Il
problema è l’accumulo. Di fronte a
This Must be The Place
l’occhio resta estasiato, ma lo spirito critico è inquieto. Abbiamo a
che fare con un personaggio di grottesca depressione, una rock star in
disarmo, lontana dalle scene musicali ma anche da una qualche vivacità
esistenziale . Cheyenne (interpretazione mastodontica quella di Sean
Penn)
vive a Dublino, ha una moglie che fa il pompiere e che lo ama-accetta
con incongrua tenerezza, trova qualche scintilla di vivacità solo nel
rapporto “educativo” con una ragazzina scontrosa e più introversa di
lui… La sua immaturità “generazionale” (ah, i cinquantenni che non
hanno
sovvertito il potere e hanno perso anche l’immaginazione!) esplode nel
datato look dark-gothic (trucco pesante, rossetto vermiglio, capelli
ispidi e cotonati), nel bagaglio d’insicurezza “a rimorchio” (un
carrellino nel preludio
irlandese, un trolley nella trasferta USA), nel tormento che lo
attanaglia quando deve riconfrontarsi con la figura paterna, rimossa
da oltre trent’anni.
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ezio leoni - La Difesa del Popolo - 13 novembre 2011 |
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Il laconico e stravagante Cheyenne, ex leader di una rock band in voga negli anni ottanta (ricalcato sulle figura goth-punk di Robert Smith e Ozzy Osbourne), depresso e ormai risucchiato nel vortice di una crisi esistenziale-di mezz'età, viene scosso dalla notizia della morte del padre con cui non parla da più di trent'anni. Il viaggio oltreoceano per l'ultimo saluto al genitore, ex deportato nei campi nazisti, lo condurrà anche lungo un percorso di crescita individual-spirituale troppo a lungo rimandato, in un road movie dai colori pieni e brillanti. |
LUX - novembre 2011 |