Ferro 3 - La casa vuota
(Bin-Jip) |
Venezia 61°: Leone d'argento per la regia
L’ultimo
film di Kim Ki-duk
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Alessandro Tognolo - MC
magazine 11
ottobre
2004
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| altre testate: |
da Il Corriere della sera (Tullio Kezich) |
da L'Unità (Alberto Crespi) |
Il regista coreano Kim Ki-Duk, autore dell'indimenticabile Primavera, estate, autunno, inverno..., introduce in Ferro 3-La casa vuota (vincitore di un Leone d'argento a Venezia) due protagonisti praticamente muti. Lee Seung-yun gira col motorino per attaccare pubblicità sugli usci delle case, in modo da scoprire attraverso la mancata rimozione del cartiglio le dimore disabitate nelle quali infilarsi. Da un «nido del cuculo» all'altro, il giovane incontra la modella fotografica Jae Hee, mal maritata con un tipo manesco. Proseguendo in coppia il surreale itinerario, Lee e Jae finiscono nei guai quando in una delle case visitate trovano un cadavere. Accusato di omicidio, bastonato dalla polizia e chiuso in cella, il giovane scopre la dimensione mistica del «non esserci» e avvalendosi di tale conquista può ricongiungersi all'amata sotto il tetto coniugale in barba al marito che non lo vede. È una metafora che nel corso di un'ora e mezza si dipana coniugando in una rara sintesi leggerezza e profondità. |
Avete mai avuto la sensazione che qualcuno sia entrato nella vostra casa a vostra insaputa? Un oggetto spostato, un libro aperto, un segno infinitesimale, il sospetto di una presenza misteriosa? Ferro 3 del coreano Kim Ki-Duk, premiato a Venezia, lavora su questa paura... che poi è, semmai, un'inquietudine con aspetti stimolanti (in fondo, le «presenze» possono rivelarsi piacevoli, come l'ombra di Peter Pan, o come gli angeli custodi). Un ragazzo un po' strano gira in moto per la città, appendendo volantini pubblicitari alle maniglie delle porte. Il giorno dopo ripassa dalle stesse case, e controlla: se un volantino è ancora al suo posto, significa che l'appartamento è momentaneamente vuoto; il ragazzo entra e, letteralmente, fa come se fosse a casa propria. Mangia, fa il bucato (è un igienista!), ripara qualche elettrodomestico (è un bricoleur!), dorme e se i legittimi proprietari fanno improvvisamente ritorno, scompare come un fantasma. Ben presto scopriamo (ma non sapremo mai se è un caso) che le case sono legate dalla presenza di alcune foto: tutte raffigurano una giovane modella, nuda, che abita in uno degli appartamenti assieme al marito ricco e manesco. È lei l'obiettivo del giovane? L'enigmatico titolo Ferro 3 allude a un tipo di mazza da golf: in casa del riccastro, che ama e mena la fanciulla, il ragazzo trova infatti delle mazze con le quali comincia ad esercitarsi, raggiungendo quasi subito una perizia che gli consente di sparare palline da golf come fossero proiettili. È una delle tante stranezze di un film lunare, insolito, affascinante. Se ci sono precedenti allo stile di Kim Ki-Duk, risalgono ai tempi di Buster Keaton e di Jacques Tati, artisti con un approccio Zen alla comicità. Kim è un grande eclettico: ha 44 anni, e dal 1996 a oggi ha girato ben dieci film tutti diversissimi l'uno dall'altro. Ferro 3 è una riflessione sulla solitudine che inizia come una comica surreale, prosegue come un dramma kafkiano e finisce come una love-story: tre film in uno, nell'arco di 90 minuti, per la più singolare esperienza visiva e psicologica che possiate fare al cinema in questo Natale 2004. |
LUX - dicembre 2004
cinélite
TORRESINO
all'aperto:
giugno-agosto 2005