Brothers
Jim Sheridan - USA 2009 - 1h 48'

  Un melodramma sul classico tema del reducismo, irrobustito dalla prestazione tutta carne & sangue degli attori principali. Con Brothers l'irlandese Jim Sheridan (Nel nome del padre) non si limita a puntare il dito contro i danni collaterali prodotti dalla guerra, ma indaga sui tortuosi rapporti che possono crearsi all'interno di un nucleo familiare. Le circostanze dell'intreccio, riprese dal film danese Non desiderare la donna d'altri di Susanne Bier, coinvolgono Sam, marine dato per caduto in Afghanistan, sua moglie Grace e suo fratello Tommy che, avvicinati dal dolore, sono sul punto d'unirsi anche per il bene dei figlioletti destinati a restare orfani. Fino a quando il sopravvissuto alle inaudite crudeltà dei talebani ricompare: provato nella psiche più che nel corpo, dovrà confrontarsi con i contraccolpi emotivi dei congiunti nel segno di una (forse) terapeutica catarsi... Convenzionale e prevedibile, il film acquista spessore grazie alla superba credibilità di tre giovani star come Maguire, Portman e Gyllenhaal.

Valerio Caprara - Il Mattino

  Come i musicisti che riprendono motivi altrui facendoli propri, così Jim Sheridan, ispirandosi a Non desiderare la donna d'altri della danese Susanne Biers, ha plasmato Brothers nel suo stile, conferendogli un tocco intimistico e naturalista molto irlandese anche se ambientazione e interpreti sono americani. Candidato ai Golden e in probabile predicato per l'Oscar agli attori (nel formidabile trio spicca Maguire), questo film sotto vari aspetti notevole ha il solo punto debole di un finale che suona affrettato e poco convincente.

Alessandra Levantesi - La Stampa

  Diffidate delle buone idee. Spesso non sono così buone. Esempio tipico: i remake hollywoodiani. Rifare negli Usa il mélo della danese Susanne Bier Non desiderare la donna d'altri (2005), poteva sembrare una gran trovata. C'è un soldato che va in guerra e non torna più (Tobey Maguire, mai così fuori parte). C'è una vedova con figlie piccole che si scopre attratta contro ogni aspettativa dal cognato pecora nera fresco di carcere (con lancinanti sensi di colpa in entrambi). C'è una famiglia oppressiva che cova fin dall'inizio la tragedia. E l'Afghanistan con i suoi orrori, che per il capitano Sam saranno particolarmente atroci. Con materiali così incendiari basta un errore e salta tutto. Brothers è sbagliato da cima a fondo. Assurdo il cast (il colmo è il trasognato Jake Gyllenhaal come fratello ex-rapinatore). Ridicolo l'Afghanistan, diviso fra bimbetti sorridenti intravisti dalla jeep e talibani sanguinari. Per non parlare dei dettagli: vedove così pettinate e prigionieri così composti, anche dopo mesi di privazioni, non si vedevano nemmeno negli anni 50. Morale: non si crede mai a nulla, esperienza penosa vista la forza e la complessità dei sentimenti in gioco. Che un pasticcio simile porti la firma del regista di Nel nome del padre, dice quanto è confusa Hollywood in questi anni. Urge moratoria: niente remake per qualche tempo e ne riparliamo.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

film del week-end precedente

LUX - gennaio 2010

film successivo presente sul sito

promo

Una tragedia familiare in bilico tra il fronte della guerra e quello della passione. E tre protagonisti per tre grandi prove recitative: Sam (Tobey Maguire), marine dato per caduto in Afghanistan, sua moglie Grace (Natalie Portman) e suo fratello Tommy (Jake Gyllenhaal) che, avvicinati dal dolore, sono sul punto d'unirsi anche per il bene dei figlioletti destinati a restare orfani. Fino a quando il sopravvissuto alle inaudite crudeltà dei talebani ricompare...