Gangor
Italo Spinelli -
India/Italia
2010
- 1h 31' |
Finché
c'è Cinecittà Luce brilleranno ancora film come
Gangor.
Concetto che, visti i tempi che corrono, vale la pena rimarcare. Girato
nel West Bengala, si ispira a un racconto della grande Mahasweta Devi che
ha scelto l'italiano ma d'India esperto Spinelli a dirigerne il film.
L'esito è un lavoro notevole 'sul campo' per coincidenza di ambientazione
e location, così come delle verità rappresentate, seppur drammatizzate.
Una storia tanto indiana quanto universale sull'abuso dei media. Da non
perdere. |
Anna Maria Pasetti
- Il Fatto Quotidiano |
Il
punto di partenza è un romanzo di Mahasweta Devi, la grande scrittrice
indiana tra le più combattive attiviste per i diritti delle donne nel suo
paese. In particolare per quelle comunità emarginate a cui la protagonista
del film, Gangor, appartiene. [...] Spinelli è autore della sceneggiatura
insieme a Antonio Falduto, e ai luoghi narrati con un occhio rosselliniano
e pasoliniano, i riferimenti dichiarati dallo stesso regista, di 'verità'.
L'altrove di Spinelli non è un luogo in cui immergersi per soddisfare la
pulsione egotica di 'compensazione' dell'Occidente, al contrario è spazio
di confronto che porta a mettersi in discussione. [...] La parabola
dell'intellettuale che nonostante gli strumenti in suo possesso, dimostra
di non sapere controllare in alcun modo il rapporto con la realtà, ricorda
la condizione di alcuni protagonisti del cinema indiano classico, e
militante, come quello di Ghatak. [...] Come Upin anche Spinelli lavora
con le immagini, ed è occidentale, altrettanto distante dal mondo di
Gangor.
C'è una sovrapposizione di sguardi, nel senso che Upin è forse il
personaggio con cui il regista misura la propria esperienza, nella
conflittualità di una relazione con una realtà così distante. Spinelli
però a differenza di Upin è consapevole della sua 'estraneità', l'assume e
la dichiara. Filma dove si ambienta il racconto, nel distretto di Purulia,
a sette ore da Calcutta, zona di scontri e di repressione. Ed è raro
vedere l'India da tante e inedite angolazioni come qui, ma anche laddove
l'essenza della realtà diviene più forte, sappiamo che nessuna immagine è
rubata, che tutto è messo in scena. Con rispetto e con passione. |
Cristina Piccino
-
Il Manifesto |
promo |
Upin,
fotoreporter indiano, immortala in uno scatto innocente il seno
nudo di Gangor che allatta il figlio. Per la donna, quella foto si
rivela un disastro, che la marchia inesorabilmente. Nello scandalo
che ne deriva Gangor resta sola, indifesa contro le violenze
perpetrate dagli uomini del villaggio.
Quello che Spinelli cerca di dispiegare al meglio è un genere
preciso, consapevole e codificato: videointerviste in stile
inchiesta, sottotitoli per i dialetti, macchina a mano, senza mai
rinunciare alla cura della fotografia, del montaggio, e della
narrazione. Una storia tanto indiana quanto universale sull'abuso
dei media, un film di drammatizzato realismo che non lascia
indifferenti. |