…Revolutionary Road
è un film perfettamente riuscito; nel senso che tutto contribuisce a farne
un capolavoro, dalla direzione perfettamente calibrata e funzionale al
racconto, alle interpretazioni ("moderne", ma che si amalgamano benissimo
con il classicismo della regia), fino alla partitura musicale del grande
Thomas Newman, capace di far crescere nello spettatore un'angoscia
inconsapevole in previsione degli eventi che verranno a giustificarla. Il
soggetto è quello di un romanzo di Richard Yates del 1961 (ed. italiana
minimum fax) basato sull'eterno conflitto tra desiderio e ragione, sogno
e realtà. Quando April e Frank Wheeler, freschi sposini, prendono possesso
della loro "casettina in periferia" nel Connecticut, tutto sembra perfetto
per offrire loro quella felicità prefabbricata che è il "sogno" americano
degli anni 50. Ma giorno dopo giorno, i sogni veri tornano a galla e si
confrontano con una realtà asfittica, senza prospettive, che va stretta
soprattutto ad April.
Sam Mendes
(American
Beauty) sa come scoperchiare i
sepolcri imbiancati della periferia americana, liberando i demoni assopiti
in tante casalinghe disperate e in tanti impiegati-modello. La donna
convince il marito a lasciare quella routine soffocante per andare a
Parigi (mito degli americani negli anni 50) a fare la vita bohémienne. Gli
amici non capiscono: dovrebbero, altrimenti, guardare in faccia la loro
stessa frustrazione (agghiacciante la scena del vicino che tenta
inutilmente di comunicare coi suoi bambini, inchiodati al televisore). E
quando la determinazione di Frank, tentato da un avanzamento di carriera,
comincia a vacillare, s'innesca la spirale delle incomprensioni, con
relativo corredo di liti e tradimenti, fino all'odio reciproco. Una
quieta angoscia che sale poco a poco e, alla fine, ti colpisce allo
stomaco facendoti male per giorni. A conti fatti, i tanti fan di
Titanic
possono rallegrarsi che dodici anni fa la love-story tra Leo DiCaprio e
Kate Winslet sia stata inghiottita dal mare: ecco come sarebbe finita, se
si fossero sposati. Ed ecco quel che c'è - dice Mendes - dopo il "vissero
felici e contenti" che conclude le fiabe, in un film molto americano nei
caratteri e nell'iconografia, pochissimo nello sguardo, che demolisce
sistematicamente tutta la mitologia dell'amore romantico e dell'happy-end elaborata in migliaia di produzioni hollywoodiane. Le
performance di Leo e Kate sono di altissimo livello; su di lui avremmo
scommesso, sulla signora Winslet in Mendes un po' meno, e siamo contenti
di esserci sbagliati. Alla perfezione dell'insieme contribuiscono i
"secondi ruoli": da Kathy Bates a Michael Shannon (lui, almeno, "nominato"
alle statuette) nella parte del suo nevrotico figlio. Che ha due scene
soltanto, ma impossibili da dimenticare. Roberto Nepoti
- La Repubblica
cinélite
TORRESINO
all'aperto:
giugno-agosto
2009