Diceva Picasso che ci vogliono molti anni per diventare giovani. Alcuni muoiono giovanissimi: De Oliveira, Buñuel e Ronconi. Al tema, la paura di diventare adulti, il newyorkese Noah Baumbach dedica il suo film migliore, una commedia hip-ster, sofisticata e cinica su uno scontro generazionale tagliato finissimo (...). C'è nell'ottimo impasto lo stock d'odio amore, nostalgia del futuro, voglia faustiana di fermare più che un attimo e non accettare che l'artrite arrivi per tutti. Si ride e sorride molto, anche amaro, perché di fronte c'è un buco nero che la sceneggiatura riempie di solleciti, ideali, ricordi sulla fatica di scalare le rocce generazionali. Gli attori sono magnifici per doppia complicità (...): da un lato patologicamente depressi, dall'altro patologicamente felici. |
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera |
In osservanza del corrente dibattito culturale, Baumbach (Frances Ha) ha fatto del personaggio di Stiller un documentarista da dieci anni idealisticamente al lavoro sullo stesso progetto, di Driver quello del giovane, spregiudicato, arrivista che gli ruba l'idea e la gloria; e ha affidato a Charles Grodin il ruolo di un mitico, ineffabile, pioniere della professione, una sorta di Al Maysles o DA Pennebaker, che alla fine (...) fa un lungo discorso sul cinema e la verità. ...In una New York che da Manhattan si protende verso Brooklyn, incarnazione della 'coolness' suprema di Jamie e Derby (...) Baumbach, che ha un magnifico orecchio per il linguaggio, un'ironia acida e un buon senso del ridicolo, tratteggia a pennellate veloci e molto divertenti, la clamorosa cotta dei quarantaequalcosa per i ventenni e la loro vita marziana (...). Se - ci dice Baumbach- l'insicurezza e il narcisissimo sono gli ingredienti principali della crisi di mezza età della middle class intellettuale newyorkese delle generazione di Josh e Cornelia, le «nuove leve» hanno un Dna tutto a base di ambizione spregiudicata e superficialità. Dipinto com'è su uno sfondo urbano, popolato di molti personaggi, Giovani si diventa (con Stiller che è un buon alter ego del regista) è una commedia di maniere e nevrosi che ricorda quelle di Woody Allen... |
Giulia D'Agnolo Vallan - Il Manifesto |
promo |
Invecchiare bene non è mai facile e per un artista può essere deleterio. Il quarantenne Josh Srebnick è un documentarista di New York convinto di non avere ancora ottenuto abbastanza dalla sua carriera. L'uomo è alle prese con una crisi creativa, che gli rende difficile portare a termine il laborioso montaggio del suo ultimo documentario, e anche nel rapporto con la moglie Cornelia sente che manca qualcosa. L'incontro con Jamie e Darby, due spiriti liberi e indipendenti, spontanei e pronti a tutto pur di perseguire le loro aspirazioni, aprirà a Josh lo spiraglio di una ritrovata giovinezza... Una commedia hip-ster, sofisticata e cinica su uno scontro generazionale tagliato finissimo: si ride e sorride molto, anche amaro. Un quartetto di attori impeccabili e uno sguardo imparziale sempre problematico, sono i punti di forza di un film pieno di domande, immerso nell'aria del tempo, insieme autentico e paradossale. |