La verità sta in cielo
Roberto Faenza - Italia
2016 - 1h 34’

  Diavolo e acquasanta, sigaroni freudiani al posto del vangelo e malavita che bazzica i confessionali, spregiudicatezza finanziaria e liturgia della menzogna. La verità sta in cielo, il nuovo film di Roberto Faenza sul caso insoluto di Emanuela Orlandi, la figlia quindicenne di un commesso pontificio scomparsa il 22 giugno 1983, vicenda divenuta presto di dominio internazionale, ha un protagonista simbolicamente incontrovertibile: il villain con l’abito talare, il monsignore con la tonaca nero pece. Il famigerato Marcinkus sì, ma anche tutta la compagnia di giro che nei primi anni ottanta furoreggiava a suon di spionaggio e riciclaggio di denaro tra le alte cariche del pontificato Wojtyla. La Commissione Nazionale di Valutazione Film della Cei l’ha sagnalata come come opera “consigliata” pur se presenta delle “superficialità”, ma se c’è un punto di forza de La Verità sta in cielo è proprio nella pervicacia, cocciuta e salutare, con cui il 73enne regista torinese, al suo 19esimo film, vuole mostrare quel garbuglio misterioso ed invalicabile che sta dietro al rapimento Orlandi, ma che cela in controluce il peggior intrigo spionistico da guerra fredda in cui sarebbero stati coinvolti alte sfere del Vaticano, malavita organizzata, politici e affaristi della capitale, servizi segreti italiani e stranieri.

Davide Turrini - Il Fatto quotidiano

  22 giugno 1983. A Roma, Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana, figlia di un messo pontificio, sparisce dal centro di Roma, senza che sia possibile rintracciarne indizi e spostamenti… Nel tentativo di costruire una plausibile cornice per riaprire l’attenzione sull’episodio a distanza di 33 anni, Faenza e i suoi collaboratori immaginano che una rete televisiva inglese invii a Roma una giornalista di origine italiana per raccontare i fatti e ripercorrerne i momenti. Un aiuto le viene da Raffaella, una collega di un programma televisivo italiano che ha scoperto una nuova pista, nella persona di Sabrina Minardi, a suo tempo amante di Enrico De Pedis, meglio conosciuto come Renatino, esponente di spicco della malavita romana. Quando i personaggi sono nelle rispettive caselle, il puzzle è pronto per aprirsi. Ed è una partita a scacchi che diventa ogni momento più complessa e intricata fino a far smarrire la logica degli avvenimenti.
Tutti sono coinvolti: il Vaticano, lo Stato italiano, la politica, i banchieri, la malavita; in un escalation di sospetti e di accuse che più crescono più diventano poco credibili e non verificabili, affidate a mezze parole, frasi non compiute, agganci detti e subiti smentiti. Di fatto la Santa Sede resta imbrigliata in uno scenario nel quale il copione la tiene prigioniera e che finisce con la sensazione che ci sia un qualcosa di nascosto che potrebbe far riaprire un caso ormai dichiarato chiuso dalla magistratura ordinaria. C’è forte il tentativo di concludere che, pur parlando di fatti realmente accaduti, la trama perda di vista la verità per inseguire obiettivi evanescenti e poco praticabili. Insomma Faenza conferma la propria vocazione per un cinema dedito ad occuparsi di grandi temi che hanno mobilitato la pubblica opinione ma realizzati con molto clamore e senza la necessaria freddezza di toni. Eppure in questa scelta c’era ampio margine di movimento, e il muoversi tra affari leciti e affari sporchi, uomini politici e gangster, permetteva di costruire un bel giro di dinamiche e azioni tra emozioni e paure. Ma la denuncia (Il caso Mattei di Francesco Rosi lo dimostra) necessita di un perfetto equilibrio tra colpevoli e innocentisti per stare dalla parte della verità. Gli interpreti sono la conferma di questo esito ibrido. Tutti (Riccardo Scamarcio, Maya Sansa, Valentina Lodovini) sono ben in parte senza eccellere. La migliore resta forse Greta Scarano nel doppio ruolo di Sabrina Minardi, da giovane e da anziana..

Massimo Giraldi - cinematografo.it

 

 

promo

Il 22 giugno 1983 Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana, figlia di un messo pontificio, sparisce dal centro di Roma, dando inizio a uno dei più clamorosi casi irrisolti mai accaduti in Italia, conosciuto anche all'estero. Dopo decine di indagini, oscure ipotesi, coinvolgimento di "poteri forti", depistaggi di ogni genere, una cosa è certa: Emanuela non ha fatto più ritorno a casa. Sollecitata dallo scandalo "Mafia capitale" che attanaglia Roma ai giorni nostri, una rete televisiva inglese decide di inviare a Roma una giornalista di origine italiana per raccontare dove tutto ebbe inizio: quel 22 giugno di tanti anni prima. Con l'aiuto di un'altra giornalista, inviata di un noto programma televisivo italiano, che ha scoperto una nuova pista, entra in scena un personaggio inquietante: Sabrina Minardi. È l'amante di Enrico De Pedis, meglio conosciuto come Renatino, il boss che ha saputo gestire meglio di ogni altro il malaffare della capitale, poi finendo sotto i colpi della banda rivale della Magliana. Nonostante il suo passato, Renatino verrà sepolto nella Basilica di S. Apollinare, nel cuore di Roma, proprio accanto alla scuola di musica frequentata da Emanuela: un altro mistero. La Minardi si decide a raccontare quanto afferma di sapere sul sequestro della ragazza, tra ipotesi su poteri forti e marci, depistaggi e omertà che si aggrovigliano. È la verità? Quale intreccio indicibile si cela dietro i delitti rimasti impuniti nell'arco di trent'anni? Roberto Faenza mette insieme una ricostruzione minuziosa e dettagliata degli eventi, possibile grazie ad un encomiabile lavoro di ricerca e all'utilizzo di materiali d'archivio che riportano alla memoria momenti cruciali della storia nazionale e i complessi rapporti con il Vaticano: un racconto di stile asciutto e forte determinazione, confermando la propria vocazione per un cinema dedito ad occuparsi di grandi temi, cercando di coinvolgere lo spettatore nel pathos di una storia che da 30 anni attendeva di essere raccontata.

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LUX - ottobre 2016

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