Mommy
Xavier Dolan - Francia 2014 - 2h 19’

CANNES 67: Premio per la regia

   Xavier Dolanfilm precedente in archivio è un doppiatore, attore e regista canadese. Ha interpretato una quindicina di film e ne ha diretti cinque. Il suo ultimo si intitola Mommy, vincitore al festival di Cannes del premio alla regia (ex-equo con Jean-Luc Godard). A colpo d’occhio una bella carriera come tanti, con la sola differenza che Xavier Dolan ha venticinque anni.
Il mondo del cinema è stato spesso abitato da enfants prodige: Bernardo Bertolucci gira il suo film d’esordio a 21 anni, Marco Bellocchio a 26, François Truffaut firma I 400 colpi a 27 anni; l’ultimo, forse, Quentin Tarantino, lo conosciamo ormai da trent’anni. Perché per parlare di
Mommy è importante sottolineare la giovane e ricca biografia del suo autore? Perché ripassare un po’ di nomi che hanno fatto la storia del cinema? La risposta sta nel fatto che tutti questi registi citati, oltre alla giovane età, sono stati a loro modo sfacciati.
Mommy è un film evidentemente girato da un ragazzo giovane cresciuto a cinema e audiovisivi. Il suo modo di filmare e di montare si porta dentro qualcosa di immediato e istintivo, come si addice alla generazione di nativi digitali.
Mommy ha una storia semplice i cui richiami però diventano infiniti. C’è un ragazzo quindicenne, Steve, affetto da un disturbo di personalità. Stare vicino a lui è come salire su un ottovolante, grandi alti e bassi, un po’ bipolare, depresso ed euforico, iperattivo, violento e dolce; vive assieme a sua madre Diane. Quando faranno amicizia con la vicina di casa Kyla il triangolo sarà al completo. Un triangolo dalle misure variabili, isoscele con Steve al vertice più alto e le due donne equidistanti, oppure scaleno con i tre personaggi impegnati in un continuo riassetto delle loro distanze.
Usiamo la metafora della geometria perché è lo stesso Dolan a giocare con le proporzioni e le figure. Per mettere in scena questa bellissima storia d’amore, utilizza un formato cinematografico con proporzioni 1 a 1. L’immagine non è rettangolare, ma quadrata. In questo modo di riprendere manca l’aria. I personaggi sono stretti tra loro, soffocano uno vicino all’altro, ma quando riescono a trovare la giusta distanza allora lo schermo si allarga, il film prende fiato e si vola sulle note di una colonna sonora ricca di brani molto noti, tra cui spicca Vivo per lei di Andrea Bocelli che Steve dedica a sua madre in una delle numerose scene toccanti e commoventi della pellicola.
Mommy è quindi un film che non trova mai un suo equilibrio formale, ma è in questa sua ricchezza, in questa sua carica, spesso ruffiana, che risiede la sua bellezza. Nel rapporto tra un figlio, una madre e un’altra donna c’è la metafora del mondo e della vita. E quando a raccontarla è un ragazzo di 25 anni ogni errore e ogni ingenuità diventa un pregio, perché si sente uno sguardo sincero nel quale l’autore sembra ammettere allo stesso tempo la sua consapevolezza di essere bravo e la sua gioia nel poter raccontare questa sua storia, così intima.

Alberto Fassina - La Difesa del Popolo

   Il più allegro e impudico, il più disperato e colorato, il più imprevedibile e 'palmabile' dei film visti quest'anno a Cannes (anche se poi si sarebbe 'accontentato' del premio alla regia ex aequo con Godard) si intitola semplicemente Mommy: e trattandosi di una storia d'amore, anche se sui generis, giustamente arriva in sala per Natale. Difficile etichettarlo, come vorrebbe la dittatura del marketing (buon segno). Diciamo che è una commedia post-Almodovar e post-Fassbinder (nera? rosa? arcobaleno?), diretta da un regista giovanissimo che ha anche guardato con attenzione i primi lavori di Jane Campion: Xavier Dolan, canadese francofono, 25 anni e già 5 film al suo attivo. Il primo subito premiato a Cannes nel 2009, l'ultimo prima di questo, 'Tom à la ferme', in concorso a Venezia nel 2013 (ma purtroppo mai uscito in Italia). Una produttività fuori dal comune che è anche la cifra del suo cinema eccessivo, spiazzante, oltraggioso come i suoi personaggi. Ma anche molto consapevole e efficace, perché dietro i tipi e i comportamenti più stravaganti ci sono sempre sentimenti assoluti (dunque accessibile a chiunque: Mommy non è il solito film d'autore un po' scostante, al contrario). (...) Attenti allo schermo quasi quadrato, da film muto, che ogni tanto si allarga a sorpresa in un formato panoramico. Anche se non è detto che ve ne accorgiate, tanto sono forti le emozioni che dovrebbe contenere..

Fabio Ferzetti - Il Messaggero


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Un'esuberante giovane vedova, madre di un ragazzo, si vede costretta a prendere in custodia a tempo pieno suo figlio, un turbolento quindicenne affetto dalla sindrome da deficit di attenzione. Mentre i due cercano di far quadrare i conti, scontrandosi e discutendo, Kyla, l'originale, nuova ragazza del quartiere, offre loro il suo aiuto. Assieme, troveranno un nuovo equilibrio, e tornerà la speranza
Su un soggetto da mélo, Dolan attiva un formidabile armamentario pop che sposa il mélo hollywoodiano col videoclip, il 'muto' e la pausa musicale con l'estetica del cinema di Cassavetes. Attenzione allo schermo quasi quadrato, da film muto, che ogni tanto si allarga a sorpresa in un formato panoramico. Anche se si può non accorgesene, tanto sono forti le emozioni che dovrebbe contenere...

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 LUX - dicembre 2014 / gennaio 2015

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