L’arco (Hwal)
Kim Ki-duk - Corea 2005 - 1h 30'

da Corriere della Sera (Maurizio Porro)

     Bellissima l'idea del nuovo idolo film precedente in archivio Kim Ki-Duk film successivo in archivio . Siamo ancora fuori dal mondo in un battello-casa in mezzo all'acqua: convivono una fanciulla e un vecchio pescatore, minacciati dai pescatori poi da un giovane rivale. L'arco è strumento d' armonia, difesa e anche d'offesa (sessuale) perché tutto nell'Oriente dell'autore è duplice e ambiguo: primavera, autunno etc. e si torna sempre all'impossibilità di fuggire dal mondo, da noi stessi. Il film è una mina poetica che si sovraccarica nei troppi finali ma con una carica energetica notevole. Inferno, paradiso, ancora inferno...

da La Stampa (Alessandra Levantesi)

     Un anziano e una giovinetta che vive con lui sulla sua vecchia barca, da quando piccola trovatella la prese con sé. I due campano affittando il battello per escursioni di pesca a clienti che l’uomo ogni volta va a prelevare e riporta sulla terraferma con un natante a motore, mentre la ragazza non abbandona mai la nave e non conosce nulla al di fuori di quel microcosmo. L’atmosfera è tranquilla, le acque calme, ma se uno dei pescatori di passaggio ammaliato dall’innocente bellezza della ragazzina prova a farle qualche proposta indecente, il vecchio prendendolo di mira con il suo arco gli fa subito cambiare idea. Con L’arco, tutto ambientato sull’imbarcazione fra cielo e mare, il coreano Kim Ki-duk propone sotto forma di un singolare triangolo sentimentale un’altra delle sue enigmatiche metafore. Simile a un’isola - cornice congeniale al regista - la barca e un luogo separato dal mondo, dove ogni evento concreto assume una valenza simbolica e trascendentale. E del resto lo stesso Parco del titolo non è solo un’arma: all’occasione si trasforma in un arcaico strumento musicale dal suono ipnotizzante e può diventare anche un bizzarro mezzo divinatorio. Privo di comunicazione verbale, il rapporto fra il vecchio e la fanciulla sembra fondato su una misteriosa complicità: Lei sta per compiere i 17 anni, l’età in cui l’uomo ha deciso di impalmarla, ma entra in scena un ragazzo puro e il suo amore rende inevitabile il confronto. Poco a poco la ragazza realizza che di fatto è prigioniera come un uccellino in gabbia e si ribella. Eppure la figura semi incestuosa dell’anziano viene in qualche modo riscattata dall’intensità assoluta ed esclusiva del suo affetto, e il buddista Kim Ki-duk una volta di più si conferma maestro di un cinema limpido e minimalista, teso ad evocare senza moralismo la dualità della natura umana.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Un arco invece che una mazza da golf (Ferro 3), una barca in mezzo al mare invece che un isolotto (Primavera, estate, autunno, inverno... E ancora primavera), un anziano e una giovane femmina anziché maschio (stesso film). Aria di ripetizione, e di fare il verso a se stesso. Un sessantenne ombroso e iracondo tiene con sé sulla propria barca, che noleggia ai pescatori, una ragazza. È la sua protetta, la sua figlioccia, la sua schiava, la sua promessa sposa. Il vecchio geloso ne protegge l'ingenuità e la castità, dagli occhi e dalle mani avide dei pescatori, a frecciate che scocca senza complimenti dal suo inseparabile arco. Che, all'occorrenza, diventa anche strumento musicale struggente. Ma il destino e la natura dispongono diversamente, non senza dolore arriverà per la ragazza il momento di conoscere l'amore vero e la strada dell'emancipazione, e per il vecchio quello di rinunciare all'impossibile.

TORRESINO - novembre 2005  PRIMA VISIONE
film del week-end precedentefilm del week-end seguente