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minuti di puro, affilato cinema francese firmato Philippe Garrel. Che con
dialoghi perfetti, bianco e nero smagliante, atmosfere rarefatte e insieme
aderenti come un guanto ai sentimenti dei personaggi (l'unica cosa che
conti), rielabora una storia di famiglia. Quel giovane che va via di casa,
oggi interpretato da suo figlio, era in realtà suo padre. Quella bimba
allegra e crudele era lui, il futuro regista. E il tempo che sembra
separare le due epoche forse non esiste, perché i sentimenti non hanno
tempo, solo spazio. Lo spazio interiore che lega, a volte per sempre,
padri e figli, autori e spettatori.
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Una
commedia travestita da dramma, una Ronde che non ha bisogno di specchi per
moltiplicare i personaggi, è la magnifica opera
La gelosia
di Philippe Garrel, (...). Tanto più semplice e aggraziato quanto più
diventano strazianti i rapporti tra i protagonisti, è tutto condotto con
esatto spirito geometrico, due personaggi in campo e un fuori campo che
rappresenta l'oggetto della gelosia (ed era stato proprio Robbe-Grillet a
teorizzare questo tipo di terzetto), un andamento circolare che farà
terminare il film come è iniziato, con le stesse parole. (...) In
un'atmosfera da film degli anni sessanta tra appartamenti pieni solo di
libri dove
manca solo la scala da biblioteca, nei canonici caffè senza i quali non ci
sarebbero certi film, sulle panchine dei parchi, in una fuggevole
inquadratura in ombra dove sembra perfino di vedere Léaud da giovane, con
un certo spazio lasciato all'improvvisazione, il suo particolare bianco e
nero, queste triangolazioni esplodono infine in un colpo di pistola andato
a vuoto, inutile richiamo d'amore. Restano insieme, legati da rapporti che
non si possono spezzare, il protagonista la sorella e la figlia, non hanno
neanche bisogno di parlare su quella panchina del parco, resa tanto
emblematica, in altri tempi, dagli innamorati di Peynet. «Comunicare
tra uomini e donne è qualcosa di estremamente complesso, un mio oggetto di
studio continuo», dice il regista. Film di famiglia, come le famiglie
dei circhi, ricordava Garrel durante le giornate di permanenza al Lido
(nel cast anche Esther, la sorella di Louis), nutrito anche di amore
filiale, è stato girato poco tempo dopo la morte di Maurice il padre del
regista, grande attore interprete anche dei suoi film.
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Presentato
all'ultima Mostra di Venezia
La gelosia
di Philippe Garrel è la cronaca, profondamente francese, della nascita e
della morte di una passione, delle fughe di lei e del tentato suicidio di
lui, della salvezza che potrebbe essere nell'affetto di una sorella, nello
sguardo di una bambina, nel lavoro sul palcoscenico di un teatro. Ispirato
all'autobiografia del regista (...), girato in un luminoso bianco e nero,
il film è interpretato da Anna Mouglalis e dal figlio di Garrel, Louis,
bel tenebroso del cinema d'oltralpe degli ultimi anni. Bruno, naso
prepotente, broncio perpetuo e aria insieme fragile e aggressiva, Garrel
junior, classe 1983, ex-compagno di Valeria Bruni Tedeschi, poi in coppia
con la splendida iraniana Golshiffteh Farahani, è l'anima insostituibile
di un film semplice e necessario, come i rapporti amorosi, anche quando
sembrano inconcludenti.
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