Un
bel film ben fatto e ben recitato, elegiaco e divertente, storia di
un'amicizia amorosa maschile nel tempo meno repressivo d'America e del
mondo occidentale, gli anni tra la fine dei Sessanta e gli Ottanta.
Cleveland, 1967: due ragazzini amici sorpresi a fumare marijuana da Sissy
Spacek, madre di uno di loro, le offrono un tiro e ballano con lei; a
letto si toccano nel buio, imparano cos'è la vita, crescono insieme
amandosi, vanno a stare a New York. Il loro percorso segue l'aria del
tempo: abitano insieme, e insieme con una giovane donna eccentrica che
avrà una bambina da uno di loro; fanno scelte sessuali precise oppure non
ne fanno; «tutto si può ballare», ballano anche sulla musica di Mozart («Così
fan tutte»); adorano quelle canzoni presenti nel film in abbondanza
(Patti Smith, Bruce Springsteen, Leonard Cohen, Bob Dylan, i Jefferson
Airplane); decidono che l'anomala famiglia vada a vivere nella quiete sana
della campagna, in un luogo remoto dove aprono pure un ristorante;
salutano la donna che parte con la piccola, rimangono soli con il fantasma
dell'Aids.
Se la seconda parte è un poco stanca, il film tratto dal romanzo 1990 di
Michael Cunningham (l'autore di
The Hours)
è amoroso e riuscito. Colin Farrell, con la sua bellezza popolana da
irlandese e da calciatore (è figlio e nipote di ex giocatori) si conferma
davvero molto attraente; e Robin Wright Penn, nel personaggio della
giovane donna innamorata dei gay, è davvero molto brava nell'interpretare
libertà, stravaganze ed eleganze femminili dell'epoca. |