Qualcosa nell'aria
(Après mai)
Olivier Assayas - Francia
2012
- 2h 2' |
|
Osella
per la miglior sceneggiatura |
È interessante
il doppio registro con cui il regista Olivier Assayas (classe 1955)
rievoca in
Qualcosa nell'aria
il biennio post-sessantottino 1971-72: da un lato rispecchiandosi sul filo
dell'autobiografia nel protagonista - Gilles, studente di Belle Arti che
nel finale decide di abbandonare i pennelli per il cinema; dall'altro
impegnandosi a rievocare l'affresco d'epoca piuttosto che il trascorso
personale. Difficile parlare sotto brevità di una pellicola che per le
tematiche di cui è intessuta induce a riaprire l'annoso dibattito su cosa
fu o non fu il '68. Utopismo o ideologia della violenza? Spirito
libertario o cecità dogmatica? E quei ragazzi che scagliavano pietre
contro la polizia, discutevano di Rivoluzione cinese e Trotzki, fumavano
spinelli e aspiravano a cambiare il mondo dichiarandosi contro Stato,
famiglia e ogni regola, furono la meglio o la peggio gioventù? Il pregio
di
Assayas
è che, scelto un certo angolo visuale (un liceo alla periferia di Parigi)
e un preciso arco temporale, si accosta alla materia senza pregiudizi,
ottiche sociologiche o voluttà nostalgiche, restituendo l'atmosfera di un
passato ormai lontano con una freschezza fenomenologica che lo rende un
presente. Il tutto pervaso dal presentimento che la giovinezza con i suoi
istinti ribelli troppo presto se ne fuggirà via. |
Alessandra Levantesi Kezich -
La Stampa |
Senza nostalgia
e senza ideologia, Olivier Assayas ci ha dato con
Après mai (Dopo
il Maggio) uno straordinario ritratto di quella generazione che arrivata
alla politica subito dopo il Sessantotto (il film è ambientato nel 1971)
era stata costretta a fare i conti con i sogni e i fallimenti dei loro
fratelli maggiori, intrecciando utopie rivoluzionarie con concrete scelte
di vita. (...) Tutto questo, Assayas lo filma tenendo la «giusta distanza»
dai suoi protagonisti, senza farli diventare «rotelle» di una
sceneggiatura-ingranaggio troppo meccanica ma anche senza abbandonarli a
un autocompiacimento gratuito e così, dopo un inizio un po' macchinoso, lo
spettatore è conquistato dall'affetto con cui vede raccontate sullo
schermo le loro scelte e i loro errori. Lontano sia dal bilancio mortifero
di Garrel (Les
Amants réguliers)
sia dall'innocenza perduta di Bertolucci (The
Dreamers),
Après mai sa
restituire la contraddittoria esperienza di una gioventù che si è trovata
a fare i conti con scelte a volte insolubili (nessuno ha soluzioni o
morali in tasca, tanto meno il regista) ma che ha saputo conservare una
sua vitale energia positiva. |
Paolo Mereghetti - Il
Corriere della Sera |
Classe
1955, figlio d'arte (...), Assayas ha una filmografia ormai lunga e
importante nella quale è possibile individuare un titolo,
L'eau froide
del 1994, che è in qualche modo il «padre» di questo nuovo progetto. Che
in originale si intitola
Après mai, dopo
il maggio, ma che in italiano è stato tradotto
Qualcosa nell'aria,
titolo che comunque al regista piace. (...) La magnifica colonna sonora è
intessuta da brani di artisti rock oggi per lo più dimenticati, da Nick
Drake agli Amazing Blondel, dai Tangerine Dream a Kevin Ayers per arrivare
fino a Syd Barrett, il leader pazzo e geniale dei primi Pink Floyd. Ma non
di sola musica vive 'Qualcosa nell'aria'. C'è, anche qui, la giusta dose
di cinefilia: ed è toccante sentir citati in un film di oggi cineasti che
a quei tempi erano materia obbligatoria nei cineclub, come Bo Widerberg
(l'autore del film militante
Joe Hill) e Jorge
Sanjines (il boliviano di Sangue di condor).
Oltre che una rievocazione politica e sentimentale,
Qualcosa nell'aria
è un tuffo nell'atmosfera emozionale di quel tempo, una sorta di ripasso
di macrostoria e microstoria: un affresco antropologico che piacerebbe a
Le Goff, e che ritrova nel passaggio dagli anni 60 agli anni 70 una serie
di reperti «archeologici» che permettono di ricostruire il senso di
un'epoca. |
Alberto Crespi - L'Unità |
promo |
Parigi, anni
70. Gilles, studente di liceo, viene coinvolto dai fermenti
politici che stanno sconvolgendo la società di quegli anni. In
realtà, lui è un artista che desidera dedicarsi al cinema e alla
pittura, ma per i suoi amici l'impegno politico deve essere
totale. Pian piano anche Gilles troverà il suo modo per
districarsi nella confusione della rivoluzione studentesca e allo
stesso tempo chiarire i dubbi di una vocazione artistica ancora in
via di sviluppo... Assayas fa di Gilles il suo scoperto alter ego:
autobiografismo e affinità elettive, per ritornare a sfogliare
l'album dei ricordi e, ancor più, il proprio romanzo di
formazione. Un film che sa restituire la contraddittoria
esperienza di una gioventù che si è trovata a fare i conti con
scelte a volte insolubili, ma che ha saputo conservare una sua
vitale energia positiva. |
cinélite
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2013
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