Non
tradisce le aspettative la premiata ditta Dardenne & Dardenne(già
vincitrice due volte a Cannes, nel 1999 con
Rosetta e nel 2005 con
L’Enfant), approdati a Cannes con il loro Due giorni e una notte,
magnificamente interpretato da Marion Cotillard.
Il film parte da un assunto semplicissimo: una piccola fabbrica di
pannelli solari in crisi (come quasi tutta l’industria belga ed
europea di cui è simbolo) pone i propri sedici dipendenti di fronte a
una vera e propria alternativa “del diavolo”: rinunziare al bonus di
1.000 Euro previsto per la fine dell’anno o consentire che la più
debole di loro, Sandra, operaia depressa, assenteista per malattia o
forse solo per stanchezza, venga licenziata. La votazione definitiva e
segreta (dopo una prima palese e invalidata) si terrà il lunedì. I due
giorni e la notte del titolo sono il tempo che rimane a Sandra,
sostenuta e spronata dal marito, sempre presente al suo fianco
(nonostante tutto ciò non faccia bene al loro matrimonio: “sono
quattro mesi che non facciamo l’amore”), e dall’amica Juliette, per
convincere i colleghi di lavoro (di sventura?) a rinunziare al bonus
permettendole di conservare il posto e lo stipendio di cui la sua
famiglia ha assolutamente bisogno. Non c’è sindacato, non c’è
possibilità alcuna di aiuto e mediazione dall’alto; ognuno sarà solo
di fronte alla propria coscienza, morale individuale, certo non più di
classe. Comincia così il pellegrinaggio di Sandra che, inforcata la
bicicletta, si reca a visitare uno a uno i sedici colleghi, chiedendo
non per pietà, ma per solidarietà e giustizia di votare a suo favore…
Con un ritmo teso, quasi ipnotico, comunicando di continuo allo
spettatore, che mentalmente l’accompagna, l’angoscia della
protagonista, i Dardenne ci guidano attraverso le più diverse
personificazioni di questa classe dispersa e impotente che non può più
chiamarsi operaia.
Ognuno ha la sua risposta, il suo atteggiamento; tutti hanno il loro
buon motivo per non rifiutare il bonus: una vacanza da tempo
programmata, una recente separazione, i mobili già ordinati, la figlia
cui pagare le tasse universitarie. Altri accettano facendo appello ad
un ultimo sussulto di umanità. Sandra, che viene dal loro stesso
mondo, non li giudica; ora si vergogna, ora si esalta, ora si deprime,
vorrebbe lasciare tutto ad ogni rifiuto (c’è persino un maldestro
tentativo di suicidio a base di Xanax), poi, rincuorata da un nuovo
sì, riprende la sua peregrinazione.
Scorrono di fronte a noi i tipi umani più diversi e più comuni:
l’immigrato arabo dal doppio lavoro, quell’altro la cui moglie è stata
appena licenziata, la collega Anne che approfitta dell’assurdo rifiuto
del marito (sono quelli che stanno meglio) per lasciarlo, il ragazzo
africano incontrato per ultimo di notte alla lavanderia automatica che
vorrebbe ma non può perché sotto la spada di Damocle di un contratto a
termine. Ognuno teme che il licenziamento di Sandra sia solo l’inizio,
poi potrebbe toccare a lui. Tutto molto sofferto, molto ben
articolato, molto vero.
E ci sono momenti di grande cinema, come quando Anne, che non sa dove
andare a dormire, si unisce al viaggio di Sandra: sono in macchina
mentre suona una musica rock, sono ancora giovani, hanno ancora una
speranza.
Viene il fatidico lunedì. Il finale è un po’ a sorpresa (otto contro
otto!?), ma comunque esaltante. Svuotato l’armadietto, messa dalla
dirigenza di fronte a un’alternativa umiliante, Sandra ha il coraggio
di rifiutare, è comunque più forte, ha una nuova coscienza che le
consente di affrontare la vita con fiducia e orgoglio (“comunque ci
siamo battuti bene”).
Magnificamente strutturato, vero fino al midollo nel mostrare la
realtà del mercato del lavoro oggi in Europa - diventato ormai una
specie di reality show dove le uscite sono crudeli, tutti sono
ricattabili e possono essere “spesi” gli uni contro gli altri in un
gioco al massacro di cui non si vede la fine - il film sembrava il più
forte candidato alla Palma d’Oro. Non è andata così (d’altra parte
nessuno ha mai vinto la Palma tre volte). Già uscito in Francia, lo
aspettiamo nelle nostre sale a ottobre.
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