Venezia 62° - Orizzonti
da La Repubblica (Paolo D'Agostini) |
La
catalana Isabel Coixet
è davvero un'"autrice" e molto interessante. Per
La vita segreta delle parole
ha inventato una storia, un ambiente, situazioni e personaggi tutti
originali, che non ci sembra di aver già visto, letto, conosciuto. |
da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
È molto affascinante il dove. L'azione, sottintesa e perciò interessante, del film della catalana Isabel Coixet è infatti un punto astratto in mezzo al mare, su una piattaforma petrolifera. Dove un incidente ha ustionato e reso cieco a termine il bravo Tim Robbins, curato da un'infermiera sorda e solitaria (Sarah Polley) con cui nasce una strana intimità. Paghi una sofferenza e ne prendi due, solo alla fine saprai perché. Non solo segreti e bugie, ma anche memorie e rimorsi, sospetti, nevrosi e cause civili fanno di questo melò frenato e non retorico un film sensibile, bello, pur con qualche vezzo, in cui ciascuno può mettere del suo, basta non sia felice. Le parole, per l'autrice, si perdono nel tragitto dalla testa alla gola: perciò il film è parco, vive di espressioni, di distese d' acqua e del silenzio con cui ci si difende dal mondo, come insegnava Fellini nella Voce della luna. |
da Film Tv (Raffaella Giancristofaro) |
Ci sono molti motivi per rintanarsi su una piattaforma petrolifera: c’è chi lo fa per studiare l’ecosistema, come Martin, oceanografo. Chi per dimenticare di aver tradito un amico, come Josef. Chi, come Simon, cuoco sopraffino, per paura di affrontare la terra. Chi con la scusa di prendersi cura di un malato, come Hanna, per dimenticare se stessa e le violenze subite durante una guerra di cui più nessuno si ricorda, quella dei Balcani (il film è dedicato alla fondatrice dell’Irct, organizzazione per la riabilitazione delle vittime della tortura). Isabel Coixet ha uno sguardo profondo e un’ironia feroce. «Ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi te. È tutto qui?». Curiosamente non in Concorso ma in Orizzonti a Venezia 2005, un dramma trattenuto eppure naif (un’oca bianca a bordo, due marinai amanti che inscenano un dimesso karaoke). In cui tutto fila a meraviglia fino alla rivelazione, gratuita e ridondante, delle cause del dolore di lei. E al finale eccessivamente esplicativo. Fino ad allora è un miracoloso film di recitazione - impressionante la fermezza della Polley - impreziosito da una colonna sonora che mette insieme Paolo Conte, Tom Waits e Antony and the Johnsons. In difficile equilibrio, come i titoli di testa fatti di parole evanescenti e pulsanti. Dure da esprimere, tenute dentro a fatica. |
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TORRESINO
- aprile 2006