Diavolo e acquasanta, sigaroni freudiani al posto del vangelo e malavita che bazzica i confessionali, spregiudicatezza finanziaria e liturgia della menzogna. La verità sta in cielo, il nuovo film di Roberto Faenza sul caso insoluto di Emanuela Orlandi, la figlia quindicenne di un commesso pontificio scomparsa il 22 giugno 1983, vicenda divenuta presto di dominio internazionale, ha un protagonista simbolicamente incontrovertibile: il villain con l’abito talare, il monsignore con la tonaca nero pece. Il famigerato Marcinkus sì, ma anche tutta la compagnia di giro che nei primi anni ottanta furoreggiava a suon di spionaggio e riciclaggio di denaro tra le alte cariche del pontificato Wojtyla. La Commissione Nazionale di Valutazione Film della Cei l’ha sagnalata come come opera “consigliata” pur se presenta delle “superficialità”, ma se c’è un punto di forza de La Verità sta in cielo è proprio nella pervicacia, cocciuta e salutare, con cui il 73enne regista torinese, al suo 19esimo film, vuole mostrare quel garbuglio misterioso ed invalicabile che sta dietro al rapimento Orlandi, ma che cela in controluce il peggior intrigo spionistico da guerra fredda in cui sarebbero stati coinvolti alte sfere del Vaticano, malavita organizzata, politici e affaristi della capitale, servizi segreti italiani e stranieri. |
Davide Turrini - Il Fatto quotidiano |
22
giugno 1983. A Roma, Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana,
figlia di un messo pontificio, sparisce dal centro di Roma, senza che sia
possibile rintracciarne indizi e spostamenti… Nel tentativo di costruire
una plausibile cornice per riaprire l’attenzione
sull’episodio
a distanza di 33 anni, Faenza e i suoi collaboratori immaginano che una
rete televisiva inglese invii a Roma una giornalista di origine italiana
per raccontare i fatti e ripercorrerne i momenti. Un aiuto le viene da
Raffaella, una collega di un programma televisivo italiano che ha scoperto
una nuova pista, nella persona di Sabrina Minardi, a suo tempo amante di
Enrico De Pedis, meglio conosciuto come Renatino, esponente di spicco
della malavita romana. Quando i personaggi sono nelle rispettive caselle,
il puzzle è pronto per aprirsi. Ed è una partita a scacchi che diventa
ogni momento più complessa e intricata fino a far smarrire la logica degli
avvenimenti. |
Massimo Giraldi - cinematografo.it |
promo |
Il 22 giugno 1983 Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana, figlia di un messo pontificio, sparisce dal centro di Roma, dando inizio a uno dei più clamorosi casi irrisolti mai accaduti in Italia, conosciuto anche all'estero. Dopo decine di indagini, oscure ipotesi, coinvolgimento di "poteri forti", depistaggi di ogni genere, una cosa è certa: Emanuela non ha fatto più ritorno a casa. Sollecitata dallo scandalo "Mafia capitale" che attanaglia Roma ai giorni nostri, una rete televisiva inglese decide di inviare a Roma una giornalista di origine italiana per raccontare dove tutto ebbe inizio: quel 22 giugno di tanti anni prima. Con l'aiuto di un'altra giornalista, inviata di un noto programma televisivo italiano, che ha scoperto una nuova pista, entra in scena un personaggio inquietante: Sabrina Minardi. È l'amante di Enrico De Pedis, meglio conosciuto come Renatino, il boss che ha saputo gestire meglio di ogni altro il malaffare della capitale, poi finendo sotto i colpi della banda rivale della Magliana. Nonostante il suo passato, Renatino verrà sepolto nella Basilica di S. Apollinare, nel cuore di Roma, proprio accanto alla scuola di musica frequentata da Emanuela: un altro mistero. La Minardi si decide a raccontare quanto afferma di sapere sul sequestro della ragazza, tra ipotesi su poteri forti e marci, depistaggi e omertà che si aggrovigliano. È la verità? Quale intreccio indicibile si cela dietro i delitti rimasti impuniti nell'arco di trent'anni? Roberto Faenza mette insieme una ricostruzione minuziosa e dettagliata degli eventi, possibile grazie ad un encomiabile lavoro di ricerca e all'utilizzo di materiali d'archivio che riportano alla memoria momenti cruciali della storia nazionale e i complessi rapporti con il Vaticano: un racconto di stile asciutto e forte determinazione, confermando la propria vocazione per un cinema dedito ad occuparsi di grandi temi, cercando di coinvolgere lo spettatore nel pathos di una storia che da 30 anni attendeva di essere raccontata. |
LUX
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ottobre 2016 |
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