare le loro lacrime, a commuoverci, a coinvolgerci. Tutto è giusto ma la sua commozione (...) non è mai programmatica: nasce dal suo sguardo e dall'amore che mostra verso ciascuno dei suoi personaggi. Daphne non la lascia mai, è sempre lì nello spazio di un'inquadratura potente, concreta, che in questa prossimità alla trascendenza dei primi film dei fratelli Dardenne preferisce la carezza della complicità. (...) E rispetto al personaggio di Daphne come con tutti gli altri nelle cui esperienze, almeno in alcune, la storia si mischia al vissuto, Giovannesi è sempre sullo stesso piano. Non c'è giudizio né commiserazione perché, appunto, lui li ama, ama la loro voglia di sognare, quel mondo che si prendono senza pensare a cosa accadrà, se ci sarà un prezzo che tanto hanno sempre pagato. E quando usciamo dalla sala ce li portiamo dietro, con la loro meravigliosa irriverenza che li rende quasi dei sovversivi, segni di un tempo universale e di un cinema che sa ancora essere vivo.

Cristina Piccino - Il Manifesto



promo

Carcere minorile. Daphne, detenuta per rapina, si innamora di Josh, anche lui giovane rapinatore. In carcere i maschi e le femmine non si possono incontrare e l'amore è vietato: la relazione di Daphne e Josh vive solo di sguardi da una cella all'altra, brevi conversazioni attraverso le sbarre e lettere clandestine. Il carcere non è più solo privazione della libertà ma diventa anche mancanza d'amore. Racconto del desiderio d'amore di una ragazza adolescente e della forza di un sentimento che infrange ogni legge Fiore è un film "fragile" in cui Giovannesi dà conferma della sua felice vena intimista, attenta alla sensibilità degli adolescenti di cui sa restituire con fluidità gesti, parole, orizzonti.

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LUX - giugno 2016