Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore
Wes Anderson - USA 2012 - 1h 34'

 Un’altra coloratissima fantasia di Wes Andersonfilm successivo in archivio, dopo Le avventure acquatiche di Steve Zissou e Il treno per Darjeeling. Qualunque cosa si pensi del suo cinema, e che di film in film incontri o meno il gusto dello spettatore, non si può negare la sua continuità di stile e soprattutto non si può negare che Wes Anderson possieda uno stile inconfondibile. La storia d’amore tra dodicenni che è al centro di Moonrise Kingdom va a prendere posto, e un posto di tutto rispetto, tra i memorabili film dedicati all’infanzia e all’adolescenza, ed è probabile che qui 1’autore esprima un debito di gratitudine verso importanti nomi in particolare francesi come quelli di Truffaut e di Malle.
Siamo nel 1965 e su un’isoletta dell’estremo lembo nordorientale della costa degli Stati Uniti compie i suoi quotidiani e un po’ ridicoli riti un campo scout estivo condotto, da un capo (Edward Norton) quanto mai rigido e imbranato che ogni mattina esce dalla tenda con la sigaretta in bocca. I ragazzi sono tutti coalizzati nell’ostilità verso l’occhialuto e “difficile” Sam Shakusky (è orfano e la sua famiglia adottiva non esita a scaricarlo di fronte all’ennesima dimostrazione della sua tempra ribelle) che malgrado la sua evidente fragilità fisica si comporta fieramente e fieramente porta la propria diversità. Dopo aver conosciuto la bambina Suzy Bishop, la cui stravagante famiglia (papà Bili Murray, mamma Frances McDormand) figura tra i pochi abitanti dell’isoletta assieme al mesto poliziotto locale Bruce Willis, Sam, ricambiato, decide di aver incontrato la donna della sua vita. E organizza meticolosamente una fuga dal campo per congiungersi con l’amata e fuggire con lei. Ne segue un allarme generale e una, per così dire, caccia all’uomo nella quale ogni energia è concentrata, mentre sta per abbattersi sull’isola una tempesta. Tra gli ulteriori intervenuti c’è il superiore del capo scout (Harvey Keitel) e l’inflessibile inviata dei servizi sociali Tilda Swinton. Il piccolo grande Sam fronteggia la situazione con fermezza, forte del suo equipaggiamento e di un carattere indomito. Ma la lotta è impari e malgrado le forze avversarie vengano messe a durissima prova esse finiranno con l’avere la meglio e ritrovare i due fuggiaschi braccati. Sarà il mesto poliziotto locale, di fronte all’implacabile resa dei conti che l’addetta dei servizi sociali è intenzionata a imporre, a trovare la soluzione che permetterà agli innamorati di vivere la loro felicità.
Più che un’avventura è una fiaba, evidentemente. E la forte dose umoristica presente non è in contrasto con l’opera precedente dello stesso autore sempre percorsa da una potente vena umoristica, ma forse presenta una qualità leggermente nuova. Meno impassibile e “nera”, più affettuosa e appassionata. E anche la carica di partecipazione della sua compagnia di interpreti, neanche questa nuova ai suoi film, sembra farsi ancora più forte. Nonostante quel che di rigidamente governato dalla regia, che non permette ai personaggi di dirottare dalle volontà e dalle indicazioni del regista e da ciò che egli si propone per creare il suo speciale mondo, tira tra gli attori (e non è una novità, ma qui forse c’è ancor di più) un'aria di condivisione e di adesione.
Si diceva all’inizio dello stile così personale e della continuità di questo stile. Forse questa continuità non raggiunge sempre la stessa felicità di risultato, ma se è così
Moonrise Kingdom è uno dei risultati migliori.

Paolo D'Agostini - La Repubblica

  Nel segno della leggerezza adolescenziale, tra vintage anni '60 e nostalgia per le disimpegnate avventure dei boyscout, si alza il sipario sulla 65esima edizione del Festival di Cannes con il film d'apertura Moonrise Kingdom. Un'ouverture retro affidata alla fantasia rigogliosa di un regista d'autore statunitense come Wes Anderson. Una fiaba in fuga dalla realtà e dall'attualità con un cast ad alto tasso di star, quasi a voler distanziare i tempi del Festival dal presente di una Francia e di un'Europa che devono fare i conti con i mala tempora currunt del terzo millennio.

Dina D'Isa - Il Tempo


promo

Nell'estate americana del 1965 due 12enni si danno alla fuga per amore. Luogo deputato è un'oasi da sogno al largo del New England raggiunta con tanto di mappa: lui è boy scout, lei una lettrice di fervida immaginazione. I ragazzi teneri ma determinati manderanno in tilt le rispettive famiglie, che faranno i conti con due calamità d'incontenibile violenza: l'innamoramento pre-adolescenziale e un uragano di portata epocale. «Volevo raccontare Io sconvolgimento del primo amore sullo sfondo di un'epoca turbolenta come gli anni 60 in USA», ha spiegato il cineasta texano. Dichiarazioni a parte, è chiaro che il genio si spinge oltre, rivelando il Paese più contraddittorio del globo nella sua perenne ricerca dell'innocenza perduta. La coralità è d'inconfondibile eccellenza, così come l'ironia fiabesca, che per metafore filtra gioie e dolori dell'umana sorte. Uno splendore adatto ad ogni età.

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 LUX - gennaio 2013

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