Un regista
importante, discusso, impegnativo, per un film seducente, irritante,
sorprendente. Un esercizio di regia, un viaggio nell'arte, un reportage
dalla storia. Tutto come guardato in diretta, senza stacchi, in un unico
piano sequenza in soggettiva che dura
quanto il film. Museo dell'Hermitage
a San Pietroburgo. L'obiettivo della macchina da presa digitale é l'occhio
di un visitatore sconosciuto, guidato nei saloni del grande palazzo da un
diplomatico straniero che gli fa strada, gli illustra i quadri, assiste
con lui alle apparizioni di personaggi le apparizioni di personaggi
storici, fantasmi di un passato perduto e resuscitato, Pietro il Grande
con la frusta che insegue un generale, Caterina II che cerca una toilette
l'ultimo zar che mangia con la famiglia senza preoccuparsi dei
bolscevichi, fino a un coinvolgente, meraviglioso, fantastico ballo
finale, del 1913, di prima della rivoluzione, dove centinaia di persone,
militari, aristocratici, bellissime signore, orchestrali, funzionari,
affascinanti giovinette, uomini di governo si accalcano e danzano prima di
discendere lungo un immenso scalone inghiottiti da un'altra storia che li
caccerà dalla storia. Nostalgia, sogno, memoria, oblio, lontananza,
ricordo, malinconia: magico Sokurov.
|
Arca Russa
é il film che Orson Welles avrebbe voluto girare se avesse conosciuto
l'era del digitale e, alla stesso tempo, é il film che fa pensare cosa
avrebbe fatto Stanley Kubrick se fosse vissuto quel po' di più per mettere
mano a una macchina di ripresa digitale a 24p. Dai nomi evocati si capisce
che l'ultimo lavoro del regista russo Aleksandr Sokurov
, inventore geniale
e sperimentale, per quanto lui si definisca classico, di immagini e mondo
poetici - già autore di film come
Moloch
e
Madre e figlio
- é il meraviglioso e riuscito tentativo di coniugare il classicismo con
il futuro. Il gusto per l'Arte e la Storia, raccontati attraverso un unico
piano sequenza di 96 minuti, ovvero tutto il film. Sembra un sogno, come
il film che apre su un'immagine nera resa viva da una voce fuori campo,
attrice principale e invisibile del film, che dice: "Apro gli occhi e non
vedo niente. Nessuna finestra, nessuna porta... ricordo che é accaduta una
disgrazia e tutti si mettevano in salvo come potevano". É già sogno e
incubo, bellezza e paura.
E come per magia, in un'atmosfera onirica
lucente, ci troviamo dentro l'Ermitage, nella San Pietroburgo del 1700. A
condurci in questo viaggio sono due personaggi: il primo, uomo
contemporaneo, presente solo attraverso la soggettiva in piano sequenza
del film, che sentiremo parlare e dialogare con un altro personaggio, un
marchese dell'Ottocento, anche lui catapultato in una epoca non sua e in
un periodo non suo. Sono Virgilio e Dante nel ventre della storia russa,
che conducono un viaggio attraverso le epoche entrando in contatto con
Pietro il Grande e Caterina II, con la famiglia dello Zar e con iI
direttore d'orchestra Valery Gergiev. Ogni stanza un'epoca, un evento e
soprattutto una galleria di opere d'arte sublimi. L'arca di Sokurov é un
elogio dell'Arte e una critica della Storia come Sequenza di eventi tutti
umani, di morte e diplomazia, come se l'Arte non fosse prodotta dagli
uomini ma fosse una sorta di divinazione, immagine di un "oltre" fatto di
bellezza e armonia, di cadute e voli, di sangue e elegia. Come se l'uomo
fosse la materia della Storia e l'artista un medium che riesce a far
vedere quello che c'è ma non si percepisce, il marchese, che sposa i punto
di vista dell'occidentale europeo contro il regista russo e contemporaneo,
a un certo punto, vedendo dei soldati, dice: "Mi piace lo splendore delle
divise ma non mi piacciono i militari". Metafora perfetta di un'idea e
della sua realizzazione. La lucente bidimensiondità del digitale trova in
Arca Russa
il luogo ideale per la sua massima espressione. Solo Rohmer con
La nobildonna e il Duca era riuscito a rappresentare perfettamente le
istanze del digitale. Li erano dei tableaux vivants, qui sono movimenti
all'interno di simili tableaux. La camera passa morbida di sala in sala,
indugia sui quadri e con essi coincide, immagine su immagine, forma su
forma.
|