Il luogo dove si svolge
l’azione ci viene subito presentato: si tratta delle rive del
Guadalquivir, una enclave unica, umida e paludosa dove si coltiva il riso
su terreni percorsi da strade, acqua e barche. Vista dall’alto, questa
terra sembra un puzzle, un universo magnetico dove uccelli e uomini
condividono lo stesso spazio. Le riprese aeree del film punteggiano il
racconto e svelano la misteriosa bellezza di un paesaggio che via via si
trasforma in personaggio, o quantomeno in uno stato d’animo che percorre
tutto il film (…)
La isla mínima
evoca quel cinema americano tanto amato che va dalle atmosfere malsane di
David Fincher
alla serie True detective, passando
per David Lynch,
in quanto ritrae un microcosmo soffocante che pullula di presenze
inquietanti, in cui dei giovani spariscono e genitori e vicini di casa
sono spesso i primi sospettati. L'atmosfera del film è piuttosto viziata.
La corruzione, la dominazione e il fatto che non ci si possa fidare di
nessuno prevalgono su questa sedicente democrazia, che avrebbe dovuto far
soffiare un vento di rinnovamento su un paese che invece, in luoghi tanto
isolati, rimane ancorato ai quarant’anni di oscurità precedenti.
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La location contribuisce
a rendere suggestiva questa torbida storia. Si tratta dell'estuario
paludoso del Guadalquivir nel sud ovest della Spagna. Dal villaggio
spariscono ragazze e si ritrovano corpi torturati e violentati. Gli indizi
si disperdono in mille rivoli. L'ambiente è reticente o omertoso, paura e
violenza covano da sempre tra le pieghe di annose ingiustizie e secolari
differenze sociali. Non è il terreno più favorevole per i due poliziotti
inviati da Madrid, circondati dal sospetto e con tutti contro, Guardia
Civiil inclusa. Siamo negli anni della transizione tra dittatura
franchista e fragile democrazia, e il più anziano dei due ha un passato da
nascondere. Ma. benché distribuisca con disinvoltura sganassoni e non
disdegni qualche piccola corruzione, non è detto che sia il peggiore. Un
noir coi fiocchi, ben bilanciato nel suo svolgersi senza troppe
spiegazioni ma tenendo il timone ed evitando ogni deriva nebulosa.
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No,
non siamo in Louisiana, anche se buona parte del film si svolge tra risaie
e paludi. I due duri spediti a investigare su una catena di delitti in
quel paesino sul Guadalquivir, in Andalusia, non si chiamano Rust e Marty,
come in True Detective, ma Juan e
Pedro. E i dialoghi non grondano di considerazioni para-filosofiche, ma di
allusioni alla Storia. Storia recente, anzi ancora bruciante. Perché siamo
nella Spagna del l980, Franco è morto da pochi anni e il paese attraversa
una difficile transizione verso la democrazia che quei due poliziotti
soffrono sulla propria pelle. Anche perché il più giovane, Pedro (Raul
Arévalo), è un progressista orgoglioso e scostante, come tutti gli
idealisti, spedito laggiù proprio per punirlo della polemica con un
collega nostalgico. Mentre il secondo, Juan (Javier Gutiérrez), è uno
sbirro ancien régime che sotto Franco, dicono, si è sporcato pesantemente
le mani; un piccolo macho all'antica che malgrado nasconda un brutto male
usa le maniere forti e magari taglieggia le prostitute. Ma è anche un
compagno affidabile e un ottimo segugio, doti preziose per sbrogliare
quella sanguinosa matassa. Fatta di ragazze torturate e uccise, di
traffico di droga, di filmini osés, come si diceva allora, di complicità
insospettabili. E di una tensione continua: perché mentre i due detective
indagano, e si tengono d'occhio a vicenda, la tela di indizi, omertà,
sospetti, false piste, si fa sempre più fitta e pericolosa ... In un
crescendo di situazioni viste mille volte, se vogliamo, che però qui
ridiventano nuove e appassionanti. Grazie agli ottimi attori, alla regia
sapientemente ellittica, all'abilità con cui personaggi e colpi di scena
si moltiplicano senza mai trascurare lo sfondo sociale. E se tra chiatte
minacciose, piogge torrenziali, medium corpulente, intercettazioni
telefoniche, Rodriguez non si fa mancar nulla,
La isla mínima
(10 premi Goya in patria) conquista un posto originale sull'affollato
scacchiere del thriller contemporaneo. Con tanti tiranni abbattuti,
ultimamente, ci eravamo dimenticati che in Europa, fino a pochi decenni
fa, i dittatori morivano nel proprio letto. Lasciandosi dietro veleni e
macerie.
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