Promettilo! (Zavet)
Emir Kusturica - Serbia/Francia 2007 - 2h 8'

   ...L'ennesima favola del Fellini dei Balcani fa ridere a crepapelle e non necessita di pezze d'appoggio teoriche: abbandonati i contrappunti aspri e sensuali, il climax vira decisamente al grottesco e la colonna sonora non smette un istante di martellare le sue urlate tonalità da ballata etnica.

Valerio Caprara - Il Mattino

   film precedente in archivio Emir Kusturica si vede uscire il suo Promettilo! a 33 mesi dalla presentazione a Cannes. E dire che il nostro non meritava un esilio tanto lungo, essendo tornato senza clamorosi picchi al suo cinema migliore. Tra amore, morte e un carnevale malinconico fatto di facce sballate, sguardi spiritati, una costumista ispirata. Tra colori e musiche inconfondibili (merito del figlio Stribor Kusturica, qui in gran forma anche come attore). Ci regala una commedia umana che parte da uno spunto surreale: tre promesse in punto di morte, una più strana dell'altra. E la prima, attenzione, è trovare una mucca! L'autore di Sarajevo si permette di ridere sulla maltrattata storia del suo popolo - anzi, dei suoi popoli - dalla Seconda Guerra Mondiale alla disintegrazione della Jugoslavia, con una battuta - «ci bombardano per amore, non come in Polonia» - ci dice la sua sul Kosovo, forse sull'Iraq e persino sulla sua faziosità pro regime serbo che tanta rabbia gli ha attirato addosso (ma provateci voi a sopravvivere nella guerra tra bande dei Balcani). Il talento è lo stesso di sempre, anche nelle esagerazioni di sceneggiatura e di follia visionaria, e ci ricorda come il cinema migliore sia, sempre più spesso, a est: come in quella ex Jugoslavia martoriata che offre, a getto contino, cinegioielli, dalla Serbia alla Slovenia. Passando, appunto, per Kusturica.

Boris Sollazzo - Liberazione

   Passato dal Festival di Cannes la bellezza di tre anni fa, arriva finalmente nelle sale italiane Promettilo!, l’ultimo lungometraggio di Emir Kusturica, pluridecorato cantore di microcosmi balcanici, vivaci presepi blasfemi intrappolati tra la nostalgia di un passato orientale e le tentazioni consumistiche di un agognato futuro occidentale, nei quali gioie e miserie convivono e si intrecciano al ritmo incalzante della polka.
Le cadenze irriverenti di tromboni e fisarmoniche, fanno in questo caso da sottofondo alla parabola di formazione del pastorello Tsane, spedito in città dal nonno per vendere una mucca e tornare con una moglie. Per mantenere la promessa però dovrà vedersela con la pittoresca mala locale, capeggiata dall’untuoso boss Bajo (affidato ancora una volta al sorridente carisma da farabutto di Miki Manojlovic) che, tra la gestione del bordello e la riscossione di un pizzo, coltiva il sogno di ricostruire il World Trade Center in Serbia.
“Non sono bugie, è la verità abbellita!” dice Zane alla bella Jasna per giustificare i suoi improbabili ed iperbolici racconti. Per bocca del suo protagonista è il regista a fornirci la definizione più calzante per il suo cinema al sapore di leggenda popolare, nel quale con perfetta naturalezza ci si imbatte in circensi volanti, innocenti prostitute, pervertiti da fattoria e giganti russi che sgranocchiano rivoltelle come fossero liquirizia. Un coro di outsider impegnati in romantici inseguimenti ed amichevoli sparatorie, destinati ad incrociarsi tutti nel consueto finale forsennato, non a caso ambientato al confluire tra un matrimonio e un funerale.
Nella baraonda di gag viene inserita, un po’ distrattamente una sequela di frecciate all’Unione Europea e agli Stati Uniti, punzecchiati per il capitalismo sfrenato, le guerre compassionevoli e le democrazie esportate. L’Occidente resta comunque un fuoricampo irraggiungibile da cui l’ingenua umanità di Kusturica rimane volontariamente esclusa e così le stoccate anti-americane non superano mai lo spessore della battuta di spirito.
Con
Promettilo!, insomma, Kusturica si tiene in esercizio, regalando ai propri fan (e a chi ancora non lo conoscesse) un nuovo divertente tassello del suo mosaico picaresco, che risulta però parecchio lontano, per efficacia ed inventiva, dalla malinconica visionarietà di
Underground e Arizona Dream, probabilmente gli episodi migliori di una gloriosa carriera ormai trentennale.

Alfonso Mastrantonio - Affariitaliani.it

promo

Serbia. Il giovane Tsane vive con il nonno e la loro mucca, in un villaggio semiabbandonato sulle colline. Fatta eccezione per la maestra (Tsane è il suo unico allievo) sono gli unici abitanti. Quando la scuola viene chiusa il nonno, che sente approssimarsi la morte, chiede al nipote di raggiungere la vicina città in cui si tiene il mercato. Dovrà vendere la mucca e poi mantenere tre promesse: comprare un'icona di un santo, acquistare qualcosa che gli piaccia e trovare una ragazza che accetti di
diventare sua moglie. Tsane riesce a mantenere le prime due promesse, per la terza le cose si fannoun po' più complicate... Un effervescente Hellzapoppin serbo: poca introspezione e molta allegoria, situazioni paradossali e personaggi grotteschi, un fuoco di artificio di gag caratterizzate da lampi di bellezza e di genialità visiva.

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LUX - febbraio/marzo 2010

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