Il
sogno di Francesco
(L'ami - François
d'Assise et ses frères) |
Il messaggio di San Francesco, e la lunga battaglia grazie a cui vinse le resistenze della Chiesa, in un film che fa piazza pulita di secoli di agiografia per tornare all'essenziale ovvero a ciò che può davvero parlarci, oggi. Immagini scabre, essenziali, concepite con sobrietà davvero francescana (come nell'insuperato Francesco giullare di Dio di Rossellini, a tutt'oggi il più grande film sul santo mai realizzato, o nel primo Francesco della Cavani, quello con Lou Castel). Costumi e interni poveri, come esige l'epoca, con chiari ma non insistiti riferimenti pittorici. Storia frammentata in blocchi, per cui lo spettatore è costretto a interrogarsi sui nessi fra i personaggi e i diversi periodi messi in scena. Infine, sguardo collettivo - e per certi versi collettivista, come si sarebbe detto molti secoli dopo - che concentra l'attenzione non sul solo Francesco (un ispiratissimo Elio Germano) ma sul gruppo dei suoi confratelli. Tirando fuori dall'ombra la figura mal nota di Elia da Cortona (il tormentato Jérém ie Renier, uno dei volti cari ai fratelli Dardenne), colui che riscrisse la Regola spingendo finalmente il papato a riconoscere l'ordine francescano. Anche se questo, almeno secondo il film di Louvet e Fély, che hanno liberamente romanzato i pochi dati certi, significò in parte tradire la purezza originaria, sacrificando l'utopia francescana sull'altare della "politica". Consentendo al tempo stesso al suo ordine di imporsi e arrivare fino ad oggi. Bella sorpresa II sogno di Francesco, un film che gli stessi registi confessano di aver 'trovato' solo facendolo, tagliando e comprimendo tutto il superfluo per concentrarsi sulle parti decisive. (...) il film, prima di concentrarsi sul 'duello' tra Francesco e Elia (ovvero sull'amore fraterno e straziante che li lega malgrado tutto), riesce a trasmettere con grande semplicità e commozione il messaggio francescano. (...) un film che assimila la lezione di Bresson, Rivette o Pialat senza averne l'incandescenza stilistica. Ma senza nemmeno cercarla, forse, come se anche la regia preferisse il realismo di Elia all'utopismo di Francesco. Fino a mettere a punto un'estetica lontana dall'esperanto dominante, ma senza calcare (nostalgicamente) la mano, per non perdere il contatto con gli spettatori. A qualcuno sembrerà una resa. Per noi è una vittoria. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
promo |
Assisi, 1209. Francesco ha appena subito il rifiuto da parte di Innocenzo III di approvare la prima versione della Regola, che metterebbe i fratelli al riparo dalle minacce che gravano su di essi. Intorno a lui, tra i compagni della prima ora, l'amico fraterno Elia da Cortona guida il difficile dialogo tra la confraternita e il Papato: per ottenere il riconoscimento dell'Ordine, Elia cerca di convincere Francesco della necessità di abbandonare l'intransigenza dimostrata finora, accettando di redigere una nuova Regola… Dentro a un'arte povera e 'naturale' l’obiettivo dei registi è preciso: una riflessione profonda sul peso di un'utopia rivoluzionaria di fronte alla mediocrità e all'ipocrisia del Potere. La figura e le gesta sempre attuali di Francesco si prestano alla perfezione, per credenti e non. |
LUX
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ottobre 2016 |