Brooklyn
John Crowley - Irlanda/Gran Bretagna 2015 - 1h 53’


   Era in lizza per tre dei più importanti Oscar appena un mese fa: Brooklyn di John Crowley. Se la candidatura per il miglior film appariva, malgrado i pregi, eccessiva, Saoirse Ronan era invece degna di contendere come migliore protagonista con la vincitrice Brie Larson; e, quanto alla sceneggiatura non originale di Nick Hornby (...), rappresenta un esempio di stile e sobrietà che avrebbe meritato un riconoscimento. (...) Brooklyn ha l'apprezzabile buon gusto di non scivolare mai nel melodramma, col rischio di diventare scontato e poco credibile. Conserva invece, fino alla fine, un tono 'medio' molto giusto, più attento alla ricostruzione di un periodo storico e motivato a restituire un profumo di gioventù, l'aroma antico di un tempo in cui le speranze di una vita migliore andavano di pari passo con le difficoltà, la solitudine, la nostalgia. Qualcuno potrebbe rimproverare al film di essere troppo morbido con i contrasti politici e sociali dell'epoca, qui appena accennati, o di glorificare troppo l'energia vitale e il 'melting pot' della giovane America, una volta di più Paese delle possibilità a fronte di una provincia arcaica - l'Irlanda - dove la maldicenza e l'immischiarsi degli affari altrui la fanno da padroni. Però ciò non impedisce che le vicende private dell'emigrante riescano a tenere ben vivo da cima a fondo l'interesse dello spettatore; e si deve aggiungere che la fanciulla è si gentile e timorata, però niente affatto passiva o dipendente dalla volontà altrui, e da quella maschile in particolare: anzi, sotto la dolcezza Eilis rivela un carattere e una forza interiore che fanno di lei un'eroina molto moderna, in qualche modo antesignana delle mutazioni che il dopoguerra produrrà nell'autocoscienza delle donne. Ricostruita minuziosamente in Canada, la Brooklyn del tempo che fu è il teatro di un film che si caratterizza per tratti - oggi rari - di grazia e dolcezza. Dolcezza ben riassunta dal viso e dai grandi occhi chiari di Saoirse Ronan, sulle cui spalle l'intero film è adagiato, e che si estende anche ad altri personaggi. Inclusi i character maschili di Tony e Jim, inconsapevoli rivali in amore, interpretati da due ottimi attori giovani come l'emergente Emory Cohen e il Domhnall Gleeson di Revenant.

Roberto Nepoti - La Repubblica

   Che Saoirse Ronan avesse la recitazione nel sangue si era capito fin dalla prima apparizione, quando, a 12 anni, spiccava, piccola e bionda, nel dramma romantico di Espiazione, regia di Joe Wright, guadagnando una nomination allora mai nemmeno sognata. In Brooklyn (...) Ronan, irlandese come la protagonista della storia, disegna con la sicurezza di un'attrice consumata (...) un personaggio che provoca empatia al primo sguardo. La giovane Eilis Lacey, strappata alla natura potente della sua terra e catapultata nella nazione dove ognuno può costruire il proprio destino, è un fior e d'acciaio che ricorda certe eroine della vecchia Hollywood. Dolci e determina te, fragili e tenaci, esempi di una femminilità che, per affermarsi, ha bisogno solo di seguire le spinte del cuore (...). La candidatura all'Oscar è arrivata anche stavolta. Per vincere ci sarà tempo, basta non perdere la trasparenza dello sguardo.

Fulvia Caprara - La Stampa



promo

Anni '50. Attratta dalla promessa di un futuro migliore, la giovane Eilis Lacey lascia la natia Irlanda per raggiungere gli Stati Uniti. Arriva così a Brooklyn, dove trova alloggio in una pensione per sole donne e un impiego in un grande magazzino. L'adattamento non è facile all'inizio ed è soprattutto la nostalgia per la madre e la sorella rimaste a casa a farsi sentire. Poi, l'incontro con Tony, un idraulico italoamericano, sembra aprire finalmente ad Eilis le porte della felicità fino a quando giunge la drammatica notizia della morte di sua sorella. Eilis torna in Irlanda, ma si troverà di fronte a una difficile scelta di vita: rimanere nella sua terra o tornare a Brooklyn. Una storia pulita, toccante, che amalgama tradizione e multiculturalismo, radici e abbandono, condizione della donna e asservimento economico. Ottimo l’adattamento di Nick Hornby (dal romanzo di Colm Tóibín), essenziale e snella la regia di John Crowley: Brooklyn trova nei magnifici interpreti (Saoirse Ronan su tutti) la pasta umana per un melodramma retrò nella forma, contemporaneo nella sostanza, avveniristico nello spirito.

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LUX - aprile 2016

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