Sfruttando
il caffè come MacGuffin, puro e semplice espediente narrativo, il film di
Cristiano Bortone racconta tre storie legate dalla caffeina e mosse da
desideri di rivalsa, sogni goffi e cambiamenti radicali. Presentato alla
Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli Autori,
Caffè
rappresenta la prima co-produzione tra Italia e Cina, ma soprattutto un
raro tentativo di proporre un racconto dall'ampio respiro corale nel
nostro cinema. Uno sforzo pregevole non sempre ripagato appieno da un film
dai tanti retrogusti (…) perché tra Italia, Cina e Belgio,
Caffè
ci parla di integrazione, razzismo, pregiudizi, disoccupazione e gerarchie
sociali. Troppi ingredienti per un solo film? Troppi sapori per una sola
tazzina? Eppure, se pur distanti migliaia di chilometri, i personaggi di
Caffè sono certo uniti da qualcosa. Il caffè, come detto, è solo un
pretesto per dipingere un panorama umano impregnato di insoddisfazione, un
deus ex machina che tra caffettiere da ritrovare, sacchi da rubare e
piantagioni dove tornare, muove l'azione e motiva tutti i protagonisti. E
come fossimo davanti a diverse dosi di zucchero, questa infelicità aumenta
o si attenua a seconda della storia che guardiamo, con un livello di
gravità che ondeggia al cambiare delle linee narrative. |
movietele.it |
promo |
Tre storie, ambientate in tre parti
del mondo molto lontane tra loro, ma emozionalmente molto vicine.
Nell’Italia della crisi economica, Renzo, appassionato sommelier di caffè,
lavora sottopagato in un piccolo snack-bar. Quando Gaia, la sua fidanzata,
scopre di essere incinta, Renzo finisce coinvolto in una rapina in una
fabbrica di caffè. Ma le cose non vanno come previsto. |
LUX
-
ottobre 2016 |
>