Musica cubana
German Kral - Germania/Cuba/Giappone 2004 - 1h 28'

da La Repubblica (Rita Celi)

      Wim Wenders non ha mai abbandonato la sua passione per la musica e per i musicisti cubani. Dopo aver ridato lustro ai grandi padri della cultura musicale dell'isola, facendo scoprire e apprezzare in tutto il mondo i vecchi maestri del Buena Vista Social Club, il regista tedesco manda una nuova cartolina musicale dall'Avana, in veste di produttore del documentario Musica cubana. Il film raccoglie l'eredità del progetto musicale di Ry Cooder da cui scaturì il documentario del regista tedesco, ma questa volta dà spazio alle giovani generazioni, alle vitali contaminazioni tra la musica tradizionale e la musica moderna nella Cuba di oggi. La regia è stata affidata a German Kral, allievo di Wenders, e che a sua volta rappresenta la nuova generazione di registi. L'idea di Musica cubana era già nata durante le riprese di Buena Vista quando, girando per L'Avana, Wenders incontrò molti giovani musicisti che gli consegnarono i loro nastri o si presentarono sperando in una audizione. Pío Leiva, 87 anni, personaggio di spicco del precedente film, è l'unico legame con il vecchio progetto e torna in scena suonando e cantando in giro per la capitale insieme alle nuove leve. Il film si snoda intorno al sogno di Bárbaro, un tassista che vuole fondare una band e portarla in tournée in giro per il mondo. Un giorno il "maestro" Pío Leiva sale a bordo del suo taxi e Bárbaro gli spiega la sua idea di dar vita a un gruppo con i migliori giovani musicisti di Cuba, naturalmente sotto la sua direzione. Bárbaro coinvolge Leiva in un frenetico giro per i locali della città dove si esibiscono i giovani artisti in una miscela di salsa, funk, rap e jazz. Il vecchio artista rimane affascinato, ma solo dopo aver ascoltato Osdalgia si dedica al progetto con tutte le sue forze. Sul vecchio taxi di Bárbaro, una Chevrolet blu del '48, i due incontrano alcuni dei più popolari musicisti della Cuba moderna: "Mayito" Rivera, il Mick Jagger cubano e cantante del gruppo "Los Van Van"; "El Nene", cantante del gruppo "Los Jóvenes Clásicos del Son", Telmary, una giovane rapper con un incredibile talento e tanto "soul" cubano; Luis Frank, cantante della band "Soneros de Verdad"; Tirso Duarte, giovane cantante di "Pupy y los que Son Son", così come alcuni dei migliori musicisti che vivono attualmente all'Avana: Roberto Carcassés (pianista di "Interactivo"), Julio Padron (trombettista di "Irakere"), Samuel Formell (batterista di "Los Van Van"), Feliciano Arango (bassista di "NG La Banda"), Elmer Ferrer (chitarrista di "Interactivo"), Cotó e molti altri. Tra classici stravolti e improvvisazioni, cominciano le prove della band. Al primo incontro, i giovani chiedono al maestro cosa devono suonare, se attenersi alla tradizione o andare a ruota libera. "Suoniamo la musica del passato, quella del presente e quella che verrà" risponde Leiva, imponendo il suo stile ma lasciandosi trascinare dai ritmi travolgenti dei suoi giovani compagni. La macchina da presa gira in lungo e in largo per L'Avana, allontanandosi man mano dai circuiti turistici, entrando nelle strade e nei vicoli della periferia, con una tappa nella Escuela nacional de musica cubana. E nel corso del tempo, ogni artista ha modo di raccontare qualcosa di sé, come vive, cosa sogna, esaltando l'amore per la musica e l'orgoglio di essere cubano. Bárbaro registra tutto quello che suona la band, e lo fa ascoltare ai turisti che salgono sul suo taxi sperando di incontrare le persone giuste fino a quando il sogno diventa realtà. La band, con Bárbaro e Pío, si ritrova in un aereo diretto a Tokio dove viene accolta con grande entusiasmo. E così nell'emozionante concerto finale la band "The Sons of Cuba" al suono di una emozionante Chan chan riceve il suo battesimo ufficiale.

da FilmChips (Iolanda Siracusano)

      ...Gli attori-cantanti-strumentisti convincono dalla prima all'ultima scena, forse perché interpretano se stessi, forse perché sprizzano entusiasmo da tutti i pori, forse perché emozionano con le loro storie semplici. Con le loro ambizioni caraibiche, infininitesimali, come quella di voler continuare a vivere, e morire, in quartieri che chi ha visitato in qualità di turista spesso ricorda come baraccopoli. Con la loro voglia prepotente di vivere e sorridere, senza avere nulla in cambio. Dal cinema insomma si esce ballando. Grati. Certi di aver imparato qualcosa. E non solo un passo di rumba. Per chi infine volesse sapere che fine ha fatto il vecchietto protagonista, sappia che da quando lui e i suoi "Sons of Cuba" hanno cominciato a girare il mondo in tournèe grazie alle strategie di marketing casereccio improvvisato da Bàrbaro Marìn, non si è mai fermato. Sta bene e continua a sorridere con il sigaro in bocca. A fine film dice che il segreto della sua eterna giovinezza è vivere divertendosi, consapevoli di avere sempre la coscienza a posto.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2005