Riuscite
a immaginare un soggetto più pericoloso, più fatto a posta perché un
regista e un film vadano a sbatterci i denti? A 23 anni, sposata e con due
bambini adorabili, Anne apprende di avere un cancro e poche settimane da
vivere. Ma ecco che
La
mia vita senza me,
prodotto da Pedro Almodovar e diretto con sensibilità da
Isabel Coixet
,
compie un piccolo prodigio. Anne
decide
di tacere ciò che sa a chi le sta intorno e di realizzare, prima di
partire dal mondo, una lista di cose importanti: preparare una "vita senza
di lei" per coloro che ama (offre al compagno la possibilità di essere
felice con un'altra donna, registra cassette per i compleanni delle
figlie), regalare a se stessa l'emozione di un ultimo amore con un uomo
incontrato per caso. Anziché tradurre un soggetto potenzialmente così
macabro in contabilità dei sentimenti, raccontando gli ultimi giorni di
una mammina/coraggio da santino, Coixet sceglie una messa in scena tutta
in ritegno, ellittica, largamente venata di malinconia (per il sapere che
lo spettatore condivide con la protagonista) ma dove è la vita a vincerla
sulla morte. Anne fa ciò che fa conscia di non avere tempo a disposizione;
mai, però, come se fosse l'ultima volta. Intorno a Sarah Polley, perfetta,
circola un piccolo mondo di personaggi secondari ben schizzati e
interpretati dagli attori giusti. |