Marguerite et Julien - La leggenda degli amanti impossibili
Valérie Donzelli - Francia 2015 - 1h 50’


   Rielaborata dalla regista con Jérémie Elkaïm dal lavoro di Jean Gruault (scritto per François Truffaut nel 1971), la sceneggiatura parte dall’infanzia privilegiata dei due protagonisti nel loro castello di Tourlaville, non lontano da Valognes (vedi Barbey d'Aurevilly e i suoi racconti sulfurei). Raccontata da una narratrice a una camerata di giovani donne, la storie vede Marguerite e Julien promettersi amore eterno nel corso di piccoli spettacoli domestici ("Oh My Love" come colonna sonora), cosa che insospettisce lo zio prete che consiglia di separarli. Il racconto procede al galoppo (col supporto di un vero cavallo) e dato che "è tempo di imparare a comportarsi seriamente nel mondo", Julien e suo fratello minore vengono mandati a studiare altrove e gireranno l’Europa per anni. Al loro ritorno la fiamma si riaccende, ma tra due giovani adulti stavolta, e nonostante le resistenze "morali" di Julien. La buona società sospetta il peggio (che ancora non è avvenuto) e fa sposare Marguerite a un uomo frustrato e minaccioso cui lei si rifiuta fino al giorno in cui Julien la porta via, concedendosi poi ai piaceri dell’amore carnale. Inseguiti dal marito di Marguerite, fratello e sorella fuggono con l’aiuto della madre (anche le domestiche sono spesso dalla loro parte). Braccati dalla polizia, tentano di scappare in Inghilterra perché Marguerite è incinta e l’incesto è punito con la pena di morte… Valérie Donzelli si addentra in una narrazione in precario equilibrio giocando sugli anacronismi (nella scena iniziale al cartello "c’era una volta" segue un elicottero…), quantità di riferimenti cinematografici e letterari (letture, scambi epistolari) e vari effetti visivi. Il suo proposito di distanziamento oscilla forse troppo tra fantasia teatrale e melodramma romantico libertario e le sue trovate rischiano di andare a picco come tutte le pietre del rimbalzello cui gioca Marguerite nel film. Ma questo forse non dispiacerà alla regista (e al suo accolito attore e co-sceneggiatore) che come i suoi personaggi rivendica la trasgressione che, si sa, è passibile di pena capitale in una società conformista. La passione, per quanto esaltante e naturale, giustifica ogni errore?

cineuropa

   Marguerite e suo fratello Julien si amano teneramente fin dalla primissima infanzia e non desiderano altro che stare l'uno accanto all'altro. Crescendo, il loro affetto si converte in un sentimento amoroso definitivo, inaccettabile per la società di ieri, come per quella di oggi. Separati più volte forzatamente, si aspettano e rinnovano ad ogni occasione la loro dedizione reciproca, fino alla decisione di fuggire in Inghilterra e vivere come coniugi sotto mentite spoglie.
Per il suo quarto lungometraggio, la regista di La guerra è dichiarata riscrive con il partner di sempre, Jérémie Elkaim, la sceneggiatura stesa nel 1971 da Jean Gruault per
François Truffaut (che abbandonò il progetto del film due anni dopo.) La storia s'ispira alla vicenda di Julien e Marguerite de Ravalet, figli del signore di Tourlaville, decapitati nel 1603 per adulterio e incesto. La Donzelli riscrive il concetto di epoca mescolandone diverse: c'è il castello secentesco (quello vero, di Tourlaville), ci sono i cavalli, ma ci sono anche le automobili, la radio, gli elicotteri, e i costumi, più che al diciassettesimo secolo, guardano decisamente all'Ottocento di Adele H., riferimento esplicito e inconfutabile del film nel suo complesso.
La regista cerca una via ibrida e nuova, che annulli i confini temporali della storia, ma incrocia troppi sentieri e finisce disastrosamente fuori strada. Wes Anderson
film precedente in archivio e Charles Laughton, persino il Fritz Lang del Covo dei contrabbandieri (per la scena della fuga all'alba via mare), prestano alla Donzelli delle suggestioni comprensibili, che finiscono però per passare da un trattamento che rischia di degenerare nel kitsch con una recitazione non sa decidere tra il melodramma e la stilizzazione estrema.

Marianna Cappi - mymovies.it




promo

Julien e Marguerite de Ravalet, figlio e figlia del Signore di Tourlaville, si sono amati teneramente fin dall'infanzia. Ma mentre crescono, il loro affetto vira verso una passione vorace. Scandalizzata dalla loro storia, la società li perseguita fino a quando, incapaci di resistere ai loro sentimenti, fuggono. Una favola moderna sul desiderio, passione, speranza, amore e morte. Partendo da una sceneggiatura scritta nel 1971 da Jean Gruault per François Truffaut, Valérie Donzelli si addentra in una narrazione in precario equilibrio giocando sugli anacronismi, su effetti “a sorpresa” e su una quantità di riferimenti cinematografici e letterari. Una storia senza tempo, avulsa da ogni moralità, una favola moderna sul desiderio, passione, speranza, amore e morte.

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