V per Vendetta (V For Vendetta)
James McTeigue - USA/Germania 2005 - 2h 12'


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da Il Messaggero (Fabio Ferzetti)

    Un Vendicatore mascherato semina il terrore nella Londra di un futuro da incubo, un futuro così vicino che sembra il presente. Prima, accompagnato dalle note roboanti di Chaikovskij diffusi nelle vie della capitale da alcuni altoparlanti, salta in aria l’Old Bailey sotto gli occhi non si sa se più atterriti o affascinati della popolazione. Più tardi il Vendicatore, che si fa chiamare V e si esprime in un linguaggio antiquato e fiorito, se la prende con un’altro simbolo cittadino, il Big Ben. E alla fine, dopo aver sequestrato e conquistato alla causa la riluttante (e sempre più brava) Natalie Portman, fa esplodere l’intero Parlamento in una scena di impressionante realismo che provocherà, c’è da scommetterlo, polemiche a non finire...
Ma
V for Vendetta (fuori concorso) non è una profezia, non è un esercizio di fantapolitica, non ha nessun rapporto diretto con gli attentati di Londra o con le Torri Gemelle perché è solo un poderoso e sorprendente film-fumetto tratto dall’omonima “graphic novel” di Alan Moore e David Lloyd, che iniziò a uscire a puntate nel lontano 1981. Certo, il regista James McTeague spera «che farà discutere e che non venga preso solo come un film del sabato sera da guardare mangiando pop corn, tanto più che il film è esattamente come lo volevamo». A realizzarlo dovevano essere infatti i fratelli Wachowski già prima di Matrix (e dell’11 settembre). Alla fine invece figurano “solo” come produttori (con una nuova società battezzata Anarchos), ma V for Vendetta porta impresso il loro marchio su ogni fotogramma. Massimo impatto spettacolare, ma anche estrema attenzione alle idee. Cura visiva senza pari, e tesi paradossali quanto ben argomentate. Naturalmente nei limiti del cinema d’azione.

Se in Matrix era il mondo intero a essere una colossale montatura tecnologica, qui siamo dalle parti del 1984 di Orwell, con un cancelliere-dittatore (un inquietante John Hurt) che governa a colpi di manipolazioni televisive. Ma anche di attentati batteriologici, droghe legalizzate ed esperimenti sui ceti più sfortunati. Mentre V (Hugo Weaving, eternamente coperto dalla maschera beffarda del ribelle), scatena la rivolta prima occupando il palazzo della tv per trasmettere un messaggio agli inglesi; quindi diffondendo come un virus le sue maschere fra la popolazione, in modo che riconoscerlo sia impossibile e che la rivolta dilaghi. Come dice il personaggio in sottofinale infatti, «Sotto questa maschera non c’è solo carne. Sotto questa maschera c’è un’idea. E le idee sono a prova di proiettile».
Ispirato al personaggio storico del cattolico Guy Fawkes, che nel 1605 tentò di far saltare in aria la House of Lords ma fu imprigionato e torturato, l’ineffabile V, diciamolo, è uno dei personaggi più complessi mai visti in un film-fumetto. Altro che Batman, Spider-Man e le loro risibili nevrosi. Questo ribelle senza volto né morale vive in un covo un po’ arca e un po’ museo, zeppo di libri, quadri, sculture, oggetti d’arte e di modernariato fra cui si riconoscono le tele di Holbein ma anche il manifesto di Furia umana , il grande gangster-film con James Cagney («li ho presi al Ministero per i Materiali Riprovevoli»). Vede e rivede senza sosta Il conte di Montecristo con Robert Donat. Uccide solo i membri del governo e i loro sgherri. E se non fosse per un lungo combattimento all’arma bianca gonfio dei più vieti cliché, sarebbe anche l’eroe di un film molto elegante per il suo genere.
Anche perché McTeague e i suoi collaboratori (foto, scene, costumi sono di prim’ordine) ci sanno fare. E se le immancabili scene d’azione sono quasi sempre molto più inventive del consueto, l’alternanza di toni gravi e buffoneschi, orridi e satirici, è una vera sorpresa. Basti per tutti lo show anti-Cancelliere che il bravissimo Stephen Fry, presentatore tv, manda temerariamente in onda prima di finire manganellato e rapito dai soliti agenti di regime. Un portento di ironia sul tema della maschera e del doppio da far morire d’invidia i Monty Python. E scusate se è poco.

 

cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2006