La chiave di Sara
(Elle s'appelait Sarah)
Gilles Paquet-Brenner
- Francia
2010
- 1h 51' |
Alla
più immane tragedia della Storia tocca, sullo schermo, una strana sorte:
trovarsi in bilico tra commozione e banalità. Due recenti film francesi
hanno per soggetto un episodio meno noto della Shoah: la deportazione di
migliaia di ebrei nel Velodromo d'Inverno, durante l'occupazione nazista
di Parigi. Uscito l'anno scorso,
Vento di primavera
sceglieva la via - piuttosto banale - del melodramma turgido.
La
chiave di Sara,
tratto dal bestseller di Tatiana de Rosnay, adotta quella della sobrietà e
del pudore: non senza, però, lasciare allo spettatore un senso di
già-visto, nella sua composta narrazione a piani temporali alternati e
nella solennità del tono: difficilmente evitabile dato l'argomento...
Notevole l'interpretazione della bimba-prodigio Mélusine Mayance,
'scoperta" di François Ozon. |
Roberto Nepoti -
La Repubblica |
A
Parigi là dove un tempo sorgeva il Vélodrome d'Hiver, il Velodromo
d'inverno - al cui interno nell'estate 1942 vennero rinchiusi per giorni
migliaia di ebrei in condizioni disumane prima di essere trasferiti nei
campi di concentramento - oggi ha sede il ministero dell'Interno. Una di
quelle singolari coincidenze con le quali la storia pare voler
sottolineare alcuni passaggi importanti e drammatici. Fu infatti il
governo collaborazionista di Vichy, proprio attraverso la sua polizia, a
pianificare e ad attuare il rastrellamento della mattina del 16 luglio che
portò tredicimila ebrei parigini, quattromila dei quali bambini, nei lager
nazisti. Alla fine della guerra tornarono solo in venticinque. Si tratta
di una pagina oscura della storia francese, in parte rimossa dalla
coscienza collettiva, ma con la quale negli ultimi anni l'opinione
pubblica sta facendo i conti, in un percorso, tanto difficile e doloroso
quanto necessario, di riconoscimento delle responsabilità nella macchina
dello sterminio nazista. Ad accompagnare questo percorso, oltre alla
pubblicazione di libri, ci sono ora anche film che ricostruiscono le
storie di chi orchestrò e collaborò a quell'orrore e ne porta per sempre
il marchio d'infamia, così come la tragedia delle vittime, senza
dimenticare le vicende di quanti si opposero o tentarono di farlo con
coraggio e a rischio della vita. E così, dopo
Vento di primavera,
della regista Rose Bosch, uscito in occasione della Giornata della memoria
del 2010, anche quest'anno una pellicola francese affronta il tema
collaborazionismo della Repubblica di Vichy. È
La chiave di
Sara, di
Gilles Paquet-Brenner [...], tratto dall'omonimo romanzo di Tatiana de
Rosnay. Accolto con favore in Francia, al pari del libro che aveva
ottenuto uno straordinario successo, il film è costruito su due storie
parallele - una ambientata ai giorni nostri e l'altra durante i fatti
dell'estate del 1942 - destinate alla fine a incrociarsi con conseguenze
inattese. [...] Evidenziando i due piani narrativi e temporali con un
differente timbro della fotografia, più freddo quello che illustra l'oggi,
più caldo e patinato quello passato, la regia riesce a saldare con
equilibrio le due vicende e i percorsi individuali delle due protagoniste.
Kristin Scott Thomas dà vita a un personaggio credibile, con i suoi
tormenti interiori e il desiderio sempre più impellente di conoscere una
verità che le risulta indispensabile, anche per decidere cosa fare dinanzi
alla imprevista gravidanza. La sua ricerca di risposte su fatti passati da
anni l'aiuterà a far luce sulla sua vita di oggi, ricollocandone le
priorità e restituendole certezze. La piccola Mélusine Mayance dà corpo a
una Sara determinata, concentrata sul suo obiettivo, decisa a non
arrendersi di fronte a un'impresa che sembra impossibile. Attraverso i
suoi occhi di bambina lo spettatore è posto dinanzi all'orrore della Shoah,
osserva la distaccata e supina efficienza dei poliziotti, in azione tra la
palese soddisfazione di alcuni, la non meno dolorosa indifferenza dei più,
l'indignazione di altri che tuttavia rimasero in silenzio, la concreta
solidarietà di pochi coraggiosi. Raccontare la Shoah è sempre impresa a
rischio. Ma pur con alcune debolezze, 'La chiave di Sara' è un film
misurato, d'impronta popolare e accessibile a tutti, in grado anche di
suscitare una riflessione. Un film che - sia pure utilizzando con una
certa libertà un'opera di fantasia anziché una testimonianza diretta -
racconta una storia reale da un punto di vista originale, senza mai
scadere nella facile retorica e nella pateticità. E che, lontano da
generalizzazioni, riesce a mostrare gli atteggiamenti della gente in quel
drammatico frangente, così come i contrastanti sentimenti dell'opinione
pubblica di oggi, dalla scarsa conoscenza dei fatti da parte dei giovani
al senso di fastidio di alcuni adulti, soprattutto anziani. Per questi
ultimi l'invito è a fare i conti con il passato senza indulgenti
compromessi, per i primi ad avvicinarsi a quella storia perché la sua
memoria non venga dispersa ma serva come monito. |
Gaetano Vallini - L'Osservatore Romano |
promo |
Parigi. Nella
notte del 16 luglio 1942, gli ebrei vengono arrestati e ammassati
al Velodromo d'Inverno per poi essere deportati nei campi di
concentramento nazisti. Tra loro c'è la piccola Sara Starzynski,
che ha solo dieci anni e che è riuscita a nascondere il suo
fratellino Michel in un armadio prima dell'arrivo della polizia,
promettendogli che un giorno sarebbe tornata. A sessant'anni di
distanza, la giornalista americana Julia Jarmond - sposata con il
francese Bertrand e che vive in Francia da vent'anni - viene
incaricata di realizzare un reportage sul rastrellamento...
Difficile essere antiretorici con la più grande tragedia del
Novecento, e la strada scelta dal regista Gilles Paquet-Brenner,
quella del melodramma, con un risvolto sentimentale nell’epilogo
(eredità del bestseller di Tatiana de Rosnay), è certo impervia,
ma l'incastro di piani temporali, soprattutto morali, offre alla
storia una vivacità narrativa di indiscussa commozione: il
discorso sulla necessità della memoria non passa di moda. La Scott
Thomas è di dura, consapevole dolcezza.rcorso da una coppia innamorata e
affiatata si allontana prima e si divide poi in due strade
diverse. |