Underground
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CANNES - Palma d'oro |
"Nessuna
guerra è guerra finché il fratello non alza il braccio
sul fratello". La morale di un film tutto immaginifico come
Underground
sta forse in questa piccola frase con cui i protagonisti si confrontano
a ridosso di una delle sequenze più visionarie della pellicola:
una carrozzella a motore con due corpi avvolti dalle fiamme che gira
attorno ad un capitello con un crocefisso a testa in giù, mentre
intorno infuria la violenza della recente guerra jugoslava. Jugoslava?
Improprio perché anche nel film ci viene ricordato come la Jugoslavia
non esiste più e non per niente il sottotitolo di recita "c'era
una volta un paese". Ma non è possibile focalizzare
un'analisi di Underground
soffermandosi sui dialoghi perché l'opera di
Kusturica
(questa, ma pure le sue precedenti, da Ti
ricordi di Dolly Bell a
Papà è in viaggio d'affari)
vive d'immagini, immagini in questo caso cupe, laceranti, assurde, folcloristiche,
metaforiche, indimenticabili. Come quelle, in apertura, del bombardamento
di Belgrado del 1941 in cui la morte, la disperazione, il caos sono
emblematizzati nella distruzione dello zoo, con l'orrore dell'agonia
degli animali e la bizzarria di leoni ed elefanti che vagano per le
vie di una città sotto shock. Ma lo shock che pervade il racconto
è anche quello di noi spettatori di fronte all'estro visionario
e narrativo di Kusturica (giustamente premiato a Cannes con la Palma
d'oro): dopo averci immerso nell'orrore della seconda guerra mondiale
e nell'allegoria costante del proprio linguaggio filmico, il regista
bosniaco ci rinchiude con i suoi protagonisti in un sotterraneo al riparo
dai nazisti, ma in balia dell'insania di Markus che per vent'anni, mentre,
in superficie, se la spassa con la bella Natalia e diventa un capoccia
del regime di Tito, tiene segregati l'amico-eroe nazionale (il Nero)
e i suoi compagni nel rifugio del sottosuolo, raccontando loro che la
vittoria e il potere sono nelle mani dei tedeschi, tenendo sotto controllo,
per i propri fini, le loro tristi esistenze (il comunismo era un
grande sotterraneo...). L'invenzione narrativa riesplode quando
il Nero, accompagnato da un figlio omai adulto, torna nella realtà,
di nuovo però "imbrogliato" dalla fiction di un set
in cui si sta girando proprio un film commemorativo delle sue gesta,
fatalmente sospinto nel magma tragico della storia, nel macabro epilogo,
ancora irrisolto, del conflitto serbo-bosniaco.
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ezio leoni - La Difesa Del Popolo 3 marzo 1996 |
promo |
La forza figurativa di Underground, che fotografa una vicenda di guerra e drammi fratricidi sullo sfondo dello sfascio comunista a cavallo della seconda guerra mondiale, č sconvolgente, illumina lo schermo coi bagliori della scontri, ma si esalta soprattutto nel buio di una cantina tra un parto, illuminato dalla fioca luce di una bicicletta, ed una festa di matrimonio che, in musica, danze e cannonate, dā letteralmente il capogiro, si sublima nel perdersi e ritrovasi dei corpi sott'acqua, si inebria in un finale felliniano che solo al di lā del reale, oltre la morte, garantisce una futuro di pace. In Underground la confusione del singolo, la deriva di un popolo (e di una terra!) diventano espressioni simboliche di una storia di falsitā, guerra e violenza che si perpetua, ciclicamente senza speranza di redenzione... |
LUX
- serata speciale - 5 marzo 2010 |