La vita segreta delle parole (La vida secreta de las palabras)
Isabel Coixet - Spagna 2005 - 1h 52'

Venezia 62° - Orizzonti


sito ufficiale

da La Repubblica (Paolo D'Agostini)

        La catalana Isabel Coixet film precedente in archivio è davvero un'"autrice" e molto interessante. Per La vita segreta delle parole ha inventato una storia, un ambiente, situazioni e personaggi tutti originali, che non ci sembra di aver già visto, letto, conosciuto.
Su una piattaforma petrolifera spersa in un mare del nord vivono pochi addetti in attesa dell'imminente smobilitazione, tra loro un giovanissimo oceanografo, un cuoco italiano (l'attore spagnolo Javier Camara, l'infermiere di
Parla con lei) e Josef che si è procurato ustioni gravissime nell'incendio in cui ha tentato di salvare la vita a un compagno che voleva togliersela: il suo miglior amico, al quale lui aveva rubato la donna.
Ma tutto questo non lo sa Hanna quando viene ingaggiata come infermiera e trasferita in mezzo al mare per curare Josef. D'altra parte Josef non sa che Hanna è una sopravvissuta della guerra balcanica degli anni 90 e una vittima dei suoi orrori.
La regista parla dei capolavori neorealisti italiani e dice di averne preso a modello la semplicità, la necessità, la verità riconoscibile agli occhi degli spettatori contemporanei ai quali era chiaro che quei film parlavano di loro, dei poveri, degli umili, di chi non aveva potere.
Su quella piattaforma galleggiante ogni mediazione, ogni schermo, ogni convenzione, ogni elusione cede il passo all'essenziale. Al segreto delle poche parole necessarie, quelle che consentono a due esseri umani che hanno conosciuto il dolore, l'ingiustizia e la disperazione di riconoscersi e amarsi.

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

        È molto affascinante il dove. L'azione, sottintesa e perciò interessante, del film della catalana Isabel Coixet è infatti un punto astratto in mezzo al mare, su una piattaforma petrolifera. Dove un incidente ha ustionato e reso cieco a termine il bravo Tim Robbins, curato da un'infermiera sorda e solitaria (Sarah Polley) con cui nasce una strana intimità. Paghi una sofferenza e ne prendi due, solo alla fine saprai perché. Non solo segreti e bugie, ma anche memorie e rimorsi, sospetti, nevrosi e cause civili fanno di questo melò frenato e non retorico un film sensibile, bello, pur con qualche vezzo, in cui ciascuno può mettere del suo, basta non sia felice. Le parole, per l'autrice, si perdono nel tragitto dalla testa alla gola: perciò il film è parco, vive di espressioni, di distese d' acqua e del silenzio con cui ci si difende dal mondo, come insegnava Fellini nella Voce della luna.

da Film Tv (Raffaella Giancristofaro)

        Ci sono molti motivi per rintanarsi su una piattaforma petrolifera: c’è chi lo fa per studiare l’ecosistema, come Martin, oceanografo. Chi per dimenticare di aver tradito un amico, come Josef. Chi, come Simon, cuoco sopraffino, per paura di affrontare la terra. Chi con la scusa di prendersi cura di un malato, come Hanna, per dimenticare se stessa e le violenze subite durante una guerra di cui più nessuno si ricorda, quella dei Balcani (il film è dedicato alla fondatrice dell’Irct, organizzazione per la riabilitazione delle vittime della tortura). Isabel Coixet ha uno sguardo profondo e un’ironia feroce. «Ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi te. È tutto qui?». Curiosamente non in Concorso ma in Orizzonti a Venezia 2005, un dramma trattenuto eppure naif (un’oca bianca a bordo, due marinai amanti che inscenano un dimesso karaoke). In cui tutto fila a meraviglia fino alla rivelazione, gratuita e ridondante, delle cause del dolore di lei. E al finale eccessivamente esplicativo. Fino ad allora è un miracoloso film di recitazione - impressionante la fermezza della Polley - impreziosito da una colonna sonora che mette insieme Paolo Conte, Tom Waits e Antony and the Johnsons. In difficile equilibrio, come i titoli di testa fatti di parole evanescenti e pulsanti. Dure da esprimere, tenute dentro a fatica.


promo

Su una piattaforma petrolifera spersa in mezzo al mare arriva Hanna, ingaggiata come infermiera, per curare Josef, che si è procurato ustioni gravissime in un incendio. Le piaghe del corpo non sono da meno di quelle dell'anima: il miglior amico di Josef, al quale lui aveva rubato la donna, ha tentato il suicidio; Hanna porta su di sé la tragedia della guerra nell'ex-Jugoslavia. La voglia di vivere di Josef deve confrontarsi con silenzio angosciato di Hanna. Tra i due si instaura un dialogo intimo e sofferto, fatto di amari ricordi e misurate parole. Un melò trattenuto e naif, un esempio singolare di cinema che sfida l’indicibile, scava nel dolore del privato e ci accomuna nel dramma di un orrore universale.

TORRESINO - aprile 2006
film del week-end precedentefilm del week-end seguente