Unknown - Senza identità
Jaume Collet-Serra
- GIAP/CAN/USA/G.B./GER/FRA
2011
- 1h 51' |
Due
anni dopo lo scandalo suscitato dal suo horror movie
Orphan Jaume
Collet-Serra volta pagina, cambia genere [...] Dentro una Berlino
desaturata, avvolta in luna luce grigia e perennemente invernale, il
regista spagnolo ‘precipita' il protagonista senza identità di Liam Neeson,
che a seguito di un trauma dovrà risolvere un problema in una città
estranea e disseminata di antagonisti.
La dimensione urbana e globale delle sue peripezie è fissata da
inquadrature aeree che esibiscono un eroe disorientato e idealmente
prossimo all'incerta colpevolezza del Cary Grant del Sospetto, di
Intrigo
internazionale, di
Caccia al ladro.
Investito da tracce confuse di ricordi del suo matrimonio e di un viaggio
d'amore a Parigi, Martin Harris è un uomo comune coinvolto suo malgrado in
una situazione più grande di lui, all'interno della quale darà
inaspettatamente il meglio di sé, attingendo a (in)sospettabili risorse
fino a riscoprirsi letteralmente. Perché nel thriller psicologico di
Collet-Serra nessuno è chi e dice di essere e nessuno è nemmeno chi crede
di essere.
Alludendo e citando il cinema hitchcockiano già indicato e denunciando il
riferimento a
Polanski (la sequenza sul tetto sdrucciolevole),
Unknown
celebra la dialettica ordinario/straordinario e la applica direttamente al
protagonista: uomo normale scialbo e anonimo prima, uomo d'azione
brillante e determinato dopo. È indubbiamente l'intensa interpretazione di
Liam Neeson a determinare l'energia e il ritmo di un film che rincorre
indizi e rimette insieme pezzi e frammenti di identità. E pian piano le
circostanze fortuite lasciano il posto a un'architettura precisa, la
fatalità si ricompone in un congegno ineluttabile e il protagonista risale
all'origine di sé.
Sprovvisto del segno stilistico di Polanski (Frantic) e del raccordare
tenace e impossibile di Paul Greengrass (The Bourne Supremacy,
The Bourne
Ultimatum), Collet-Serra confeziona comunque un film di forte impatto
espressivo che recupera il piacere dell'inseguimento, dell'inquietudine e
del trasalimento. Contribuisce al successo un cast ineccepibile. Da
segnalare il sottovalutato Sebastian Koch, “nazista buono” per Verhoeven
(Black Book), la grazia bionda e in action di Diane Kruger, la caustica
ambiguità di Frank Langella e la portata dell'intervento di Bruno Ganz,
rigoroso ex funzionario della Stasi, operativo questa volta dalla parte
‘buona' del muro. |
Marzia Gandolfi -
Mymovies.it |
Nel
nuovo thriller (in testa agli incassi americani) c'è tutto quello che
v'aspettate dal bel filmone d'una volta dove conta solo il verosimile del
cinema. Cioè il mistero, il sospetto, la Berlino del Kempinski, dei vicoli
e delle spie, rigurgiti di nazisti e comunisti doc (plausi a Bruno Ganz,
irriconoscibile, bravissimo), strani incidenti, smemoratezze, ospedali,
coma profondo, perdita di identità e scoperta di un doppio, valigette,
passaporti, aeroporti, documenti segreti, mogli smemorate, cianuro accanto
al tè, computer, chiavette e files segreti che passano di mano mentre
impazza l'happy hour; oltre naturalmente a rampe di garage dove avvengono
i più turpi regolamenti di conti...
|
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera |
promo |
Dopo essersi
risvegliato dal coma, il Dottor Martin Harris scopre che qualcuno
gli ha rubato l'identità e che nessuno, neanche i suoi familiari,
sembra riconoscerlo. Con l'aiuto di Gina, giovane e preziosa
alleata, Martin cercherà di scoprire cosa sia successo e di
riprendersi la sua identità... Supportato dal bel libro del
francese Didier van Cauwelaert, con Hitchcock nel cuore, il
regista Jaume Collet-Serra mette a segno un mistery mozzafiato che
per una volta potrebbe accontentare tutti. Tra i suoi punti di
forza, una Berlino algida e gelata che è molto più di uno sfondo,
un Liam Neeson più corporeo del solito, e Bruno Ganz, bravissimo. |