American Life (Away We Go)
Sam Mendes - USA/Gran Bretagna 2009 - 1h 38'

   Da American Beauty a Revolutionary Road il britannico Sam Mendes è andato componendo un ritratto del Big Country che è critico, ma anche amoroso: perché i suoi personaggi, nel tentare di trovare una via di uscita, rivelano una sensibilità vulnerata che ce li rende cari. Il discorso vale in particolar modo per la coppia di trentenni di American Life che, in attesa del primo nato, intraprendono un viaggio alla ricerca del luogo giusto dove mettere radici. Tuttavia i casi di alienata umanità con cui di tappa in tappa sono costretti a confrontarsi fanno maturare la consapevolezza di una risorsa affettiva che può esistere solo dentro e fra di loro. Ironico e sottile, tenero nella tessitura del rapporto a due, Mendes passa dal film hollywoodiano alla pellicola intimista mantenendo uno stile inconfondibile. Forse sarebbe l'ora di cominciare a considerarlo fra i grandi.

Alessandra Levantesi - La Stampa

   Ogni tanto arriva sui grandi schermi un film che, in punta di piedi, affronta i temi dei quali dovremmo tutti parlare. È il caso di American Life, il nuovo lavoro di Sam Mendes che esce in Italia un anno dopo il debutto statunitense, ma è un bene che faccia la sua comparsa a Natale, perché è davvero il più genuinamente positivo e speranzoso dono sotto l’albero: altro che i cinepanettoni! La storia sembra cominciare dove finiva quella di Revolutionary Road, e prende la strada esattamente opposta: se nella tragedia anni ’50 la coppia Leonardo Di Caprio e Kate Winslet sognava di trasferirsi all’estero e non riusciva a spostarsi di un millimetro dalla propria casa e dalle convenzioni dell’America perbenista, in American Life la coppia John Krasinski e Maya Rudolph (lo so, non li conoscete, ma sentirete molto parlare di loro) va oggi in cerca di una casa dove crescere il proprio figlio non ancora nato, o meglio, va in cerca di una casa dell’anima.
Un’idea di per sé davvero rivoluzionaria, in un’epoca in cui ai giovani viene chiesto di accontentarsi della vita che tocca loro in sorte, con tutti i limiti preconfezionati che comporta. In
American Life sono i genitori di Burt (Krasinski) a compiere il grande passo che non erano riusciti a fare Leo e Kate nel film precedente e a trasferirsi all’estero, con la leggerezza egoista che caratterizza la generazione dei cinquantenni, a quanto pare anche al di là dell’oceano. Ai due trentenni Burt e Verona (Rudolph) non restano che le briciole, ovvero una sistemazione precaria, un lavoro incerto e malpagato, e la totale assenza di aiuti familiari.
«Siamo due falliti?», chiede Burt a Maya, in uno dei dialoghi più intimi e sinceri del film. Maya lo rassicura, con un atteggiamento che è già materno. Ed è nella tenerezza e nella verità di dialoghi come questo, in cui la coppia si dà vicendevolmente coraggio, che risiede il messaggio di speranza di Mendes: fintanto che ci saranno un uomo e una donna (con magari un bambino in arrivo) disposti a parlarsi con il cuore e a pensare (e agire) positivo, dice Sam, il mondo è certo di non andare a rotoli.
E questo nonostante tutto remi contro la giovane coppia. Nel loro peregrinare per gli Stati Uniti in cerca di una dimora (atto di per sé coraggioso e ottimista), Brad e Verona incontreranno infatti numerosi esempi di infelicità domestica e di smarrimento esistenziale: dalla coppia disfunzionale che cresce i figli parlando malissimo di loro («tanto non ci sentono»), a quella new age convinta della propria infallibilità, a quella che compensa un’infertilità congenita con una sovrabbondanza di adozioni, alla sorella single di Verona che, pur bellissima e affermatissima nel lavoro, è incapace di costruirsi una vita affettiva. Non c’è condanna per nessuno di questi personaggi, tranne la coppia new age che in effetti è davvero irritante, ma è evidente che non sono questi gli esempi che Burt e Verona intendono seguire, né sono queste le persone che vogliono avere vicino. Intorno a loro c’è l’America spaventosa della crisi economica, con i suoi disoccupati, le sue case pignorate, le sue miserie esposte, ma ci sono anche i grandi spazi naturali, le strade che sembrano non avere fine, e quel monito implicito nell’ethos americano ad andarsene via da dove non si sta bene (Away we go è il titolo originale del film, che avrebbe potuto essere felicemente tradotto con Vieni via con me, invece che con un gioco di parole basato sul massimo successo del regista) per trovare il proprio posto nel mondo.
Con tenerezza commovente Mendes e i due attori protagonisti (bravissimo Krasinski) tracciano il ritratto di una coppia giovane che ce la farà perché si tiene stretti i valori autentici e non perde la speranza di costruire un futuro a sua misura, invece che entrare nel grande gioco della rottamazione collettiva e della sfiducia globale. Questi due giovani sono americani nel senso migliore del termine: ottimisti, creativi, disposti a mettersi in discussione e a cambiare ciò che non pare loro giusto o adeguato, in un momento in cui, invece di gettare la spugna, «devi essere molto più in gamba di quanto avevi mai immaginato».
La loro forza è la loro determinazione a non abbandonarsi l’un l’altro, a rimanere al di fuori delle convenzioni, e ad ammettere la propria fragilità senza delegittimare la propria forza come individui e come coppia.
American Life è un film prezioso in un momento in cui niente sembra avere un senso e uno sbocco, soprattutto per i giovani, perché mantiene vivo il sogno, e mostra come farlo diventare realtà.

Paola Casella - Europa

promo

Una coppia in attesa del primo figlio viaggia sulle strade dell'America alla ricerca del "luogo perfetto" dove ricominciare una nuova vita familiare. I casi di alienata umanità con cui di tappa in tappa sono costretti a confrontarsi fanno maturare la consapevolezza di una risorsa affettiva che può esistere solo dentro e fra di loro. Ironico e sottile, tenero nella tessitura del rapporto a due, Mendes passa dal film hollywoodiano alla pellicola intimista mantenendo uno stile inconfondibile. Il suo neoromanticismo è buffo e sbilenco, ma al tempo stesso incredibilmente adorabile e genuino.

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TORRESINO gennaio 2011

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