da Rolling Stone (Massi Ferramondo) |
Fatih Akin ha 33 anni e un paio di anni fa ha diretto il premiatissimo La sposa turca. Alla colonna sonora di quel film del regista turco-tedesco aveva lavorato un musicista colto e curioso, quell'Alexander Hacke che con gli Einsturzende Neubauten ha scritto un pezzo di storia dell'avanguardia musicale europea. Per il documentario Crossing the Bridge la coppia si riforma e intraprende un viaggio, sonoro, a Istanbul, attraverso quella città-ponte tra Oriente e Occidente «che è stata attraversata da 72 culture». Dal padrino del rock turco Erkin Koray, all'hip hop politico della scena breakbeat delle periferie, passando per il lamento della tradizione kurda e il ballo dei moderni dervisci, il film restituisce tutte le sfumature di un luogo che ha fatto delle sue contraddizioni il cuore del suo immenso fascino. |
da Mymovies.it (Francesca Felletti) |
[…] Le emozioni, i rumori, i colori di una metropoli che segna non il confine ma l’incontro di Oriente e Occidente, e soprattutto le sue melodie perché, recita Confucio, “quando arrivi in un luogo e vuoi comprenderlo, ascolta la musica che vi si suona”. Si parte dal gruppo neopsichedelico degli Baba Zula nella zona di Beyoglu, per poi passare alla black music turca con il rap dei ragazzi e delle ragazze che vogliono potere dire la loro su qualsiasi argomento, all’hip hop, alla street music e alla breakbeat, ballata dai giovani breakdancer che con le loro evoluzioni inneggiano alla libertà, anche a quella delle droghe. Poi c’è l’incontro con il lamento della tradizione kurda; con il ballo di due moderni dervisci, i Whirling Dervishes; e con due leggende della musica popolare turca: i cantanti Sezen Aksu e Orhan Gencebay. Ma il vero protagonista è il suono della città che - fatto di musica, claxon, sirene, uccellini, voci – guida lo spettatore alla scoperta del battito del cuore di Istanbul. |
cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2006