Laurence Anyways
Xavier Dolan - Francia/Canada 2011 - 2h 39'



 

  Enfant prodige non lo e più. Il canadese Dolan ha 27 anni ed è un autore star, premiato a ogni festival, ex aequo a Cannes 2015 con Jean-Luc Godard (Mommy), pieno di talento, stile, risorse e un futuro che chissà. Ne aveva 23 quando ha diretto questo melò transgender, ma è definizione impropria, anche se pratica (era già il terzo lungometraggio). Impropria perché nel suo vitalistico mix di Almodóvarfilm precedente in archivio e Truffaut, Fassbinderfilm precedente in archivio e Cassavetes, allarga a un sentimento universale, della persona, della coppia, della società, la differenza sessuale, attingendo dramma dalla commedia e viceversa, con impeto narrativo in formato anni 50 (4/3), colpi pittorici e coerenza compositiva. (...) Estro & Verità.

Silvio Danese - Nazione-Carlino-Giorno

  Il terzo lavoro di Xavier Dolan (...) svetta su tutti i trans-film usciti in Italia, dal consolatorio The Danish Girl al cerebrale Una nuova amica. Anche se nemmeno Dolan, che tratta il tema in chiave di 'amour fou' (e gioca sull'ambiguità sessuale fin dalla scelta dei nomi) prende il soggetto sul serio fino in fondo. (...) Efficacissimo Melvil Poupaud, strepitosa Suzanne Clément (...) magnifica la lunga soggettiva iniziale che registra gli sguardi raccolti per strada da Laurence vestito da donna (...). Tra fughe e ritorni, flashback e consigli di famiglia, liti furibonde e impennate liriche (dalle scelte musicali all'alluvione domestica che accompagna la lettura delle poesie di Laurence, Dolan non ha certo paura del kitsch, anzi), il film scalpita e vola, inciampa e riparte. Trascinando tutti, personaggi e spettatori, in un vortice di scene madri (spesso memorabili) e di domande senza risposta che intrecciano due dimensioni opposte e non sempre in armonia. Quella sociale, a tratti un poco ovvia (...). E quella intima, carica di risonanze fino alla vertigine. Ma in fondo è in questo tentativo di accordare la sfera più personale con quella sociale che prende vita il cinema di Dolan...

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

  Un vero e proprio film retrò: dichiarato già dal titolo. Vero, ma è solo una parte del tutto; perché questo rapporto romantico con vecchi maestri, in Dolan, vive in simbiosi con un contenuto e una forma del tutto libera dall'ingombro passato. Ed è questo che rende Laurence comunque un'opera interessante. E soprattutto un film non-francese. Sia nella lingua: la parlata québecoise - misto di vecchio e nuovo: di francese arcaico e di americano. Sia nel modo di rapportarsi alla storia del cinema. Dolan sembra conoscere il cinema francese intimamente. Ma quello che per molti cineasti transalpini è un ostacolo, un campo minato seminato di divieti, per Dolan è una festa, dove ritrovarsi con vecchi amici della Nouvelle vague, come fossero suoi contemporanei: Garrelfilm precedente in archivio, Godard. Questa grande libertà sembrava nei film precedenti essere al servizio dell'eccesso. (..) Qui la libertà di stile non è solo stile e non è solo libertà. È anche una disciplina e ha uno scopo. Dolan si inventa una forma di cinema da cui l'anormalità ritrovata guarda la normalità con occhio compassionevole.

Eugenio Renzi - Il Manifesto




promo

Laurence rivela il desiderio di diventare una donna nel giorno del suo trentesimo compleanno. La sua ragazza, pur rimanendo sconvolta, accetta di rimanere al suo fianco e l'anno successivo Laurence torna a lavorare come professore di letteratura, ma questa volta veste i panni di una donna. Inizia così una nuova vita, ma il peso dello stigma sociale, il rifiuto della famiglia e l'incompatibilità della coppia comincia a diventare un problema insormontabile. Dolan allarga a un sentimento universale, della persona, della coppia, della società, la differenza sessuale, attingendo dramma dalla commedia e viceversa, con impeto narrativo in formato anni 50, colpi pittorici e coerenza compositiva.

 

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2016