Numero
estivo interlocutorio, anomalo come lo è l’andamento dello
spettacolo cinematografico in luglio e agosto. Di “settimane da Dio”
ce ne sono poche e, archiviato Matrix Reloaded, solo un thriller
d’impatto come In linea con l'assassino e l’essai nostalgico di
Goodbye Lenin hanno
graziato il botteghino. La vera sorpresa è stata comunque l’uscita
improvvisa (e il confortante risultato) di
La meglio gioventù.
Questa numero di MC magazine è tutto per lui. A cornice solo tre
cronache musicali: si sa, l’estate italiana è fatta di concerti (non
se la prendano Taormina e Giffoni); per il cinema “vero” aspettiamo
Venezia LX. |
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Era una specie di debito, in sospeso
dal ’69. Quando arrivai ad Hyde Park non soffrii molto per aver
perso, il giorno prima, il concerto dei Rolling in memoria di Brian
Jones (cuore beatlesiano!), ma quando in seguito venni a sapere che
come gruppo di supporto avevano esordito i
King Crimson…
Ora, a
quasi trentacinque anni di distanza, l’arrivo in Italia (otto
concerti) della rinnovata Fripp-band poteva alfine stemperare il
rimpianto! Ma per chi si è fermato a STARLESS AND BIBLE BLACK (1974)
l’appuntamento del Palafenice dei Venezia è stato una mezza
delusione: il suono dei Crimson, da DISCIPLINE (1981) in poi, si è
fatto duro, quasi sgraziato nei riff vertiginosi che una volta
seducevano per intrinseca, struggente armonia. |
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La formazione che ha partorito THE POWER
TO BELIEVE presenta Pat
Mastellotto alla batteria (stile Brudford, ma sempre più “di
braccio”), Trey Gunn, bassista-tastierista certo più legato a Tony
Levin (tecnica “stick”) che a Lake, Giles e Haskell, Adrian Belew,
look, voce e impatto da metallaro, eccezionale nel mettere in
fraseggio la sua Stratocaster con la chitarra di Robert Fripp,
autorelegatosi in un angolo, appena illuminato da una luce violetta,
cuffia in testa e mani (sante!) a creare scale di sublime velocità e
ineguagliabile, raffinata personalità. |
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I brani sono quelli del nuovo album, i richiami al passato non vanno
oltre RED (ma da fan, oltre che disilluso, ormai poco esperto, mi è
sembrato di riconoscere una “glaciale” reprise di The Talking Drum),
il pubblico (scarso) dimostra di apprezzare e gli applausi portano a
due bis di tesissimo sound.
Il momento più “magico” per il desueto cronista? Il pre-concerto che
mastro Fripp regala in anticipo ai presenti in sala: solo, in
disparte sul palco in penombra, lascia che sia la sua chitarra ad
introdurre la serata, quasi fosse lui un tecnico accordatore al
servizio di lei, la sua Gibson Les Paul, la vera voce, sinuosa ed
eterea, del progressive-rock che ameremo per sempre. |
www.king-crimson.com |
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Vi
dice qualcosa Corte Ferrazzette? È una splendida corte rurale
in quel di San Martino Buonalbergo, appena fuori Verona. Aia
in cotto, casa cinquecentesca, è la sede di un elegante agriturismo
e di un’azienda agricola da apprezzare (vini e formaggi).
Vi
dice qualcosa Ludovico
Einaudi?
Se non siete appassionati di musica d’ambiente (tra minimalismo
e new-age) forse no, ma, se avete in mente le colonne sonore
di Fuori
dal mondo e Luce
dei miei occhi, potete intendere quale sia il genere
che il pianista-compositore offre al suo pubblico.
E chi, nella cornice di Corte Ferrazzette (serata limpida, cielo blu
intenso, luna splendente), ne ha goduto, non potrà non essersi
deliziato con l’assoluta lievità sonora de
I GIORNI, ultima opera
del suo cammino artistico. Dal suo CD-suite Einaudi ha tratto la
prima parte del concerto: melodie avvolgenti, armonie che si
esaltano in intensi accordi e si stemperano in note alte,
centellinate con soave lentezza.
Il tono (e il tocco) non cambiano dopo la breve pausa. Le armonie si
fanno più vivaci, spaziando tra i due album precedenti (EDEN
ROC e
LE ONDE) e i brani cinematografici. La musica di Ludovico Einaudi è
una continua scoperta di suggestioni sonore, di percorsi circolari
che tessono su note e accordi un impatto emozionale forse un po’
monocorde, ma di grande efficacia. Memorabile.
www.ludovicoeinaudi.com
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Due feste popolari (Tribano e Anguillara Veneta), due esibizioni gratuite,
due momenti musicali sorprendenti. Scoprire casualmente i
Bermuda Trio e aver voglia (e occasione) di risentirli è
un’esperienza che esula dall’abitudine dei concerti estivi.
FORMAZIONE:
basso elettrico (Kamsin
Giordano Urzino) e due chitarre acustiche
elettrificate, quella di preziosa raffinatezza di
Gabriele Monti,
quella di bizzarro virtuosismo di Giorgio Buttazzo.
GENERE: brani in cui
la chitarra esalti la sua potenzialità, senza specifica
autorialità, ma con cover di straordinaria rivisitazione:
Sultans of Swing,
Lord of the Starfield,
Pride and Joy,
San
Francisco Bay,
I Wish You Were Here… tutte più che mai
inebrianti dal vivo (ma l’ascolto su cd, in registrazione
studio, di In the Court of The Crimson King è altrettanto
vitale!). Un’esibizione offerta con inusitata freschezza e
la voglia di divertire e di divertirsi: gag musicali (Bella
ciao e Romagna mia inframezzate al
Guglielmo Tell o alla
Marcia Turca – battute reciproche tra i tre sui loro
rispettivi “tic” da palcoscenico), un repertorio che è fatto
per mostrare il proprio talento (!) e per deliziare il
pubblico.
Se vi capita di rintracciare il loro terzo CD,
NATURALLY LIVE,
potrete godervi uno spazio musicale insolito ed
elettrizzante.
www.bermudatrio.com
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ezio
leoni |
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