Palma
d'oro e premio per la miglior interpretazione - CANNES 1999
"Tu ti chiami
Rosetta. Io mi chiamo Rosetta.
Tu hai trovato un lavoro. Io ho trovato un lavoro.
Tu non cadrai in un buco nero. Io non cadrò in un buco nero.
Tu hai un amico. Io ho un amico"
da Film Tv (Enrico Magrelli) |
Rosetta è distesa in un letto e ripete a se stessa il proprio nome, la certezza provvisoria di un impiego e di un'amicizia. É la sequenza più bella di questo straordinario ritratto di una giovane donna in guerra. Guerra con se stessa, con i mancati e distratti datori di lavoro, con una madre dalla bottiglia e dal sesso facili, con un amico sincero, che prima pensa di lasciare affogare e poi " uccide", tradendone la fiducia, con una vita inchiodata su una roulotte parcheggiata in una periferia qualunque di un Belgio marginale e miserabile. La protagonista cammina svelta, con passo concitato e nervoso. Ha sempre fretta. Quando maneggia il denaro, vende abiti usati, si cambia le scarpe, raccoglie le esche e pesca, litiga con la madre, con il guardiano del camping, con chi la licenzia. Non può fermarsi. Non ha tempo. La macchina da presa e la regia dei fratelli Dardenne (La promesse) la seguono, la braccano, ne afferrano il respiro, ne contano i passi, ne esplorano la grinta, la rabbia e la disperazione controllata. Una messa in scena che parte dalla pelle del protagonista e reagisce con l'aria cupa di un mondo non restaurato dall'ideologia . Né documentario né cinema-verità. Una scrittura da crampi, simili a quelli che straziano la pancia di Rosetta. |