La kryptonite nella borsa
Ivan Cotroneo
- Italia
2011
- 1h 38' |
Il
debutto da regista di Ivan Cotroneo è di quelli che, sulla base di un
ottima fattura e di un cordone di sostegno che va dalla fotografia di Luca
Bigazzi a un cast estremamente accurato, ha i numeri per portare pubblico
al cinema. Cotroneo usa la chiave della commedia per interpretare il mondo
con una storia adulta vista ad altezza di bambino. Protagonista è Sansone
Peppino da Napoli, colto da questa storia sulla soglia dei 9 anni nel
1973. Intorno a Peppino una famiglia multicolore (è il caso di dirlo: le
ricercate mostruosità cromatiche della mostruosa moda di quelle stagioni
sono parte importante del film) dove papà Luca Zingaretti tradisce
impunemente mamma Valeria Golino che cade in uno stato di muto sgomento
dal quale la risolleva il più che sollecito psichiatra Fabrizio Gifuni;
mentre i due zii Cristiana Capotondi e Libero De Rienzo spupazzano il
nipotino. Insomma un gran casino, simpatico e vitale. Che sa distillare,
nella forma più accattivante ma non superficiale, una classica lezione di
vita: sii sempre te stesso e segui la tua strada. |
Paolo D'Agostini
- La Repubblica |
Reduce
dal Festival di Roma arriva in sala l'opera prima di Ivan Cotroneo tratta
dall'omonimo suo romanzo. A cavalcioni tra interni con parenti alla De
Filippo, il vintage hair di Corsicato, la moda sesso droga rock'n'roll e
qualche sospiro sentimentale alla Özpetek
, l'educazione di Peppino, anni
70, ragazzino miope, 9 anni, famiglia in confusione, zii liberi e belli,
cugino Superman. La fattura è molto professionale, è tutto assai furbo e
carino, forse anche troppo, ma l'esordio è, anche per il cast, di stile. |
Maurizio Porro -
Il Corriere della Sera |
C'è
stato un tempo, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, in cui Napoli
era luminosa, colorata, vivace, attraversata da mille influssi, avvolta
dalle sue tante contraddizioni e contaminazioni, felicemente orgiastica,
sicuramente verticale, proletaria e sotto-proletaria, una città con ancora
un popolo, piena di bambini, di povertà e di mense, di vicoli malavitosi e
impuniti, una Napoli ancora ingenua, sempre incurante del futuro, sorda al
domani. Il cielo plumbeo che l'avrebbe attesa al varco dei decenni, fino a
questo presente cupo e grigio, sembrava non potersi formare, sempre
sciolto dalla pozione magica di incredulo ottimismo e molesto disfattismo.
Questa è stata, un tempo, una città. Questa è la Napoli descritta da Ivan
Cotroneo in
La kryptonite nella borsa
(passato con successo al Festival di Roma e oggi nelle sale). È un film di
strana bellezza perché si sostituisce alla nostalgia, portandoci nel cuore
di un sentimento ancora pulsante. Quello di Cotroneo non è un viaggio nel
tempo ma è il viaggio dentro l'emozione ancora viva di un momento
specifico della vita, quando ancora bambini tutto sembra deforme e strano,
ambiguo e alterno, e sempre senza una vera ragione. Non si può parlare di
un film in costume (sebbene sia un film calato nella moda del tempo), non
si può parlare di un film storico (sebbene sia ambientato agli inizi degli
anni Settanta), non si può parlare di un film nostalgico (anche se gira
intorno al rimpianto per quel che eravamo), non si può parlare di un film
politico (perché quel rimpianto contiene una domanda su ciò che siamo). |
Dario Zonta -
L'Unità |
È
sulla base di un proprio romanzo edito da Bompiani che lo sceneggiatore
Ivan Cotroneo ha scelto di esordire nella regia. Ed è stata idea giusta
perché, essendo scritto sul filo dell'autobiografia,
La kryptonite nella
borsa
contiene un mondo di riferimenti noto, cosa che deve aver semplificato al
neo-autore il compito di ritrovare sullo schermo atmosfere, luoghi,
colori, caratteri. Per altri aspetti però si tratta di un soggetto non
facile: gioca su un doppio registro reale-surreale, è un po' commedia di
costume e un po' storia intimista, ovvero un piccolo romanzo di formazione
con tanti personaggi da raccontare. E' riuscito Cotroneo a padroneggiare
tutte queste fila? [...] La cornice di una Napoli piccolo borghese
innestata di magmatici fermenti ribellistici, il buon livello di
recitazione, l'umanità dei personaggi, alcuni felici spunti di regia: sono
elementi che rendono la visione gradevole e inducono ad attendere con
fiducia un'opera seconda. |
Alessandra Levantesi Kezich -
La Stampa |
promo |
Sansone Peppino
ha 9 anni, vive nella vivacissima Napoli degli anni '70 e, a causa
della crisi coniugale tra i suoi genitori, trascorre le giornate
in compagnia degli zii giovanissimi e incoscienti, che lo
circondano di attenzioni...
L'opera prima di Cotroneo (noto sceneggiatore cine-televisivo)
partecipa alla 6^ edizione del Festival Internazionale del Film di
Roma senza portasi a casa l'ambìto premio, ma fa comunque parlare
di sè: accattivante e coloratissimo mai banale e superficiale,
ricalcando la struttura del romanzo di formazione si scopre anche
nostalgico e sentimentale. A completare il quadro di questo
esordio alla regia che si annuncia davvero promettente un cast
d'eccezione: Luca Zingaretti veste i panni del padre fredifrago,
Valeria Golino quelli della madre tradita e depressa, Cristiana
Capotondi zia hippie affettuosa e folle. |
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LUX
- novembre 2011 |
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