Young Adult
Jason Reitman -
USA
2011
- 1h 34' |
È
una bella e ambiziosa opportunità di interpretazione quella offerta a
Charlize Theron da
Young adult,
dietro al quale ritroviamo la sceneggiatrice Diablo Cody e il regista
Jason Reitman, artefici del film-rivelazione
Juno.
Il personaggio interpretato dalla splendida ex modella sudafricana si
chiama Mavis, sappiamo che ha trentasette anni e che ha lasciato la
cittadina del Minnesota di cui è originaria per cercare fortuna a
Minneapolis dove ha sfiorato successo e coronamento delle sue provinciali
smanie arriviste come ghost writer di una collana di romanzetti per
ragazzi che però l’editore ha deciso di chiudere perché non vende più.
In realtà queste informazioni su di lei le apprendiamo strada facendo. Non
sappiamo ancora niente quando all’inizio la vediamo arrivare nella sua
cittadina di nascita e prendere possesso di una stanza d’albergo. Ma pochi
ben sistemati cenni ci guidano tra le pieghe della sua personalità,
introducendoci allo svelamento della distanza tra come Mavis vuole
apparire e come invece è. La cura maniacale di sé, il trattare gli altri
dall’alto in basso, il suo ripetere che la ragione del soggiorno è un
investimento immobiliare (inventato), lo sfoggio di sicurezza da donna
super-impegnata e i tempi morti delle sue giornate, la confidenza con il
bicchiere. La prima telefonata che fa mette in moto il gioco della verità.
La giovane donna cerca quello che vent’anni prima, al tempi del liceo, era
stato il suo boy friend. Lo incontra una prima volta e lui ancorché
sorpreso si dimostra affettuosamente disponibile alla rimpatriata, lo
rivede ancora con la famiglia che egli ha messo su e con altri ex compagni
di scuola (la corrente di antipatia tra Mavis e le altre femmine è
evidente) e lui è sempre più imbarazzato. Di pari passo Mavis frequenta da
solo un altro ex compagno, allora lo sfigato del gruppo, un uomo ferito e
vinto, nel quale questi incontri risvegliano illusioni e aspettative per
quanto egli ne veda con chiarezza la miserabile strumentalità e per quanto
condanni fermamente la condotta di lei.
Infatti, e lui ne raccoglie le etiliche e rabbiose confidenze prima ancora
che il patologico piano di lei assuma proporzioni catastrofiche, la
ragione vera per cui Mavis è tornata è quella di riprendersi la vecchia
fiamma strappandola alla vita che l’uomo ha felicemente scelto e
costruito, per riaffermare un più patetico che odioso ideale
adolescenziale di coppia perfetta. Del tutto unilaterale, egocentrico,
malato. Quello vagheggiato ai tempi dell’adolescenza quando Mavis
ostentava arrogante volontà di prendersi tutto ai danni degli altri. Ma
oggi questa stessa ostentazione è soltanto un povero simulacro, sotto il
superficiale smalto Mavis è un’alcolista che non ha costruito niente.
Lo stereotipo della provinciale distruttivamente pronta a tutto per la
scalata e persuasa di essere chiamata a ben altro di ciò che le sue
mediocri qualità le hanno offerto, ha fior di precedenti. Così come il
cliché della provincia americana profonda. L’attrice scava con lodevole
applicazione nelle pieghe della sgradevolezza di un personaggio incapace
di empatia e ossessivamente concentrato sull’incubo della giovinezza e
della bellezza destinate a svanire, calca la mano in chiave di recitazione
espressionista e, malgrado al film nel suo insieme manchi qualcosa per
dichiararlo proprio riuscito, lei mette a segno un punto da aggiungere al
curriculum.
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Paolo D'Agostini -
La
Repubblica |
Charlize
Theron è già apparsa in un film chiamato
Monster, un
titolo che si adatterebbe anche al suo ultimo lavoro,
Young Adult,
scrive A.O. Scott sul New York Times. Il nuovo 'mostro' (il primo, da
Oscar, era stata la serial killer Aileen Woumos) che l'attrice
sudafricana, interpreta in questa commedia tra le più nere, scomode e
affascinanti dell'anno, si chiama Mavis Gary ed è una scrittrice di
romanzi adolescenziali. Belle, altere, indomite, indifferenti alle
«bassezze» che popolano la vita quotidiana della «gente comune» che le
circonda, le eroine di Mavis galleggiano in una stratosfera superiore,
inscalfibile dai semplici dettagli della realtà - reginette di
innumerevoli balli del liceo, destinate a una vita dorata e, soprattutto,
lontano dal detestato, incolore, paesino di provincia dove sono nate.
(...) Il look di
Young
Adult non
è stilizzato come quello dei Tashlin. Come in
Thank
You for Smoking
e ancora più di
Juno,
il regista Jason Reitman opta per un'ambientazione «realistica»'.
Accantonato il manierismo dei dialoghi e la zuccherosa ipocrisia finale
che facevano di
Juno un film
sbagliato non solo politicamente, la sceneggiatrice Diablo Cody qui
sceglie una via senza ritorno, e senza compromessi. (...) Sono molti, nel
corso della storia, gli appigli possibili per ricomporre, se non un happy
ending, un quadro più o meno confortevole. Uno dopo l'altro il treno
impazzito li scarta tutti. Perché, alla fine, il grande sogno di Mavis è
anche il grande sogno di Mercury - ubriaca o sobria, patetica o no - le
tocca viverlo. Cody, Reitman e Theron riescono nel piccolo miracolo di
fare un film crudelissimo e completamente privo di scherno. |
Giulia D'Agnolo Vallan - Il
Manifesto |
promo |
Mavis
Gary, ghost writer per un'autrice di libri adolescenziali, torna
nella piccola cittadina del Minnesota dove è cresciuta, decisa a
riprendersi Buddy Slade, il suo ex-fidanzato del liceo oggi
felicemente sposato. Il ritorno a casa si rivelerà per lei più
complicato del previsto, ma le riserverà anche il divertente
incontro con un vecchio compagno di scuola ignorato ai tempi del
liceo... In teoria il film è una commedia, ma sarebbe più giusto
definirla un'anticommedia con protagonista un'antieroina, perché
il regista Jason Reitman e la sceneggiatrice Diablo Cody, la
coppia di Juno, giocano in contropelo sugli stereotipi
classici del genere, riuscendo nel piccolo miracolo di fare un
film crudelissimo e completamente privo di scherno. Charlize
Theron offre un ritratto intelligente, composito, di cui
intravediamo ogni mossa interiore: un personaggio che non puoi
amare, ma con cui ti trovi a instaurare tuo malgrado un rapporto
di umana partecipazione. Ancora una volta un'interpretazione
notevolissima. |
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LUX
- marzo 2012 |
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